Il 18 settembre 2025, NVIDIA e Intel, con un selfie di Lip-Bu Tan e Jensen Huang e una successiva conferenza stampa, hanno annunciato una collaborazione per lo sviluppo congiunto di diverse generazioni di prodotti personalizzati destinati ai data center e ai personal computer. L’obiettivo principale è unire le capacità di intelligenza artificiale di NVIDIA con le tecnologie CPU e l’ecosistema x86 di Intel, sfruttando la tecnologia NVIDIA NVLink. Per i data center, Intel produrrà CPU x86 personalizzate che NVIDIA integrerà nelle proprie piattaforme di infrastruttura per l’intelligenza artificiale. Per i personal computer, Intel svilupperà System-on-Chips (SOC) x86 che incorporeranno le GPU NVIDIA RTX.
A sostegno del progetto, NVIDIA investirà 5 miliardi di dollari in azioni Intel. L’annuncio, venuto dopo gli investimenti di SoftBank e, nell’evoluzione del capitalismo politico, dello stesso governo degli Stati Unitim ha portato un’ondata di acquisti sull’ammaccato e storico gigante dei semiconduttori.
Tra NVIDIA e Intel c’è una lunga storia di antipatie e di conflitti. Lo stesso Jensen Huang è stato, prima di fondare NVIDIA nel 1993, un ingegnere elettronico in altre aziende di semiconduttori, tra cui AMD (oggi guidata dalla sua parente Lisa Su), storica avversaria di Intel. Per Jensen Huang, Intel è stato a lungo il gigante che ha cercato di schiacciare NVIDIA, usando la propria influenza e il proprio potere di mercato.
Un video di oltre 15 anni fa mostra questa dinamica che, come spesso accaduto nell’industria dei semiconduttori, si è concretizzata in varie controversie legali. Nel 2010, Huang ricordava le due controversie con Intel, una sulla proprietà intellettuale e una sull’antitrust.
Nella prima controversia, secondo Huang, Intel aveva deciso “che NVIDIA stava diventando troppo di successo e perciò ha cercato di bloccare la sua crescita”. Nel secondo caso, Huang elogiaval’attività della Federal Trade Commission in materia antitrust contro Intel, accusandola di sabotare l’ingresso delle GPU nel mercato. Sempre combattivo, Huang diceva che non c’erano spazi per accordi: “loro sono una grande azienda e noi siamo una grande azienda, entrambi abbiamo molte risorse finanziarie e legali”.
In quel momento storico, Jensen Huang doveva sottolineare che NVIDIA era “grande” e quindi con spalle adeguate ad affrontare una battaglia con Intel, cioè il gigante per eccellenza. Doveva farlo, proprio perché era tutt’altro che scontato.
Ormai i rapporti di forza sono completamente cambiati. Come ricordo nella mia introduzione agli scritti di Gordon Moore raccolti col titolo “La legge che muove il mondo”, l’industria dei semiconduttori in termini economici, ma anche politici, può essere letta attraverso l’ascesa e la caduta di Intel. La forza delle intuizioni di Moore e Noyce, la gestione manageriale di Grove, poi la riduzione progressiva della capacità di innovare.
Intel non capisce la posizione sempre più debole in cui sarà collocata da una doppia tendenza che ha cambiato il mondo: l’ascesa della tesi di TSMC della separazione tra progettazione e produzione, con la capacità di cogliere mercati sempre più rilevanti come lo smartphone; la trasformazione del data center in “fabbrica dell’intelligenza artificiale”, come sviluppo della tesi di NVIDIA. Allo stesso tempo, NVIDIA viene letteralmente derisa e insultata per anni dal management da Intel, compreso l’ex CEO Pat Gelsinger nei vari ruoli che ha ricoperto.
Nel nuovo contesto, Intel non può che essere subordinata rispetto alla forza di NVIDIA. Per l’azienda guida da Jensen Huang, la capacità produttiva di Intel, nel prossimo futuro e più in là ancora, può essere un modo per negoziare meglio con TSMC, avendo alternative reali. A livello politico, è chiaro da anni che gli Stati Uniti, pur affidandosi alle fabbriche di TSMC in Arizona, vogliono avere l’alternativa di un’azienda statunitense: in qualche modo, Intel deve sopravvivere. Anzi: in tutti i modi.
L’accordo, d’altra parte, non può far sparire i problemi e i ritardi che Intel ha accumulato. L’attività di Intel per conto terzi fatica ad attrarre clienti e registra importanti perdite operative. Oltre all’attenzione politica, che possiamo dare ormai per scontata, c’è la necessità di avere molti più clienti, attraverso prodotti affidabili.
Un ultimo punto: a seguito della conversazione telefonica tra XiJinping e Donald Trump, non va dimenticato il fattore Cina. Nell’anno fiscale 2024, le vendite a entità cinesi di Intel hanno dato un contributo al fatturato del 29%, superiore agli Stati Uniti (24,5%), a Singapore (19%) e Taiwan (circa 15%). E nelle trattative con gli Stati Uniti, la Cina continuerà a utilizzare queste dipendenze come una leva.