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Poste Nexive

Chi e perché comprerà Nexive (che borbottava contro Poste Italiane)

Cosa succede a Nexive, che negli ultimi anni ha registrato perdite per oltre 10 milioni di euro. Gli olandesi di PostNL pronti a passare la mano. Interessato il fondo tedesco Mutares. Sindacati preoccupati per l'occupazione. Fatti, nomi e scenari

Potrebbe presto passare di mano Nexive, il colosso della posta privata ex Traco e Tnt, oggi nelle mani olandesi di PostNL, società quotata al NYSE Euronext di Amsterdam e uno dei leader in Europa nei settori posta, parcel ed e-commerce. A essere interessati sarebbero, secondo le indiscrezioni di Lettera43, i tedeschi del fondo Mutares con sede a Monaco di Baviera e 900 milioni di fatturato.

NON RIUSCITO L’ASSALTO A POSTE ITALIANE

Nexive è olandese dal 2014 e ha la sua base a Milano dove opera sotto la guida dell’amministratore delegato Luciano Traja, che ha sostituito anni fa Luca Palermo. Tuttavia, pur avendo avviato una guerra dei prezzi per sbaragliare la concorrenza di Poste Italiane, l’assalto non è riuscito portando a falcidiare molte piccole aziende concorrenti ma non l’obiettivo numero uno, secondo gli osservatori del settore.

LA DENUNCIA DI NEXIVE: MERCATO ITALIANO CHIUSO

Uno dei problemi principali è la mancata apertura del mercato italiano. A denunciarla è stata qualche settimana fa la stessa Nexive che ha parlato di “disparità di trattamento nell’ambito degli obblighi imposti agli operatori postali che hanno ottenuto dal Mise la nuova licenza individuale speciale per la notifica di atti giudiziari e violazioni del codice della strada”. Secondo l’azienda, “che ha già ottenuto tale licenza”, ha spiegato giorni fa in una nota, si tratta di una situazione, che “ostacola il raggiungimento di una completa ed effettiva liberalizzazione del mercato postale a danno degli utenti finali, pubbliche amministrazioni e cittadini”. Per l’amministratore delegato di Nexive, Luciano Traja, infatti, “nonostante siano passati diversi mesi dall’approvazione del decreto attuativo per le licenze postali, persistono forti ritardi che rallentano una concreta apertura del mercato postale alla libera concorrenza degli operatori privati”. Per questo, ha aggiunto “ci auguriamo che il ministero della Giustizia prosegua rapidamente l’opera di regolamentazione necessaria per aprire realmente il settore alla libera concorrenza e tradurre le nuove normative in realtà, sostenendo gli operatori che investono in questo settore”.

ECCO PERCHE’ E CONTRO CHI SBUFFAVA NEXIVE

Ma cosa ha determinato la mancata apertura del mercato italiano? Il processo di liberalizzazione del mercato postale si è bloccato dopo la legge 124/2017 (la legge sulla Concorrenza), che ha disposto l’abrogazione del regime di esclusiva in favore di Poste Italiane per le notifiche di atti giudiziari e multe. Il provvedimento prevedeva però che l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, avesse il compito di regolamentare requisiti e obblighi per conseguire la nuova licenza individuale speciale, titolo che abilita gli operatori a svolgere i servizi liberalizzati. Ciò, in particolar modo, attraverso la frequenza di un corso di formazione della durata di quaranta ore per gli addetti all’accettazione e al recapito, le cui linee guida avrebbero dovuto essere messe nero su bianco dal ministero della Giustizia ma ancora non emanate rendendo, di fatto, inutili i conseguimenti dei titoli abilitativi da parte delle imprese. Non solo: come emerge da un articolo odierno di Mf/Milano Finanza, i Pentastellati non solo non accolgono le attese di Nexive ma cercherebbero di fatto di tutelare ancora Poste Italiane.

UN GIRO D’AFFARI TRA I 10 E I 14 MILIONI PER IL SETTORE

Quello dei recapiti è un mercato che qualche anno fa valeva oltre 80 milioni di euro e che ora, con la riorganizzazione del settore, rappresenta comunque un giro di affari di circa 10-14 milioni.

NEXIVE FATTURA 200 MILIONI L’ANNO, PERDITE ATTORNO AI 5,4 MILIONI NEL 2017

Oggi Nexive fattura circa 200 milioni, ma col crescere del fatturato si sono incrementate anche le perdite. Nell’ultimo bilancio disponibile, quello riferito al 2017, la perdita di esercizio è stata sui 5,4 milioni di euro. Un rosso inferiore a quello fatto registrare l’anno precedente: nel 2016 infatti Nexive Italia chiuse con un risultato economico negativo pari a 9,4 milioni di euro.

I MOTIVI DELLA PERDITA

A incidere sul rosso del 2017 è stata una svalutazione, perché non c’è uno squilibrio tra costi e ricavi di produzione, anzi: la differenza è positiva per poco meno di un milione di euro (mentre nel 2016 lo sbilancio era di oltre 5 milioni di euro): “Nella voce rettifiche di valore delle attività finanziarie è iscritta la svalutazione della partecipazione della società Nexive Commerce S.r.l. per € 5.657.380”, si legge nella relazione allegata al bilancio.

IL ROSSO PROVOCA PROSPETTIVE NERE PER NEXIVE

Viste le difficoltà di operare nel mercato italiano i vertici di Nexive hanno già preannunciato ai sindacati la necessità di ridurre i costi lasciando intuire che si metterà mano anche all’occupazione, che “pesa” per oltre 45 milioni sui conti dell’azienda.

IL FONDO MUTARES

A essere interessato a conquistare Nexive, sottolinea Lettera 43, è il fondo tedesco Mutares, “che ha già messo piede nella Penisola. Pochi mesi fa ha rilevato attraverso la controllata Balcke-Dürr una storica azienda lombarda, la Stf di Magenta, specializzata in servizi di ingegneria per l’industria elettrica” che “hanno imposto una dura ristrutturazione occupazionale”. Proprio questo precedente “preoccupa non poco i sindacati. Nexive ha circa 1.500 dipendenti dei quali circa la metà sull’asse Torino-Milano e con l’avvento dei tedeschi per loro potrebbero arrivare giorni difficili. Assolutamente top secret è invece la cifra che Mutares avrebbe offerto agli olandesi”.

CHI SONO I TEDESCHI

Mutares è una holding fondata nel 2008 da Robin Laik: si concentra sull’acquisizione di piccole e medie imprese che si trovano in situazioni che comportano grandi cambiamenti, con l’obiettivo di impiegare una collaborazione operativa approfondita per metterli su una base stabile in modo da raggiungere una crescita redditizia. In sostanza si occupa di ristrutturare e rilanciare aziende in crisi.

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