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Neuralink Elon Musk X Brasile

Che cosa combina Elon Musk con X in Brasile?

Il silenzio di X in Brasile è durato poche ore: il social di Elon Musk ha aperto un profilo in portoghese in cui sta pubblicando documenti a suo dire imbarazzanti per il magistrato che ha disposto il blocco del social nel Paese. Solo l'ultimo atto di un braccio di ferro tra la piattaforma Usa e la giustizia brasiliana. Ma soprattutto un avvertimento agli altri capi di Stato in ascolto. Numeri, dati, fatti e misfatti

Chissà se anche negli Usa c’è il detto “parlare a nuora affinché suocera intenda”, perché per un numero crescente di osservatori sarebbe proprio questa la strategia – non troppo raffinata – di Elon Musk in Brasile, che com’è noto ha portato l’imprenditore sudafricano a preferire di incorrere nel blocco totale del social anziché chiudere, sulla base della richiesta della magistratura locale, alcuni profili di estrema destra connessi all’assalto al Parlamento e ad altri edifici governativi di Brasilia da parte dei sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro avvenuto nel gennaio 2023. Una vicenda che, è inutile negarlo, pare ricalcare l’assalto al Campidoglio nel 2021 da parte dei manifestanti pro Donald Trump. Una vicenda, soprattutto, attraverso la quale la nuova dirigenza del social sembra indirizzare ad altri governanti l’avvertimento che X non si ferma nemmeno davanti alle richieste della magistratura.

CHE COSA È SUCCESSO A X IN BRASILE

Ma andiamo con ordine. A inizio 2023 il Brasile ha vissuto uno dei suoi momenti più bui della propria storia essendo in gioco la tenuta stessa della democrazia. Le istituzioni rispondono col pugno di ferro, nel timore che quanto minacciato da Bolsonaro in più occasioni – ovvero “Abbiamo il popolo dalla nostra parte, e le forze armate sono al fianco del popolo” -, possa diventare un rischio concreto.

 

Esattamente come negli Usa due anni prima, anche qui le indagini non tardano a portare gli inquirenti alle soglie di alcuni account social che propagandavano quotidianamente fake news, aizzando la folla. Il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, lo stesso che aveva ingaggiato uno strenuo braccio di ferro con l’ormai ex presidente Bolsonaro nel tentativo di frenarne le derive autoritarie, chiede a X la chiusura di un centinaio di profili estremisti.

 

IL DUELLO TRA X DI MUSK E LA CORTE SUPREMA DEL BRASILE

A sorpresa però l’Alta corte si sente replicare un secco “no” da parte di Elon Musk, che nel medesimo periodo era già alle prese con la costruzione di un nuovo storytelling pubblicitario per il suo X inteso come nuova patria del “free speech”, ultimo baluardo per la libertà di parola che s’è fatto ancora più tana di sedicenti rifugiati politici da quando le autorità francesi hanno arrestato il Ceo di Telegram, Pavel Durov (non a caso i post sul free speech di Musk si sono ulteriormente intensificati nell’ultimo periodo).

 

LA CHIUSURA DEGLI UFFICI BRASILIANI

La prova muscolare tra X e il Brasile si trascina, con tanto di multa da 50 mila real brasiliani per ogni giorno di inadempienza della piattaforma di Elon Musk. Quindi in un primo momento l’imprenditore dietro a Tesla, xAI e SpaceX (giusto per citare le più note) decide di chiudere gli uffici del social nel Paese, dopodiché, tra un insulto e l’altro all’indirizzo di Alexandre de Moraes, lascia intendere che nel nome del “free speech” sia disponibile a perdere il Brasile.

 

IL DANNO PER X

Una replica che lascia tutti di stucco: tanto gli azionisti dell’ex Twitter (considerato che il social non naviga in buone acque) quanto i brasiliani dal momento che coi suoi 217 milioni di abitanti e i circa 24 milioni di profili attivi su X il Paese è uno dei mercati principali per la piattaforma. Una replica che, soprattutto, lascia il cerino della crisi nelle mani della magistratura: il social non avrebbe schiacciato l’interruttore “Off”: doveva essere la Corte Suprema a staccargli la spina.

 

Doveva essere Alexandre de Moraes a passare per il “cattivo” di turno. E così ha fatto a seguito, ha scritto il giudice nell’atto con cui dispone il blocco di X in Brasile, delle “ripetute, consapevoli e volontarie inosservanze degli ordini del tribunale e l’inadempienza alle multe giornaliere imposte, oltre al tentativo di non sottomettersi al sistema legale e giudiziario brasiliano”. Per il magistrato dell’Alta corte le condotte di Musk erano volte alla creazione di “un ambiente di totale impunità”, una vera e propria “terra senza legge sulle reti sociali brasiliane, anche in vista delle elezioni municipali del 2024”.

