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Come la rivoluzione digitale sta trasformando mercati e capitali

Pubblichiamo un estratto del nuovo saggio di Antonio Pilati "La catastrofe delle élite" di Guerini associati, dal 10 gennaio nelle librerie

E’ nel settore finanziario che si manifesta con più forza la spinta propulsiva delle innovazioni organizzative sviluppate dalla rivoluzione digitale: l’aumento della potenza di calcolo incentiva uno sterminato proliferare di strumenti; il progresso delle reti di telecomunicazioni toglie ostacoli tecnici agli scambi che accelerano fino a diventare istantanei; la generalizzata capillarità delle registrazioni facilita ogni tipo di analisi e modellizzazione.

I vantaggi portati dallo sviluppo digitale innescano una poderosa crescita di potenza operativa: i mercati, cadute le barriere, si integrano amplificando efficacia operativa e dinamiche evolutive; la platea dei soggetti si allarga a dismisura dando alla domanda finanziaria un segno multiforme; i capitali, creati nella forma di semplici registrazioni digitali, si moltiplicano e diventano materia prima che per sé, in quanto inflazionata, ha modesto pregio e si valorizza attraverso l’azione – complessa, inventiva, quasi alchemica – degli strumenti specializzati.

Le dimensioni contano: le attività finanziarie che oggi sono scambiate sui mercati sfiorano i mille trilioni di dollari, dieci volte più che nel 1995 e quasi tredici volte il Pil mondiale; di queste attività i derivati con 700 trilioni rappresentano oltre il 70%. I capitali sono intermediati più e più volte generando nel processo instabilità: le crisi, agevolate dagli usi incongrui del capitale in eccesso e dal connesso aumento del debito, estendono il campo delle operazioni finanziarie ormai indispensabili per tenere in equilibrio un sistema sempre più turbolento.

In questo movimento emerge un significativo scambio di posizioni: i capitali, materia prima facilmente generabile, perdono peso; le tecniche finanziarie, che in un crescendo esoterico moltiplicano prodotti, transazioni, volumi e possono generare enormi quantità di valore, diventano la funzione essenziale.

I nuovi ambienti digitali – piattaforme sociali in primo luogo – danno modo alle interazioni personali di estendersi e assorbire una quota crescente del tempo di vita: con incidenza e forme diverse è accaduta la stessa cosa quando si è consolidato l’uso della posta o del telefono ovvero mezzi diffusivi, come il cinema o la televisione, hanno mostrato crescenti capacità di aggregazione e in generale di addensamento comunitario.

Negli ultimi vent’anni, in parallelo con i progressi della rivoluzione digitale, sono aumentati il tempo sociale dedicato all’interazione, il numero dei partecipanti coinvolti, i modelli di relazione messi in atto, lo stesso rilievo degli scambi interpersonali entro il progetto individuale di vita.

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SINTESI SCHEDA LIBRO A CURA DELLA CASA EDITRICE

Da vent’anni nel mondo crescono turbolenza politica, conflitti e resistenze alle istituzioni sovranazionali. Nel XXI secolo si è disgregato l’ordine politico che dopo il 1945 si era mantenuto per quarant’anni con il bipolarismo Usa/Urss e, nel decennio 1990-2000, con il predominio solitario degli Stati Uniti.

Alla base di questa grande trasformazione c’è uno straordinario progresso tecnologico che incentiva delocalizzazioni, riforme dei processi produttivi, eliminazione di lavoro. Nasce una sempre più potente globalizzazione dell’economia che dà spazio a nuovi protagonisti (Cina, India, Iran, Turchia), mentre i sistemi politici occidentali patiscono la crisi sociale indotta dalla tecnologia e perdono il loro ruolo.

Viviamo uno di quei momenti in cui la storia d’improvviso accelera creando punti di svolta e biforcazioni che segneranno per anni, secondo la direzione che verrà presa, l’esistere dei popoli – afferma Antonio Pilati nella sua introduzione al libro.

Nel triennio 2016-2018 sono saltati gli schemi politici invalsi dopo la fine della guerra fredda: Brexit, elezione di Trump, ripetuti successi elettorali dei partiti critici verso l’attuale assetto dell’Unione Europea, crescente spinta espansiva della Cina sotto la rinsaldata guida di Xi, rafforzamento strategico della Russia, capillare estensione degli strumenti (big data, social mirati) che trasformano le campagne elettorali. In gran numero gli elettori occidentali ritirano la fiducia a quell’ordine consociativo – imperniato su partiti-sistema quasi fungibili e ben raccordati con istituti sovranazionali e organi di garanzia (corti costituzionali, autorità indipendenti, banche centrali) svincolati dal voto popolare – che corrisponde a visione e interessi degli happy few (finanza, grandi imprese, alta amministrazione).

Le élite, sconcertate dal declino della propria democrazia su misura, vanno all’opposizione dei governi revisionisti imposti da un voto insubordinato (Usa, Italia, Europa centrale) e lanciano una dura guerra ideologica di cui i grandi media tradizionali sono l’asse portante.

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