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Nato

Tutte le mosse finanziarie della Nato contro la Cina sulle startup della difesa

Il fondo di venture della Nato, primo fondo Venture Capital multisovrano al mondo da 1 miliardo di euro per investire in deep-tech ad alto impatto in 23 Paesi Alleati del continente europeo, offrirà alle start-up della difesa un'alternativa alla Cina

Operativo il fondo di venture capital da 1 miliardo di euro della Nato che investirà in startup di deep-tech, comprese quelle che sviluppano tecnologie che potrebbero avere applicazioni militari, per respingere la concorrenza della Cina.

Al vertice di Madrid della Nato del giugno 2022, i paesi membri avevano lanciato il Nato Innovation Fund (Nif), il primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano al mondo.

Lo scorso luglio i 23 alleati della Nato hanno selezionato il team di investimento per gestire il nuovo fondo di venture capital.

Il programma mira a colmare una lacuna nei finanziamenti per le aziende che lavorano su tecnologie con capacità militari, tra i timori che le start-up occidentali non abbiano la forza finanziaria fornita da Pechino alle proprie aziende, sostiene il Financial Times. Sempre il quotidiano finanziario di Londra osserva che l’Alleanza Atlantica ha lanciato il suo fondo in un momento in cui i venture capitalist sono stati attratti dal settore della tecnologia della difesa, mentre in precedenza se ne erano tenuti alla larga. La guerra in Ucraina, infatti, ha cambiato la percezione, rendendo più facile la raccolta di fondi in questo settore.

Tutti i dettagli.

IN COSA CONSISTE IL NATO INNOVATION FUND

Il fondo ha lo scopo di riunire i governi, il settore privato e il mondo accademico per rafforzare il vantaggio tecnologico della Nato, ha affermato l’alleanza lo scorso anno.

Nello specifico, il Fondo per l’innovazione della Nato è un partenariato finanziario tra gli alleati dell’Alleanza Atlantica partecipanti in qualità di soci accomandanti e un braccio di gestione degli investimenti creato appositamente per questo fondo. Con una dotazione di 1 miliardo di euro, il Fondo investirà in start-up in fase iniziale che sviluppano tecnologie emergenti a duplice uso (deep tech).

Tuttavia, il fondo ha escluso di investire in start-up che producono armi offensive o in società di venture che possiedono tali aziende.

IL BRACCIO DELL’ALLEANZA ATLANTICA PER IL CAPITALE DI RISCHIO

“Con l’aumentare dell’importanza della tecnologia in tutte le parti della nostra vita, aumenta anche la necessità di sovranità digitale e tecnologica. Il Fondo per l’innovazione della Nato è il primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano che sosterrà le tecnologie emergenti e guiderà l’innovazione tanto necessaria in aree che toccano gli obiettivi strategici dell’Alleanza” aveva spiegato Klaus Hommels, Presidente del cda del Fondo per l’innovazione della Nato.

“La sorpresa più grande per me è stata che l’accettazione e la missione di questo argomento hanno attirato molte persone”, ha detto al Ft Hommels. “Non sarebbe stato così cinque o sei anni fa”.

UN ITALIANO A GUIDA DEL TEAM INVESTIMENTI

A metà luglio il fondo della Nato ha assunto un team di investitori tra cui il managing partner Andrea Traversone, in precedenza presso la britannica Amadeus Capital Partners, per guidare le operazioni. Quindi il senior management team sarà guidato dall’italiano Traversone in qualità di Managing Partner, insieme a Kelly Chen, Thorsten Claus, Patrick Schneider-Sikorsky e Chris O’Connor.

L’AD DI LEONARDO NEL BOARD OF DIRECTORS

Oltre a Traversone, un altro italiano è a bordo del Nif. L’ex ministro della Transizione ecologica nel governo Draghi e attuale ad di Leonardo, Roberto Cingolani, fa parte del consiglio di amministrazione del Fondo innovazione della Nato. Cingolani è uno dei primi tre membri nominati nel board, insieme a Klaus Hommels, fondatore del fondo di venture capital Lakestar (uno dei principali investitori tecnologici in Europa) e a Fiona Murray del Massachusetts Institute of Technology (Mit), come reso noto dalla stessa Alleanza Atlantica a marzo.

Il board of directors del Nif svolgerà un ruolo di supervisione.

 CONTRIBUTO DELL’ITALIA

Il Nif è operativo anche nel nostro paese.

“Il ministro della Difesa Guido Crosetto, di concerto con gli altri dicasteri interessati, ha firmato un decreto che ufficializza di fatto l’inizio del percorso anche in Italia”, riportava lo scorso luglio Open aggiungendo che “l’Italia, per il 2023, ha stanziato una quota di partecipazione di 7,65 milioni. Il fondo dell’Alleanza atlantica avrà sede ad Amsterdam e consentirà all’organizzazione militare di investire nel settore dell’innovazione tecnologica”.

NIF PER EVITARE GLI INVESTITORI CINESI

Il fondo, che ha sede ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, si concentrerà su settori quali l’intelligenza artificiale, lo spazio e le biotecnologie e dovrà far fronte a restrizioni sugli investimenti in armi.

“C’è una mancanza di capitale di rischio per la deep tech, soprattutto in Europa”, ha dichiarato al Financial Times David van Weel, assistente segretario generale della Nato per le sfide emergenti della sicurezza. “Volevamo fornire più capitale da parte nostra per investire in queste aziende, per evitare che dovessero rivolgersi agli investitori cinesi”.

AL MOMENTO SENZA GLI USA

Tuttavia, gli Stati Uniti, che hanno il più grande budget per la difesa di qualsiasi altro Paese, hanno deciso di non investire nel fondo per il momento.

“Dal momento che né gli Stati Uniti né il Canada hanno partecipato, il che significa che, secondo gli accordi di società in accomandita semplice, il fondo non può investire in società con sede in nessuno dei due paesi” precisa Axios. Negli ultimi anni Washington ha aumentato gli investimenti nelle start-up che producono tecnologia militare. Il Pentagono sta monitorando l’iniziativa e potrebbe sostenere fondi successivi, ha dichiarato sempre al Ft Fiona Murray, vicepresidente del Nif e professore al Massachusetts Institute of Technology.

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