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ChatGpt qui non può entrare. Steam, il più grande store online, non venderà giochi generati dall’IA

Dal momento che le IA più che creare scopiazzano, il rivenditore di videogiochi digitali Steam ha deciso di escludere dal catalogo titoli che, sfruttando le intelligenze artificiali, potrebbero presentare problemi di violazione di copyright

Per capire bene le logiche che muovono le decisioni prese nelle ultime ore da Valve, software house che ha fatto fortuna mettendo in piedi il principale e-commerce di videogame in versione digitale (spiegazione riduttiva, visto che Steam è anche una community, non solo uno store online) bisogna partire da un assunto: l’IA al momento non crea. Copia.

QUELLE INTELLIGENZE ARTIFICIALI COPIONE

Non sappiamo se sia solo una fase (gli esperti dicono di sì), ma attualmente le IA “saccheggiano” la Rete alla ricerca di creazioni altrui, mettendole assieme in modo più o meno naturale, più o meno riuscito, più o meno ispirato, nel tentativo di rispettare la richiesta dell’utente.

Avete presente le vecchie trapunte delle nonne, fatte con toppe provenienti da vecchie lenzuola, vecchi abiti (patchwork, oggi vanno persino di moda)? Ecco, tendenzialmente qualsiasi elaborato di una IA funziona proprio così: gli algoritmi prendono un pezzo qua, un pezzo là e li assemblano dando vita a ircocervi che non hanno un grande rispetto per il diritto d’autore.

COME MAI STEAM CHIUDE LA PORTA AI GIOCHI DELLE IA

Premessa doverosa, questa, per comprendere non solo il funzionamento delle IA (ma gli esperti, appunto, ribadiscono che alla fase dello scraping selvaggio seguirà quella realmente creativa, dopo che avranno mangiato un numero sufficiente di dati altrui), ma anche e soprattutto la decisione di Steam.

La segnalazione per il momento arriva dalla redazione della testata di settore VGC, secondo cui Valve avrebbe iniziato a espellere da Steam i giochi con asset generati dalle IA, a meno che gli sviluppatori non dimostrino di avere diritti sull’IP utilizzata nel set di dati che ha addestrato l’intelligenza artificiale a crearli.

CHI RISPONDE DEI DANNI DELL’IA?

Al momento, com’è noto, mancano regole precise: non è dato sapere chi risponde di una diffamazione per un pezzo scritto da ChatGpt come non è noto sapere chi risarcisce l’autore di un’opera che dovesse confluire nei puzzle di altre IA creative. Ma nel dubbio, come stiamo vedendo, chi gestisce le piattaforme inizia a tirarsi indietro, perché è alto il timore che vengano chiamati in causa i gestori dei luoghi in cui avvengono le transazioni.

Anche sul presunto bannum di Steam ai prodotti sviluppati sfruttando materiali assemblati dalle IA c’è una certa confusione e nessuna ufficializzazione: abbiamo solo quanto testimoniato da sviluppatore su Reddit, che afferma che Steam ha bocciato la pubblicazione del suo gioco, che aveva alcuni asset “palesemente generati dall’IA”. Il developer in questione sostiene che gli asset sarebbero comunque stati “migliorati a mano successivamente alla pubblicazione”. Ma tant’è la spada di Damocle dei diritti d’autore fa paura.

Lo sviluppatore ha dichiarato infatti di aver migliorato manualmente gli asset in questione “in modo che non ci fossero più segni evidenti dell’IA”, ma dopo aver ripresentato il gioco è stato nuovamente respinto da Valve per gli stessi motivi. Già, ma quali?

COSA DICE STEAM SUI GIOCHI CREATI CON L’IA

“Dopo aver esaminato il gioco, abbiamo identificato una proprietà intellettuale che sembra appartenere a una o più terze parti.”, la risposta che Valve ha fatto recapitare all’indirizzo dello sviluppatore in questione.

“In particolare – si legge nelle motivazioni con cui il videogioco è stato escluso dalla libreria di Steam -, contiene asset artistici generati dall’intelligenza artificiale che sembrano basarsi su materiale protetto da copyright di terze parti. Poiché la proprietà legale di tali opere d’arte generate dall’IA non è chiara, non possiamo pubblicare il vostro gioco se contiene queste risorse generate dall’IA, a meno che non possiate confermare di possedere i diritti su tutte le IP utilizzate nel set di dati che ha addestrato l’IA a creare le risorse nel vostro gioco.”

I LICENZIAMENTI NEL MONDO DEI VIDEOGAME

La crisi economica e l’aumento dell’inflazione ha rallentato le vendite dei prodotti che afferiscono alla sfera dello svago, comportando una nuova stagione di licenziamenti nel comparto dei videogames. Tutto questo viene ulteriormente acuito dalla disponibilità di IA che possono facilmente sostituire decine di creativi, rappresentando per gli studi una ghiotta occasione di risparmio.

In attesa di norme che salvaguardino la prestazione di lavoro umana e provino a far cessare questa assurda situazione nella quale si compete contro le infaticabili e inesauribili intelligenze artificiali, le decisioni come quelle di Steam, benché dettate da ben altri motivi, potrebbero comunque contribuire ad arginare un fenomeno che si sta espandendo a macchia d’olio, nel disinteresse di tutti i legislatori.

L’ESPERIENZA CINESE

Nel mondo dei videogiochi almeno in Cina simili repulisti sono già iniziati e sono stati così traumatici da portare diverse software house che avevano intrecciato eccessivamente i loro videogiochi alle IA sulla falsariga di ChatGpt a ingranare la retromarcia e a scusarsi in alcuni casi con l’utenza. Ma il danno in alcuni comparti è fatto: secondo il report di Rest of World in Cina la ricerca di illustratori professionisti per videogiochi è diminuita del 70% a causa delle intelligenze artificiali.

IL CUPO MONITO DI IBM

Suonano insomma come un monito piuttosto cupo le parole recentemente espresse dal CEO di IBMArvind Krishna, secondo cui grazie a ChatGpt & co. sarà possibile tagliare migliaia di posti di lavoro, congelando l’assunzione per 7.800 posizioni lavorative che saranno sostituiti proprio da algoritmi.

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