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Cavi

Cosa farà la Cina con i cavi sottomarini di Internet

La Cina costruirà nuove stazioni e navi per la manutenzione dei cavi sottomarini di Internet. Si tratta di infrastrutture cruciali sia per l'economia che per la sicurezza, e sono centrali nella competizione tra Pechino e Washington. Tutti i dettagli.

 

La Cina costruirà due stazioni per la manutenzione dei cavi Internet sottomarini nei mari Cinese orientale e meridionale. Come spiega il South China Morning Post, le infrastrutture – e in particolare quelle per il digitale, altamente strategiche – sono diventate centrali nella competizione con gli Stati Uniti.

IL PIANO DELLA CINA

Oltre alle basi, nel piano quinquennale redatto dalle autorità cinesi per l’industria delle telecomunicazioni è prevista anche la realizzazione, entro i prossimi cinque anni, di due nuove navi specifiche per la manutenzione dei cavi. L’obiettivo dichiarato è fornire a Pechino “una capacità competitiva sul piano internazionale nella costruzione e nel mantenimento dei cavi sottomarini”.

DUE CAVI PER L’EUROPA E IL NORDAMERICA

La Cina sta lavorando a un progetto per la costruzione di due cavi sottomarini che si collegheranno con l’Europa e con l’America del nord. In generale, tra il 2021 e il 2025 gli investimenti complessivi in infrastrutture digitale raggiungeranno i 3700 miliardi di yuan (570 miliardi di dollari), ovvero 1200 miliardi di yuan in più rispetto al quinquennio precedente.

LA BASE DI HAINAN

La stazione per i cavi nel mar Cinese meridionale sorgerà a Sanya, all’estremità più a sud della provincia di Hainan, all’estremo sud del paese. I lavori di costruzioni inizieranno prima della fine del 2021.

Stando ai piani dell’Hainan, la base sarà operativa nel 2023 e permetterà garantire la sicurezza dei cavi sottomarini nel mar Cinese meridionale, anche nelle acque più remote.

IL VALORE DEI CAVI SOTTOMARINI

La Cina – la seconda economia digitale più grande al mondo, dopo gli Stati Uniti – sta aumentando gli investimenti nelle infrastrutture digitali anche per rispondere alla pressione di Washington, che sta ostacolando i progetti di Pechino e la sua proiezione tecnologica insistendo sui rischi per la sicurezza delle reti di telecomunicazione.

Secondo TeleGeography, società di ricerca sulle telecomunicazioni, sui fondali sottomarini del mondo sono state posate e attivate 436 linee in fibra ottica che collegano stazioni poste a terra. Si stima che attraverso questi cavi passi almeno il 95 per cento di tutti i dati trasmessi su Internet: anche dati sensibili, come le transazioni economiche tra soggetti privati, le comunicazioni militari e i documenti governativi. I cavi sottomarini, insomma, sono infrastrutture critiche per la sicurezza nazionale e l’economia dei paesi.

Tre società statali cinesi – la China Mobile, la China Telecom e la China Unicom – hanno delle quote di proprietà in trentuno cavi attivati quest’anno.

LO SPIONAGGIO VIA CAVI

Justin Sherman, fellow all’Atlantic Council, ha detto al South China Morning Post che “il potere di esercitare un controllo sui cavi sottomarini potrebbe garantire a un paese una leva in un conflitto militare, vantaggi economici in quanto nodo centrale per i flussi di dati, e benefici sullo spionaggio attingendo al traffico via cavi”.

“Ogni singolo governo nel mondo fa spionaggio, e [quello di] Pechino non fa differenza”. Per questo, spiega Sherman, “l’aumento della capacità di mantenere i cavi sottomarini ha sia dimensioni economiche che di spionaggio”.

IL PESO DELLE AZIENDE CINESI

Le aziende cinesi sono tra quelle dominanti nel campo delle infrastrutture fisiche di Internet. Huawei Marine (oggi HMN Technologies), ad esempio, ha costruito o riparato circa un quarto dei cavi sottomarini nel mondo: lo sostiene la Commissione federale delle comunicazioni degli Stati Uniti.

LA COMPETIZIONE AMERICA-CINA SUI CAVI

Gli Stati Uniti stanno agendo per limitare la dominanza cinese nell’industria dei cavi sottomarini, proponendo progetti di connettività alternativi. Per esempio, Washington ha fatto pressioni sugli Stati federati di Micronesia per convincerli ad abbandonare un contratto da 72,6 milioni di dollari (finanziato dalla Banca mondiale e dalla Banca asiatica di sviluppo) che sarebbe stato eventualmente assegnato a HMN Technologies. La Micronesia avrà comunque il suo cavo, ma sarà realizzato con fondi statunitensi.

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