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Idee e previsioni del papà di ChatGpt su intelligenza artificiale e future elezioni

Il Ceo di OpenAI, nonché ideatore di ChatGPT, si è detto “preoccupato” per l’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sulle elezioni nei prossimi anni. Tornano alla mente Cambridge Analytica, le presidenziali Usa del 2016, l’incriminazione di Trump e le profetiche parole del filosofo Harari. Ecco in che modo l’IA minaccia la democrazia e il processo decisionale collettivo

 

“Sono preoccupato per l’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sulle future elezioni (almeno finché non ci si abituerà)”. A scriverlo, mentre negli Stati Uniti l’ex presidente Donald Trump è accusato di aver tentato di sovvertire il voto delle presidenziali del 2020, è Sam Altman, proprio la mente dietro ChatGPT.

Il Ceo di OpenAI, tuttavia, non è nuovo a questo tipo di allarmi ma oltre a gridare “al lupo al lupo” non fa molto altro…

TUTTI GLI ALLARMI DI ALTMAN

Il suo tweet del 4 agosto è solo l’ultimo degli avvertimenti ansiogeni pronunciati dal principale protagonista della rivoluzione causata dall’intelligenza artificiale.

Il papà di ChatGPT, infatti, già lo scorso febbraio aveva dichiarato che il mondo non è “così lontano da strumenti di IA potenzialmente spaventosi” che gli sviluppatori non possono controllare.

Ma a parte andare in giro per il mondo, oltre che di fronte alla Commissione giudiziaria del Senato degli Stati Uniti, a chiedere di regolamentare l’IA – ovviamente come vuole lui, tanto che a un certo punto ha minacciato di ritirarsi dall’Europa proprio a causa di regole troppo rigide -, Altman nel suo ultimo tweet si è limitato a dire che “anche se non è una soluzione completa, sensibilizzare il pubblico è meglio di niente”. E per questo OpenAI organizzerà presto degli incontri per discuterne.

… E NON SOLO

Ad aprile, a confermare i timori di Altman, un altro gigante tech, Sundar Pichai, Ceo di Google aveva fatto sapere che uno dei loro modelli di IA aveva imparato il bengalese nonostante non fosse mai stato addestrato a questa lingua.

E a giugno, prima di Altman, già Eric Schmidt, ex Ceo di Alphabet, società madre di Google, ha profetizzato che le elezioni del 2024 saranno “un disastro” a causa dell’intelligenza artificiale e della disinformazione. “La disinformazione sulle elezioni del 2024 – ha aggiunto – sarà dilagante perché i nuovi strumenti rendono sempre più accessibile l’IA avanzata”.

IN CHE MODO L’IA PUÒ INFLUENZARE I RISULTATI DELLE ELEZIONI?

Gli esseri umani, per il Ceo di OpenAI, entrando facilmente in contatto con l’intelligenza artificiale grazie a strumenti come ChatGPT, potrebbero essere persuasi politicamente attraverso le conversazioni con i chatbot o ingannati dai media generati dall’IA.

Bisogna infatti ricordare che tali tecnologie non possiedono la verità e non sempre hanno una risposta affidabile su qualsiasi argomento. Questo le porta a inventare e ad avere le cosiddette “allucinazioni”, ovvero degli output che non si basano sull’insieme di dati su cui sono state addestrate. Ciononostante, le risposte possono essere esaustive, chiare e logiche. Motivo per cui si teme che provochino confusione negli utenti.

Anche lo storico e filosofo Yuval Noah Harari a maggio avvertiva dei rischi incombenti portati dall’intelligenza artificiale. Compresi quelli legati alle elezioni presidenziali Usa del 2024 perché l’IA minaccia “la sopravvivenza della civiltà umana da una direzione inaspettata”: il linguaggio, cioè “la materia di cui è fatta quasi tutta la cultura umana”.

Come spiega il filosofo, i diritti umani, gli dèi e perfino il denaro sono “artefatti culturali”. E quindi “cosa accadrebbe se un’intelligenza non umana diventasse migliore dell’uomo medio nel raccontare storie, comporre melodie, disegnare immagini, scrivere leggi e scritture? […] Pensate alle presidenziali Usa del 2024 e provate a immaginare l’impatto degli strumenti di IA che possono essere realizzati per produrre in massa contenuti politici, fake news e scritture per nuovi culti”.

IL PRECEDENTE DI CAMBRIDGE ANALYTICA

Queste parole fanno subito venire in mente l’ormai nota storia di Cambridge Analytica, società di consulenza e per il marketing online che ha impropriamente ottenuto l’accesso ai dati degli utenti di Facebook e utilizzato l’intelligenza artificiale per diffondere pubblicità mirata al fine di influenzare il voto alle presidenziali statunitensi del 2016.

Come ricorda infatti Harari, “in una battaglia politica per le menti e i cuori, l’intimità è l’arma più efficace e l’IA ha appena acquisito la capacità di produrre relazioni intime con milioni di persone”. Se nell’ultimo decennio, osserva lo scrittore, i social media “sono diventati un campo di battaglia per il controllo dell’attenzione umana”, con l’IA “il fronte di battaglia si sta spostando dall’attenzione all’intimità”.

E, dunque, “cosa accadrà alla società e alla psicologia quando l’IA combatterà con un’altra IA per fingere una relazione profonda con noi e poi la sfrutterà per convincerci a votare un certo politico o a comprare un determinato prodotto?”.

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