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5g

Chi vuole azzoppare lo sviluppo del 5G?

Dl Recovery: in commissione stop a innalzamento limiti 5G, non passa l'emendamento Italia Viva per alzare il tetto all'elettrosmog. 

Bocciata la proposta di Italia viva di aumentare i limiti dell’elettrosmog legato al 5G.

Dopo una lunga trattativa e una seria di riformulazioni non condivise, l’emendamento del partito guidato da Matteo Renzi che prevedeva l’innalzamento della soglia da 6 a 61 volt per metro (adeguando i limiti italiani per i campi elettromagnetici a quelli degli altri paesi europei) non è passato.

L’emendamento presentato al dl Recovery è stato prima accantonato e poi bocciato insieme a tutti quelli non ancora esaminati e su cui non era stato espresso esplicito parere dei relatori e del governo.

Se da una parte il Pnrr italiano destina 6,31 miliardi alle reti ultraveloci e 5G (di competenza del ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao), e il decreto Governance Pnrr e Semplificazioni, approvato a fine maggio, snellisce le procedere, per consentire la realizzazione veloce delle reti 5G, è fondamentale l’adeguamento dei limiti di emissione elettromagnetica ai livelli europei.

Senza l’innalzamento della soglia gli operatori telefonici saranno costretti infatti a installare molte più antenne a parità di territorio e popolazione. Con conseguente aumento di inquinamento da emissioni di Co2.

“Ora rimane tutto in sospeso: la speranza è che a settembre si possa riaprire la partita”, ha sottolinea La Verità.

Tutti i dettagli.

CHI A FAVORE E CHI CONTRO NEL GOVERNO DRAGHI ALLA REVISIONE DEL 5G

Come raccontato da Startmag la settimana scorsa, la revisione delle soglie di elettrosmog ha diviso l’esecutivo Draghi.

Oltre al ministro Colao, anche i ministri competenti Renato Brunetta (Pa), Roberto Cingolani (Transizione ecologica) e Roberto Speranza (Salute) appoggiavano la proposta di Iv.

Meno netta la posizione di Giancarlo Giorgetti, ministro per lo Sviluppo Economico, che aveva detto: “Sono favorevole al 5G, anche all’elevazione dei limiti, ma in un modo trasparente e chiaro”, riferendosi a una gara indetta nel 2018, come ha ricordato La Verità.

Dunque a remare contro l’innalzamento dei limiti d’inquinamento elettromagnetico (e l’armonizzazione con i livelli europei) è proprio il titolare del Mise. “Sì proprio lui, il ministro dello sviluppo economico, l’esponente dell’ala pragmatica della Lega, considerato dai suoi avversari un paladino del “partito dei produttori”, sensibile alle esigenze delle imprese e persino degli argomenti confindustriali. Invece sulla rete mobile di ultima generazione stende la rete del dubbio. Ha cominciato manifestando la sua preferenza per la rete fissa” aveva puntualizzato Il Foglio.

L’AMAREZZA DI ITALIA VIVA

“Il governo e il Paese hanno perso l’occasione di favorire un balzo tecnologico in avanti, favorendo lo sviluppo del 5G in maniera più rapida, efficiente e rispondente gli obiettivi fissati dal Pnrr” hanno detto i parlamentari Marco di Maio (estensore dell’emendamento), Silvia Fregolent e Luciano Nobili. “L’emendamento che abbiamo presentato avrebbe semplicemente consentito al governo di adeguare i livelli di emissione dei campi elettromagnetici a quelli della stragrande maggioranza degli Stati europei, sicuramente di tutti quelli considerati “campioni” di ecologismo”.

LA FRECCIATINA A GIORGETTI

“Dispiace che proprio il ministero dello Sviluppo economico non abbia voluto credere in questa proposta — hanno sottolineato gli esponenti di Italia Viva — dato che i ministeri della Transizione ecologica, della Transizione digitale e della Salute avevano espresse parere favorevole. A testimonianza che i fantomatici rischi per la salute non esistono (come già comprovato dal fatto che gli stati europei utilizzano il medesimo limite). Siamo certi — concludono — che si tratti di un errore di valutazione e che in altri provvedimenti il ministero si porrà favorevolmente verso una misura di buonsenso e di sostegno al Paese, alle aree urbane e soprattutto a quelle più periferiche”.

IL DISAPPUNTO DI WINDTRE

Immediate anche le reazioni di alcune industrie delle tlc.

Come quella di WindTre, che già a fine marzo esortava il governo a intervenire sulle limitazioni imposte ai campi elettromagnetici.

“Un’occasione persa”, ha dichiarato Benoit Hanssen, chief technology officer dell’azienda, perché “limitare la potenza delle antenne vuol dire obbligare gli operatori a installare nuovi impianti di trasmissione, con la conseguenza di un maggiore impatto sul paesaggio e sulle città, maggiori consumi energetici, più oneri per la burocrazia. Senza nessun motivo, perché ovunque nel mondo si rispettano le linee guida internazionali, che dopo 20 anni di applicazione su scala globale si sono dimostrate affidabili nella protezione della salute. Con un tetto così basso alla potenza delle antenne” servono più impianti con conseguente “invasione di antenne”.

VERSO “L’INVASIONE DELLE ANTENNE”?

Soluzione “non praticabile perché sappiamo che la disponibilità a concedere lo spazio per nuovi impianti è molto limitata”, ha precisato Hansenn. Quindi “se non si alzano i limiti e non si rilasciano permessi per installare nuove antenne il risultato può essere soltanto una rete congestionata, non in grado di reggere un traffico dati che cresce al ritmo del 40/50% l’anno”.

“Per l’Italia”, ha concluso l’esperto di WindTre, “il rischio è di trovarsi in una trappola competitiva: dispone di uno dei più importanti tessuti industriali del mondo, che deve continuare a digitalizzarsi per competere con gli altri Paesi, ma potrebbe perdere terreno a vantaggio di Francia e Spagna, così come dei paesi emergenti in Asia”.

IL COMMENTO DI ERICSSON

”Dopo una crisi senza precedenti, oggi l’Italia con il Pnrr ha un’opportunità unica per tornare leader in Europa e nel mondo. Il Governo ha deciso di far leva sulle potenzialità del digitale per innescare e favorire la ripresa. Ed è proprio la diffusione rapida, omogenea e capillare del 5G e della banda ultra larga, una delle condizioni per trasformare e rigenerare interi settori della nostra società ed economia”. A sottolinearlo, parlando della bocciatura dell’emendamento al Dl Recovery per alzare i limiti di emissione elettromagnetica, é Emanuele Iannetti, presidente e ad di Ericsson Italia.

A suo giudizio, “per non vanificare gli sforzi fin qui compiuti, sono altresì necessarie alcune improcrastinabili riforme, tra cui l’armonizzazione dei limiti elettromagnetici italiani, oggi tra i più bassi al mondo, a quelli europei. La bocciatura dell’emendamento al Dl Recovery, che mirava a equiparare i limiti di emissioni italiani a quelli già precauzionali e scientificamente sicuri suggeriti dalla Commissione Internazionale sulla Protezione per le Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP), e adottati tra gli altri da Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, rischia di trasformare il divario digitale in abisso digitale, ponendo tutto il Paese in una condizione di svantaggio competitivo” afferma. “Invitiamo tutte le componenti politiche a riconsiderare la decisione presa avviando sin da subito un confronto fondato su basi scientifiche, in linea con quanto già riscontrato dalle istituzioni sanitarie nazionali, accademici ed esperti del settore” ha concluso il manager.

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