Secondo Moraes, esisteva infatti un pericolo imminente di strumentalizzazione su X da parte di “gruppi estremisti e milizie digitali sulle reti sociali, con la diffusione massiccia di discorsi nazisti, razzisti, fascisti, odiosi e antidemocratici, anche in vista delle elezioni municipali del 2024”.

COSì IL BRASILE HA STACCATO LA SPINA A X

E dato che X ha fatto fino all’ultimo spallucce, la sospensione è stata imposta all’Agenzia nazionale delle telecomunicazioni (Anatel), il cui presidente, Carlos Manuel Baigorri, ha ricevuto l’ordine di prendere tutte le misure necessarie per rendere effettiva la misura senza indugio, in sole 24 ore.

Moraes ha anche ordinato ad Apple e Google di rafforzare gli ostacoli tecnologici per impedire l’uso dell’app e di rimuovere l’app “X” dai negozi online. Ha anche imposto – ma si tratta di una battaglia persa in partenza – la rimozione delle app VPN più comuni da questi negozi online dal momento che tali strumenti creando connessioni fittizie con IP di altri Paesi vengono usati per superare i blocchi territoriali. La violazione di tali ordinanze comporta, anche in capo a privati che dovessero aggirare il blocco online, pesanti multe.

 

X SPENTO IN BRASILE

Si è insomma arrivati allo spegnimento totale di X che Musk sembrava persino aver inseguito: l’imprenditore prima dello switch off era tornato a definire il giudice in questione “un dittatore e un impostore” e, dopo aver ricordato che la sua piattaforma “è la fonte di notizie più utilizzata in Brasile ed è ciò che la gente vuole”, aveva anche adombrato una possibile minaccia (“Il popolo brasiliano conoscerà i tuoi crimini. Non importa quanto cerchi di prevenirlo”) che pareva alludere a una qualche sorta di attività di dossieraggio.

 

MUSK SFODERA L’ALEXANDREFILES

Non a caso, dopo poche ore era già online su X un account dall’evocativo nick AlexandreFiles che rimanda ai vari Leaks statunitensi. Un account in lingua portoghese con un’unica finalità: “Far luce sugli abusi della legge brasiliana commessi da Alexandre de Moraes. Siamo stati costretti a pubblicare questi ordini – si legge sul profilo voluto dalla dirigenza della piattaforma stessa – perché non c’è trasparenza da parte del tribunale e le persone che vengono censurate non possono ricorrere in appello”. Inutile dire che i suoi tweet vengono prontamente ripresi e rilanciati da Musk a ritmo serrato.

 

LA CHIUSURA TOTALE PER NON BLOCCARE 7 PROFILI

Il primo post sul nuovo profilo mostra lo screenshot di una decisione di de Moraes, datata 8 agosto 2024, nel quale veniva imposta a X la rimozione di sette profili sul social network, tra cui quelli di un senatore, Marcos do Val, del partito Podemos, di centro-destra. “X deve bloccare, entro due ore e in segreto, i seguenti account (incluso quello di un senatore brasiliano in carica) nella loro interezza, senza alcun riferimento a un singolo post illegale di nessuno degli account”, si legge nello screenshot pubblicato sul profilo “AlexandreFiles”.

WASHINGTON E BRUXELLES SONO STATI AVVERTITI?

Con questo colpo di scena, Elon Musk non solo vuole dimostrare che il giudice avrebbe agito nell’ombra, forse sulla base di motivazioni personali, ma soprattutto che pur di garantire a sette profili il “diritto di parola” ha sacrificato tutti i ricavi pubblicitari di X in Brasile.

Ma, come si anticipava, alla base di tale decisione potrebbe esserci la volontà di avvertire le altre suocere all’ascolto, Usa in primis e subito dopo la Ue con la quale poche settimane fa c’è stato un inedito e acceso confronto via X tra il commissario Thierry Breton e lo stesso patron del social sulla necessità per la piattaforma di non disattendere le norme del Dsa comunitario. Per la cronaca, Musk aveva replicato a Breton con un meme ingiurioso nel quale lo mandava a quel Paese, lasciando poi modo ai propri sostenitori di inveire contro il “tiranno europeo” (questo l’epiteto più ripetuto dagli iscritti).

 

Insomma, Musk sembra voler far sapere a Washington e Bruxelles di essere pronto ad arrivare allo scontro: poi però toccherà ai governanti rispondere di fronte al proprio elettorato delle scontate accuse di tiranneggiare e bloccare la libertà di parola, che nella visione del proprietario di X è pure libertà di spacciare fake news e diffondere fotomontaggi.

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