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Huawei Bytedance

Chip, ecco come Intel, Samsung, Asml e Tsmc accusano la cinese Huawei di aggirare le sanzioni Usa

Huawei sta costruendo una serie di impianti segreti per la fabbricazione di semiconduttori in tutta la Cina per consentire alla società di aggirare le sanzioni statunitensi. È l'allarme lanciato dalla Semiconductor Industry Association (Sia) che raggruppa le principali aziende del settore semiconduttori come Intel, Samsung, Asml e Tsmc

Pechino vuole vincere la corsa ai semiconduttori e punta su Huawei.

Il colosso cinese delle telecomunicazioni con sede a Shenzhen sta costruendo una rete segreta per i chip con una serie di fabbriche “ombra” in Cina con le quali potrebbe aggirare le sanzioni americane e alimentare le ambizioni tecnologiche del paese. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando la Semiconductor Industry Association (Sia), che raggruppa le principali aziende del settore semiconduttori, secondo la quale Huawei ha ricevuto 30 miliardi di dollari in fondi statali dal governo e dalla città di Shenzhen.

Il gruppo di pressione con sede a Washington rappresenta la maggior parte dei produttori mondiali di semiconduttori, tra cui Intel, Samsung e Tsmc. Tra i suoi membri figurano anche aziende che producono apparecchiature per la produzione di chip, come Applied Materials Inc. e la ASML Holding NV dei Paesi Bassi.

Nello specifico, Huawei avrebbe acquistato due fabbriche esistenti e ne starebbe costruendo almeno altre tre. Come ricorda Bloomberg, il colosso tecnologico cinese è passato alla produzione di chip lo scorso anno, per ovviare alle sanzioni Usa che hanno reso difficile reperire processori per i suoi prodotti.

Difatti una rete ombra di produzione di chip consentirebbe alla società cinese, inserita nella black list americana, di aggirare le sanzioni statunitensi e promuovere le ambizioni tecnologiche del Dragone.

Secondo quanto riferito da Bloomberg, ora Washington starebbe monitorando la situazione e sarebbe pronta a intervenire.

Tutti i dettagli.

PECHINO “FINANZIA” HUAWEI PER RETE SEGRETA DI CHIP

Huawei sta ricevendo circa 30 miliardi di dollari in finanziamenti statali dal governo di Pechino, ha affermato l’associazione Sia con sede a Washington, aggiungendo che Huawei ha acquisito almeno due impianti esistenti e ne sta costruendo altri tre.

AL PARI DEL CHIPS ACT A STELLE E STRISCE

Come sottolinea Bloomberg, Sia ha descritto il denaro come “finanziamento statale” senza specificare se si tratta di sovvenzioni in contanti, prestiti o altri incentivi. Non è chiaro se i problemi dell’economia cinese negli ultimi mesi influenzeranno gli investimenti tecnologici del governo. Di certo la dimensione di questo sostegno finanziario previsto per Huawei è impressionante. Con 30 miliardi di dollari, il finanziamento sarebbe quasi pari agli incentivi alla produzione previsti dal Chips and Science Act, la legge approvata la scorsa estate dagli Stati Uniti per lo sviluppo dei microchip. Quest’ultima prevede finanziamenti pubblici per più di 52 miliardi di dollari per quelle società americane che producono chip, oltre a crediti d’imposta che dovrebbero servire per stimolare gli investimenti nella manifattura di semiconduttori

AGGIRARE LE RESTRIZIONI AMERICANE?

Tornando a Huawei, se davvero il colosso tech stesse costruendo strutture sotto il nome di altre società senza rivelare il proprio coinvolgimento, come afferma la Semiconductor Industry Association, allora potrebbe essere in grado di aggirare le restrizioni del governo statunitense per l’acquisto indiretto di apparecchiature americane per la produzione di chip, evidenzia ancora Bloomberg.

Nel 2019 il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti aveva aggiunto Huawei alla sua lista di controllo delle esportazioni per motivi di sicurezza, impedendo alla maggior parte dei fornitori di spedire beni e tecnologia all’azienda a meno che non siano state concesse licenze. Da parte sua l’azienda cinese continua a negare di rappresentare un rischio per la sicurezza. Tuttavia, i funzionari americani hanno continuato a rafforzare i controlli per impedire all’azienda di Shenzhen di acquistare o progettare i chip semiconduttori che alimentano la maggior parte dei suoi prodotti.

Come ricorda Bloomberg, lo scorso ottobre l’amministrazione Biden ha imposto controlli sulle esportazioni che impediscono a tutte le aziende cinesi di acquisire determinati semiconduttori avanzati e apparecchiature per la produzione di chip, una mossa volta a limitare le capacità militari del Paese. Le aziende cinesi sono in gran parte autorizzate ad acquistare apparecchiature per la produzione di chip di vecchia generazione, macchine che utilizzano la tecnologia a 28 nanometri o superiore. Ma alle aziende inserite nella lista nera come Huawei è vietato effettuare tali acquisti senza licenza e tali eccezioni sono rare.

WASHINGTON IN ALLERTA

Pertanto, l’Ufficio per l’Industria e la Sicurezza del Dipartimento del Commercio, in risposta alle domande di Bloomberg News sugli avvertimenti della Sia, ha replicato che sta monitorando la situazione ed è pronto ad agire se necessario. Ha già inserito nella lista nera dozzine di aziende cinesi oltre Huawei, tra cui due che secondo la SIa fanno parte della rete di Huawei: Fujian Jinhua Integrated Circuit Co. e Pengxinwei IC Manufacturing Co, o PXW.

LA CORSA CINESE AI SEMICONDUTTORI

Quel che è certo è che la Cina sta investendo ingenti somme di denaro nell’industria nazionale dei semiconduttori.

Sempre secondo le stime della Sia, nel paese sono in corso almeno 23 impianti di produzione con investimenti previsti per oltre 100 miliardi di dollari entro il 2030. Entro il 2029 o il 2030, la Cina è sulla buona strada per avere più della metà della capacità globale del settore nei semiconduttori di vecchia generazione, quelli realizzati con tecnologia a 28 o 45 nm, sostiene l’associazione.

IL COMMENTO DEGLI ESPERTI

“La Cina sta spendendo in sussidi più o meno quanto il resto del mondo messo insieme”, ha commentato a Bloomberg Chris Miller, autore di “Chip War: The Fight for the World’s Most Critical Technology”. “Quindi i numeri sono assolutamente enormi.”

I funzionari statunitensi ed europei sono sempre più preoccupati per i massicci investimenti della Cina nei cosiddetti chip legacy, anche se non sono vietati dalle regole Biden dello scorso anno. Tali chip sono più che adeguati per molte applicazioni militari e sono ampiamente utilizzati in mercati chiave come quello delle auto elettriche, conclude Bloomberg. Dunque un rischio a lungo termine dal punto di vista statunitense è che Huawei e altre aziende cinesi utilizzino gli investimenti in tecnologie di vecchia generazione per sviluppare conoscenze e competenze nella produzione di semiconduttori. Con sufficiente esperienza e volume di produzione, un’azienda con l’abilità tecnica di Huawei potrebbe avanzare verso semiconduttori più sofisticati.

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