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Hacker Epic Games

Cosa sappiamo sul presunto attacco hacker a Epic Games (Fortnite)

La ciurma di pirati informatici Mogilevich sostiene di aver fatto breccia nei sistemi di sicurezza dello sviluppatore di Fortnite rubando oltre 200 GB di dati e ora chiede il riscatto. Epic Games però nega di aver subito un attacco hacker

Hacker all’arrembaggio dal videogioco Fortnite? Non lo sappiamo ancora, come vedremo a breve. Ma si intuisce perché il suo titolo di punta possa essere una preda capace di ingolosire più di un malintenzionato, dato che l’IP nelle mani di Epic Games è stata capace di fatturare 9 miliardi e trascinare sui propri server oltre 45 milioni di videogiocatori in un solo giorno (per capirci, l’equivalente della popolazione della Spagna).

In realtà non è ancora dato sapere cosa sia realmente accaduto nelle ultime ore. La confusione in merito è infatti molta, alimentata dalla stessa Epic Games, presunta vittima della vicenda, che ha dichiarato che al momento l’indagine interna avviata per capire se ci sia stata commessa realmente la violazione sbandierata dai cybercriminali non ha portato evidenze. La software house, negli ultimi anni alla ribalta delle cronache per la lunga querelle legale con Apple e Google, avrebbe pure provato a contattare i pirati formatici, senza riuscirci. Ma andiamo con ordine.

IL (PRESUNTO) ATTACCO HACKER A EPIC GAMES

Nelle ultime ore la ciurma di pirati informatici Mogilevich ha dichiarato, attraverso un post, di aver sottratto a Epic Games oltre 200 Giga di dati a scopo estorsivo. Si tratterebbe di informazioni afferenti agli utenti registrati (password, indirizzi e-mail, nominativi, codici sorgenti, sistemi di pagamento, ecc…) e se Epic Games vorrà recuperarli dovrà farlo entro il 4 marzo.

Un ultimatum in piena regola. Anche se non viene esplicitato, come in molti altri casi analoghi laddove il ricattato non dovesse essere pagato i dati potrebbero finire in vendita nel deep web: là finirebbero poi nelle mani di chi ha interesse a creare falsi profili o di chi prova a incrociarli per ottenere accessi a database di altra natura, prevalentemente bancari.

IL PRECEDENTE CHE SPAVENTA

Nel mondo dei videogiochi c’è un precedente che spaventa le software house: quello del gruppo ransomware Rhysida che sul finire dello scorso anno ha pubblicato numerosi dati apparentemente rubati allo studio di sviluppo Insomniac Games, dopo averne hackerato il sistema di stoccaggio in cloud.

Anche in quel caso fu posta una richiesta di riscatto con un ultimatum, che Sony rifiutò. Non dimentichiamo del resto che pagare non garantisce la restituzione del maltolto, in quanto può essere facilmente copiato e stoccato in cloud. In rete, però, finirono solo immagini di un titolo ancora in lavorazione, Marvel’s Wolverine e alcuni dati dei dipendenti dello studio hackerato. In questa nuova vicenda, ammesso l’hackeraggio sia stato effettivamente compiuto, nelle mani dei pirati informatici potrebbero esserci anche dati degli utenti.

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