Caro direttore,
come sai non sono un grandissimo esperto di tecnologia, ma dopo due vostri articoli in merito (questo e questo) mi era chiara una cosa: il famoso dispositivo che avrebbe dovuto pensionare gli smartphone è una scommessa persa. Se non altro dal punto finanziario (coi numeri me la cavo meglio e so capire quando qualcosa ha mercato o no). Cito da uno dei vostri pezzi: “Humane era valutata 850 milioni di dollari dagli investitori nel 2023, ma la commercializzazione del dispositivo e la gragnuolata incessante di critiche hanno cambiato la situazione. Per questo, sempre secondo Bloomberg, Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno starebbero valutando l’exit, o comunque l’ingresso di capitali nel tentativo di migliorare il progetto che evidentemente è rimasto a metà del guado, possibilmente ottenendo in cambio tra i 750 milioni e il miliardo di dollari”. A naso la situazione non mi pare affatto rosea, ecco perché sono rimasto sorpreso nel leggere un articolo di MF – Milano Finanza (AI Pin, l’intelligenza artificiale prêt-à-porter. L’intelligenza artificiale generativa prende vita in AI Pin, una spilla da indossare – Un settore dove i big dell’hi-tech investono sempre più) che mi descrive l’Ai Pin come il device indossabile del futuro.
Il pezzo, che poi, dato il logo che campeggia sotto la testata, mi sono accorto esser stato pubblicato in Milano Finanza Gentleman – che nemmeno sapevo esistesse, sarà dedicato agli uomini d’affari che non vogliono chiedere mai? – elenca tutti i pregi del dispositivo. “Si comanda con la voce, non ha display né app e si indossa come una spilla. AI Pin della californiana Humane, startup fondata dagli ingegneri ex Apple Bethany Bongiorno e Imran Chaudhri, consente di avere sempre con noi un assistente personale animato dall’intelligenza artificiale generativa GPT-4 di OpenAI.” Scrivono da Milano Finanza sull’Ai Pin, senza menzionare mai il fatto che non stia vendendo, gli acquirenti stiano già cercando di vendere o, peggio ancora, alcuni dispositivi rischino di prendere fuoco, come avete scritto qualche giorno fa.
“Attivabile con un rapido tocco sulla sua superficie touch, AI Pin riconosce ciò che è intorno grazie all’obiettivo integrato, che permette anche foto e video. Risponde a qualsiasi domanda, telefona, traduce all’istante una conversazione fra persone di lingua diversa e proietta informazioni sul palmo della nostra mano con il suo mini proiettore laser”, continuano su MF.
“Riproduce anche musica in streaming, riassume email, invia messaggi, ci ricorda appuntamenti, consente acquisti online. E molto altro. Al momento in preordine sul sito del produttore a 699 dollari, cui si dovrà aggiungere un canone mensile di 24 dollari per i servizi di AI e i dati mobili, sarà in vendita dalle prossime settimane. E ha già suscitato l’entusiasmo di una folta schiera di early adopter che non vedono l’ora di appuntarla al petto”. Quindi la parte più curiosa: il paragrafo si chiude con una domanda che mi ha fatto credere che Milano Finanza stesse introducendo la propria recensione dell’Ai Pin: “Sarà capace di soddisfare le aspettative?”.
Invece no, subentra l’intervista a Carolina Milanesi, presidente di Creative Strategies, istituto di analisi specializzato nel settore hi-tech, che per fortuna riporta la questione sul campo dell’obiettività: «Difficile a dirsi senza averla provata. Certo, interagire con AI Pin via voce in ambienti outdoor, con suoni e rumori di fondo, può essere più complesso del previsto. E resta da capire come Humane possa ottenere informazioni sui suoi utenti perché, a differenza di aziende come Apple, Google o Microsoft, non dispone di un ecosistema di servizi che raccoglie dati».
