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Space Economy

Come si farà spazio la finanza nella space economy

Chi c’era e che cosa si è detto al webinar sulla finanza spaziale organizzato dalla FeBAF e dalla Fondazione E. Amaldi

Se avete qualche decina d’anni e magari siete maschietti, dimenticate per qualche minuto “Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va”.

L’economia dello spazio sarà pure divertente, ma non è un gioco, tantomeno un cartone animato giapponese come Goldrake, che 42 anni fa debuttò in Italia sui canali Rai spopolando tra i teenager e compiendo una piccola rivoluzione per la Tv di ragazzi e non solo.

La “space economy” è un mercato globale da oltre 350 miliardi, con un tasso di crescita costante che la porterebbero nel 2030 a sfiorare i 500 miliardi e la cifra astronomica di 2,7 triliardi tra 25 anni.

Si attendono finanziamenti da parte dell’Esa — l’Agenzia spaziale europea — dell’ordine di 11 miliardi nel prossimo triennio, con i 22 paesi partecipanti all’organismo che se li contenderanno a novembre a suon di progetti nei campi dell’accesso allo spazio, dei servizi satellitari, dell’esplorazione e della consapevolezza della situazione spaziale.

L’Italia non sta a guardare, né è una cenerentola dell’iperuranio, perché siamo la sesta potenza al mondo con 7000 addetti, 600 imprese, quasi 2 miliardi e mezzo di fatturato nel 2018.

E il mondo della finanza in Italia? C’è, si sta muovendo con “grants”, sussidi, linee di credito, mutui, ma anche con strumenti alternativi come venture capital e private equity che nel nostro Paese e nel resto d’Europa sono meno “maturi” rispetto all’industria d’oltreoceano e possono quindi crescere ancora molto nel loro ruolo di traino. E ancora, risultano essere interessanti opportunità per un imprenditore specializzato nuove opportunità di finanziamento come i minibond e il crowdfunding.

Di questo movimento dei vari soggetti finanziari sono stati raccolti un paio di indizi inequivoci ieri durante “Finance for Space, Cosa un imprenditore dello spazio deve sapere sulla finanza per l’innovazione”, webinar organizzato dalla Fondazione E. Amaldi e dalla FeBAF, Federazione Banche Assicurazioni e Finanza.

Indizio numero uno presentato al webinar (meglio sarebbe chiamarlo web-in-air): il lancio di “Primo Space”, il primo fondo italiano di venture capital tecnologico specializzato negli investimenti in campo spaziale, che nasce con una dotazione iniziale di 58 milioni sotto l’egida del Fei (Gruppo Bei) e di Cdp Venture Capital Sgr, il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana con la Fondazione Amaldi nel ruolo di advisor tecnico.  Un debutto importante, apripista dalle prospettive molto concrete, posto che gli investimenti globali di venture capital nel settore spaziale sono cresciuti in modo esponenziale, superando i 4 miliardi di dollari nel solo 2019.

Secondo indizio: la costituzione ormai alle porte di un Osservatorio (non poteva che chiamarsi così) sulla Space Finance, promosso dalla Fondazione Amaldi e dal Centro studi CASMEF della Luiss, che Start è in grado di anticipare e che avrà l’obiettivo di unire le competenze tecnologiche e finanziarie necessarie ad aumentare il potenziale anche scientifico della finanza per lo spazio in Italia.

È su questi temi che si sono confrontati a distanza Giorgio Di Giorgio (Vicerettore, Luiss G. Carli), Lorenzo Scatena (Segretario Generale, Fondazione E. Amaldi), Raul Ricozzi (Partner, Orrick, Herrington & Sutcliffe), moderati da Eleonora Lombardi (Fondazione Amaldi) e Giovanna Marando della FeBAF in un’ora fitta fitta sul web.

A trarre le conclusioni e a scoprire il terzo indizio che forse fa una prova del dinamismo della finanza nostrana in questi territori ancora poco esplorati, Paolo Garonna, Segretario generale della FeBAF. La Federazione – ha detto l’economista – presidierà con analisi e iniziative questo settore che necessita di una “cassetta di attrezzi finanziari” molto composita; attrezzi che sono proprio l’insieme degli strumenti finanziari rappresentati dalle varie componenti di un rassemblement come la FeBAF.

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