La Nato vara la strategia sull’uso delle biotecnologie.
“Di fronte alla crescita esponenziale delle scoperte biotecnologiche e al loro impatto previsto sulla difesa e sulla sicurezza, la Nato si posiziona come leader etico in materia di biotecnologie e tecnologie di potenziamento umano, adottando una strategia informata, basata sui valori e consapevole del genere”. Lo riporta la stessa Alleanza atlantica, adottando la prima strategia internazionale per governare lo sviluppo e l’uso responsabile delle biotecnologie e delle tecnologie di potenziamento umano.
“Le biotecnologie e le tecnologie di potenziamento umano sono state identificate come una tecnologia emergente e dirompente prioritaria nel 2019” ricorda la Nato. Senza dimenticare che le applicazioni della biotecnologia hanno il potenziale per alterare in modo significativo le dinamiche geopolitiche.
Come notava The Hill in occasione della conferenza di Monaco sulla sicurezza, lo sviluppo, le applicazioni e la produzione della biotecnologia stanno emergendo rapidamente, con una velocità che replica la straordinaria crescita dell’intelligenza artificiale negli ultimi dieci anni. E come l’intelligenza artificiale, la biotecnologia ha applicazioni di difesa importanti e non ancora sfruttate.
Tutti i dettagli.
L’OBIETTIVO DELLA STRATEGIA SULL’USO DELLE BIOTECNOLOGIE DELLA NATO
“L’obiettivo – si legge ancora nel comunicato della Nato – è abbracciare queste soluzioni emergenti in modo legale e responsabile, sviluppando al contempo un rapporto di fiducia con gli innovatori e il pubblico e proteggendo l’Alleanza dall’uso improprio di queste tecnologie da parte di concorrenti strategici e potenziali avversari.”
L’attuazione della strategia avverrà nel pieno rispetto del diritto internazionale e dei protocolli e delle pratiche esistenti, soprattutto in materia di bioetica, sottolinea l’Alleanza atlantica.
I CAMPI DI APPLICAZIONE
L’applicazione di soluzioni biotecnologiche sarà in linea con la natura difensiva della Nato, precisa l’Alleanza.
Si può spaziare dal possibile uso di biosensori per migliorare il rilevamento di minacce biologiche e chimiche, allo sviluppo di dispositivi tecnologici indossabili per la salute e di altri biomateriali che possono aiutare a proteggere e curare i militari.
Secondo la nota, la ricerca di esperti sulle opportunità e le sfide legate a tali applicazioni inizierà nei prossimi mesi.
LO SCENARIO
Un rapporto pubblicato a inizio anno dalla National Security Commission on Emerging Biotechnology, incaricata dal Congresso, ha sottolineato che “possiamo immaginare un futuro in cui i nostri combattenti siano nutriti, riforniti, equipaggiati, protetti e guariti campo di battaglia, tutto grazie in parte alla biotecnologia”. Il rapporto aggiungeva che “questa non è fantascienza; la ricerca si sta svolgendo ogg”.
Proprio le biotecnologie possono aumentare la resilienza della catena di approvvigionamento e ridurre la dipendenza dagli stati ostili, offrendo mezzi alternativi per produrre sostanze chimiche e materiali che i militari utilizzano quotidianamente. Inoltre, la biotecnologia offre la promessa di creare prodotti e materiali che saranno molto più efficaci ed efficienti rispetto ai loro omologhi attuali.
LA CORSA CINESE
Sempre The Hill sottolinea come la Cina abbia capito questa realtà da tempo. Pechino sta investendo miliardi di dollari nella ricerca e nello sviluppo di biotecnologie appositamente progettate per garantire alle sue forze vantaggi unici sul campo di battaglia. La Cina ha mobilitato sia il settore militare che quello non militare, sfumando il confine tra le applicazioni biotecnologiche militari e civili, proprio come ha fatto in tanti altri campi.
LE BIOTECNOLOGIE AL CENTRO ANCHE DEL NIF
Oltre alla strategia recentemente varata dall’Alleanza Atlantica, le biotecnologie sono anche al centro del Nif, fondo per sostenere le startup che stanno costruendo tecnologie strategiche per gli obiettivi della Nato in materia di difesa e sicurezza.
Al vertice di Madrid della Nato del giugno 2022, i paesi membri avevano lanciato il Nato Innovation Fund (Nif), il primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano al mondo. Lo scorso luglio i 23 alleati della Nato hanno selezionato il team di investimento per gestire il nuovo fondo di venture capital.
Il fondo, che ha sede ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, si concentrerà su settori quali l’intelligenza artificiale, lo spazio e le biotecnologie appunto e dovrà far fronte a restrizioni sugli investimenti in armi. “C’è una mancanza di capitale di rischio per la deep tech, soprattutto in Europa”, aveva spiegato al Financial Times David van Weel, assistente segretario generale della Nato per le sfide emergenti della sicurezza. “Volevamo fornire più capitale da parte nostra per investire in queste aziende, per evitare che dovessero rivolgersi agli investitori cinesi”.
IN COLLABORAZIONE CON IL DIANA
Infine, il Nif è un’iniziativa complementare del Diana (Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic), lanciato nel giugno 2022 dai leader della Nato nel tentativo di stare al passo con i progressi tecnologici e le sfide informatiche poste da avversari come Cina e Russia. Come si legge sul sito, Diana e il Nif sono due entità giuridicamente separate. Diana è governato e finanziato da tutti i 30 paesi alleati, mentre il Nif sarà governato e finanziato dalle sue nazioni partecipanti.
Nel dicembre 2022, il consiglio di amministrazione di Diana ha stabilito le tre aree prioritarie per il lavoro dell’acceleratore di startup sulle tecnologie emergenti e dirompenti, costituendo la “spina dorsale” della sua direzione strategica per il 2023. Diana si concentrerà su big data, intelligenza artificiale (AI), calcolo quantistico, biotecnologie e potenziamento umano, energia e propulsione, nuovi materiali e produzione avanzata, ipersonica e spazio, in particolare dove sono a duplice uso (commerciale e di difesa).