Qui evidentemente Milano Finanza non ha ottenuto gli elogi che sperava sull’Ai Pin dopo cotanta presentazione (ben tre paragrafi ottimistici se non entusiastici) e allora incalza l’intervistata: “Eppure c’è già chi considera AI Pin una smartphone killer…”. Domanda peraltro scritta, direttore, a caratteri cubitali… Mi sento quasi in imbarazzo per la Milanesi, che comunque ha l’occasione nuovamente per controbilanciare l’entusiasmo della testata: «Personalmente – prosegue Milanesi – io non credo che qualcuno possa lasciare a casa il suo smartphone per AI Pin. La vedo invece più come un’evoluzione degli smart glasses, anche se con un approccio diverso. Di sicuro, non sarà per tutti. A parte il costo, infatti, non è un dispositivo inclusivo: richiede l’uso della voce e di gesti per interagire e anche leggere ciò che viene proiettato sul palmo della mano può non essere semplice. Infine, Humane non è un brand conosciuto: occorre fidarsi per consentire a qualcuno di raccogliere i nostri dati personali».
Comunque, direttore, mi sono chiesto chi fossero questi che considerano Ai Pin un “killer per smartphone” e allora sai cosa ho fatto? Ho semplicemente cercato su Google News il nome del device. Ho scoperto così che Repubblica a fine febbraio titolava “Come funziona AI Pin, la spilla con l’intelligenza artificiale che (non) sostituirà lo smartphone“, Wired lo inserisce nella lista dei “flop clamorosi“, HDBlog elenca tutte le recensioni e titola: “Humane AI Pin nelle prime recensioni internazionali: bocciato!“, poi spunta fuori dalla ricerca nuovamente Repubblica che fa notare che “Online si parla malissimo di Humane AI Pin e Rabbit R1“, Tom’s Hardware senza mezzi termini “Humane AI Pin è un fallimento: non funziona, bocciata da tutte le recensioni”, StartupItalia parla di “AI Pin in caduta libera. La startup Humane avvisa gli utenti: non usate la custodia di ricarica“, Multiplayer.it insiste: “AI Pin, lo smartphone olografico del futuro, è un fiasco: l’azienda che lo produce è alla ricerca di acquirenti“, mentre Everyeye si chiede: “Humane Ai Pin: la ‘rivoluzionaria’ IA da taschino è stata una delusione?”. Smartworld è più telegrafico: “Humane AI Pin nelle prime recensioni: il riassunto è “no”. Sulla stessa lunghezza d’onda Punto Informatico: “Humane AI Pin: arrivano le recensioni, e non sono positive”. Sempre HDBlog pone l’accento su un altro aspetto: “Humane licenzia parte del personale a due mesi dal debutto di AI Pin“. E in un altro pezzo: “Humane Ai Pin è in ritardo: 3 mesi di abbonamento gratis per scusarsi“.
Persino l’Ansa, direttore, perde il tradizionale aplomb e titola: “AI Pin è un flop, lo smartphone con ChatGpt cerca acquirenti Vendute 10 mila unità delle 100 mila stimate“. Mi chiedo come sia possibile che l’articolo di Milano Finanza sull’Ai Pin ignori tutto questo. Se non è una recensione, perché l’intervistata dice che non lo ha nemmeno mai provato, come mai alla base del pezzo non c’è stato un lavoro di ricerca?
Dietro la vicenda del device troviamo ciò che basta a far ingrassare qualsiasi giornalista: nomi eccellenti che provengono da una Big Tech, una scommessa folle, una marea di denaro, licenziamenti, ritardi, rinvii, persino il rischio incendio del device (titola Wired: “La custodia di ricarica di Humane AI Pin rischia di prendere fuoco“).
Personalmente non ho nemmeno capito se quelli di Ai Pin arriveranno a Natale, mentre una cosa mi è chiara (la scrive anche Milano Finanza, che cito: “Al momento in preordine sul sito del produttore a 699 dollari, cui si dovrà aggiungere un canone mensile di 24 dollari per i servizi di AI e i dati mobili”). Insomma, qua Milano Finanza rischia di far acquistare ai Gentleman all’ascolto qualcosa che potrebbe già chiudere bottega domani e, dato che funziona su abbonamento, diventare un costosissimo fermacarte da 700 dollari. Perché? Scommetto che se lo chiedessi all’Ai mi risponderebbe laconicamente “Ah, saperlo…”
Nel dubbio, direttore, resta col tuo vecchio smartphone, mi raccomando…
Un carissimo saluto
Tuo,
Francis Walsingham