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Hacker Italia

Ecco come il Vietnam voleva carpire i segreti della Cina sul virus di Wuhan

Secondo la società di sicurezza informatica FireEye, hacker vietnamiti sostenuti dallo Stato "hanno condotto campagne di intrusione contro obiettivi cinesi" tra gennaio e aprile di quest'anno per "raccogliere informazioni sulla crisi Covid-19".

Secondo la società di sicurezza informatica FireEye, hacker vietnamiti sostenuti dallo Stato “hanno condotto campagne di intrusione contro obiettivi cinesi” tra gennaio e aprile di quest’anno. Lo scopo delle intrusioni era quello di “raccogliere informazioni sulla crisi COVID-19“.

L’uso dell’attività cyber offensiva sanzionata dallo Stato per la raccolta di informazioni non è una pratica particolarmente nuova, ovviamente, ma sembrerebbe che questo sia il primo caso di estrema rilevanza di un paese che utilizza queste capacità per avere informazioni sulla politica di salute pubblica e agire di conseguenza .

Il gruppo, noto come APT32 nel mondo della sicurezza informatica, avrebbe apparentemente preso di mira il “governo della provincia di Wuhan”, secondo FireEye.

Questa azione offensiva informatica può essere spiegata dal giustificato scetticismo tra le élite politiche del Vietnam nei confronti della Cina. Negli ultimi anni, i legami tra Hanoi e Pechino sono peggiorati, soprattutto per le rivendicazioni sul Mar Cinese Meridionale.

È quindi presumibile che secondo Hanoi le autorità locali e nazionali cinesi avrebbero cercato di oscurare la vera natura della crisi COVID-19 durante l’inizio della pandemia a Wuhan. Il Vietnam è stato anche uno dei primi paesi asiatici a essere colpito dall’epidemia di SARS del 2003 e ha appreso le lezioni sulla affidabilità delle informazioni ufficiali sottoposte ad una preventiva censura.

Infine il report di FireEye mostra come da parte del Vietnam siano stati utilizzati mezzi abbastanza rudimentali e ciò suggerisce che il Vietnam non aveva come scopo quello di individuare le vulnerabilità informatiche cinesi.

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