Iveco Defence Vehicle (anche Iveco D.V.) è controllata dalla holding industriale e finanziaria italo-statunitense Cnh Industrial che ha sede legale ad Amsterdam. È stata costituita a fine 2012 grazie alla fusione tra Cnh Global e il gruppo Fiat di Torino. Fra gli stabilimenti, oltre a quello di Bolzano, Piacenza e Vittorio Veneto, Iveco ne possiede uno in Brasile, a Minas Gerais, operativo dal 2013.
Ebbene proprio Iveco ha firmato un contratto tra il governo del Ghana e l’Elbit Systems Ltd di Haifa per la fornitura di 11 veicoli blindati VBTP-MR Guaranì 6×6 che saranno prodotti nello stabilimento di Sete Lagoas (Minas Gerais, Brasile). Questa fornitura rientra in una sinergia di cooperazione tra il gruppo Iveco e l’Esercito brasiliano volto a produrre oltre 2.000 veicoli da guerra per valore complessivo 2,5 miliardi di euro.
Il blindato, che pesa 18 tonnellate, viene impiegato per le operazioni di combattimento anfibio. È lungo 7 metri, largo 2,7 metri e alto 2,3 metri ed il motore Iveco-FPT consente il raggiungimento di una velocità massima di 100 km/h.
Per quanto riguarda il Ghana e i rapporti con Israele, l’acquisizione dei blindati è stata approvata dal parlamento del Ghana nell’ottobre del 2020 grazie alla stipula di un prestito di 86,1 milioni di dollari con l’Israel Discount Bank, assicurato dalla Israeli Foreign Trade Risks Insurance Corporation.
Qual è lo scopo da parte del Ghana per un acquisto di tale natura?
Come ha sostenuto il presidente della Commissione finanze, Mark Assibey Yeboah, l’esercito del Ghana aveva la necessità di dotarsi di nuovi blindati per poter contrastare le potenziali minacce dei gruppi islamico-radicali e per reprimere eventuali manifestazioni di piazza anti-governative.
Indipendentemente dal fatto che l’Italia — come Israele — attraverso l’Iveco, voglia tutelare i diritti delle opposizioni (detto in senso ironico naturalmente), e dal fatto che veda Israele giocare un ruolo determinate è indubbiamente ironico il fatto che le armi che vengono vendute dai paesi democratici in Africa servono sempre a contrastare il pericolo terrorista.
Auguriamoci, ad ogni modo, che l’epilogo non sia come quello afghano.