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Così Google influenza gli influencer

Google rischia di essere travolta da uno scandalo che non ha precedenti: avrebbe chiesto agli influencer che testano i suoi device di calcare la mano sugli aspetti positivi preferendoli ai concorrenti. Ancora una volta ci si interroga sull'attendibilità di creator spesso più seguiti dei giornalisti non offrendo però le medesime garanzie di trasparenza, indipendenza e attendibilità. E le aziende ne approfittano. Fatti, misfatti e commenti

Delle due l’una: se si crede alla versione di Google, ci troviamo di fronte al peggior quid pro quo di sempre, almeno in campo marketing. Se invece si dà retta alla versione degli influencer, Mountain View, nel pieno della ristrutturazione dell’offerta hardware, avrebbe calcato eccessivamente la mano con le richieste inviate a chi ha modo di testare in anteprima i suoi device, trasformando di fatto le recensioni in sponsorizzazioni. Ma andiamo con ordine.

COSA COMBINA GOOGLE CON GLI INFLUENCER

È infatti venuto fuori che Google ha introdotto nuove condizioni imposte a chi aderisce al suo programma Team Pixel che permette agli influencer di provare le innovazioni di Mountain View prima della commercializzazione, mostrandole in video sui propri canali social.

Condizioni che sono state però definite “clausole vessatorie” da molti influencer, dato che vietavano ai partecipanti di mostrare dispositivi concorrenti a Google e minacciavano l’esclusione dal programma in caso di preferenza per altri marchi. Kevin Nether, del canale The Tech Ninja, ha dichiarato di aver lasciato il programma proprio a causa delle nuove imposizioni: “Come recensore di tecnologia, lavoro con molti marchi. Essere costretto a usare un solo prodotto non funziona per me”.

COME FUNZIONA TEAM PIXEL E DA CHI È GESTITO

Team Pixel è gestito dall’agenzia di pubbliche relazioni 1000heads e fino all’introduzione delle ultime condizioni di fatto poneva agli influencer un’unica condizione che era poi alla base dell’alleanza win-win che si veniva a creare: utilizzare un apposito hashtag – #TeamPixel – che da un lato accentuava la trasparenza nei confronti dell’utenza dall’altro permetteva a Google di riprendere i contenuti realizzati e di veicolarli sui propri canali, così da fare accrescere la popolarità degli aderenti.

Ma a quanto pare con le nuove condizioni l’agenzia esterna cui Google si è affidata ha provato a fare aumentare i pareri positivi e le recensioni entusiastiche, distorcendo però il significato stesso dell’iniziativa e creando un problema di immagine enorme all’azienda di Mountain View. Problema su cui ora potrebbero anche indagare le Autorithy di controllo statunitensi  (a iniziare dalla Ftc) e non solo.

LA REPLICA DI GOOGLE

Kayla Geier, responsabile comunicazione dell’azienda, ha provato a metterci una toppa, che però è risultata persino peggiore del buco: “Abbiamo sbagliato con questo nuovo linguaggio apparso nel modulo #TeamPixel ieri, ed è stato rimosso”. Google, dunque, sarebbe stata fraintesa. Il problema, però, che è la rivista specializzata The Verge ha avuto modo di fotografare le nuove condizioni contrattuali contestate che, a prescindere dal “linguaggio”, lasciavano ben poco spazio ad altre interpretazioni.

La clausola vessatoria immortalata dalla testata online TheVerge

Per questo Google ha allora provato a specificare che il programma Team Pixel rivolto agli influencer è separato dalle iniziative per stampa e recensori tech. Insomma, ciò che Mountain View prova goffamente a comunicare è che mentre molti dei pareri veicolati sui social da alcuni dei volti più seguiti e stimati dalla comunità mondiale online potrebbero effettivamente essere stati falsati dalla necessità di seguire le clausole vessatorie imposte da Mountain View, il risultato delle recensioni pubblicate sulle testate giornalistiche resterebbe in piedi perché coi professionisti non sono mai stati siglati contratti affini.

NUOVE OMBRE SUL MONDO DEGLI INFLUENCER

Si tratta di una storiaccia che getta ancora una volta una ombra assai oscura sull’operato non sempre trasparente sulle collaborazioni tra influencer e grandi aziende e che dovrebbe ricordare agli internauti che, per avere maggiori garanzie sulla veridicità delle news, è meglio affidarsi a testate online registrate in cui operano giornalisti professionisti e che hanno editori seri alle spalle, anziché rivolgersi ai tanti che pontificano su YouTube, Instagram, TikTok, spesso in cambio di regali e visibilità.

GRANE ANCHE SUL FRONTE DELLA SICUREZZA

Tutto ciò è venuto fuori proprio mentre Google doveva affrontare un altro considerevole danno all’immagine legato sempre ai suoi device: la società di sicurezza mobile iVerify ha infatti scoperto che gli smartphone Pixel sarebbero dotati di un’applicazione rischiosa che li rende vulnerabili agli hacker.

L’applicazione sviluppata da terze parti sarebbe stata integrata nei telefoni Pixel per anni. Secondo iVerify, presenta una vulnerabilità che “lascia milioni di dispositivi Android Pixel esposti” agli hacker, “dando ai criminali informatici la possibilità di iniettare codici maligni e spyware pericolosi”. Un portavoce di Google ha dichiarato a Wired che l’azienda lavorerà per rimuovere il software nelle prossime settimane.

La falla nella sicurezza dei telefoni Pixel di Google ha spinto il gigante dell’intelligenza artificiale Palantir (PLTR) a non distribuirli più ai propri dipendenti, come riporta il Post. iVerify ha dichiarato che il problema “evidenzia la necessità di una maggiore trasparenza e di una discussione sulla presenza di applicazioni di terze parti come parte del sistema operativo” nei prodotti delle aziende tecnologiche. “Inoltre – si legge sempre nel commento a margine da parte dei tecnici -, dimostra la necessità di garantire la qualità e di effettuare test di penetrazione per assicurare la sicurezza delle app di terze parti installate su milioni di dispositivi”.

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