Che spazio resta in Italia? Dopo l’ultimo giro di poltrone, a cui a breve dovrebbero seguire anche diverse movimentazioni di sedie e scrivanie, in ASI qualcuno si sta chiedendo cosa accadrà al futuro delle relazioni spaziali italiane. Per adesso sono in molti ad essere convinti che il ciclo di asservimento all’ESA durato quattro anni, dovrebbe essersi concluso. Quindi saremo ad un nuovo corso, con un docente universitario stimato ed apprezzato dall’intera grande famiglia dello spazio italiano – il nuovo presidente Teodoro Valente – che dovrà condurre l’Agenzia verso nuovi orizzonti.
IL RUOLO DEL PNRR PER LO SPAZIO
L’Italia in questo momento vive una fase assai propizia nel settore e non dovrà essere trascurata nessun segmento se si vorrà chiudere un anello progettuale e produttivo di estrema valenza strategica ed istituzionale.
Il PNRR dovrà fare il suo corso senza incontrare ostacoli burocratici o di altra natura collaterale. Ma sulla prospettiva si dovrà valutare anche un futuro delle imprese che con questa iniziativa finanziaria hanno compiuto un poderoso salto di qualità, trasformando la propria fisionomia dall’architettura componentistica alla sistemistica. In parole povere, a breve si dovrà promuovere un mercato per un’industrializzazione di satelliti e sensori che si è frammentata e che deve necessariamente prosperare per evitare costosi sprechi.
Indubbiamente dalla mano che capeggerà questa rimodulazione si chiederà quella forte energia che si confida al nuovo presidente dell’ASI non manchi, ma l’articolazione dovrà essere anche libera dalle ingerenze straniere che fino ad ora hanno guardato l’Italia come un terreno di libera caccia e libera pesca. Il governo attuale, con tutte le sue maggioranze definite, ne deve essere consapevole per sostenere il suo braccio operativo liberandolo da tutte le insidie che potranno accadere.
IL MOMENTO DIFFICILE DEL SETTORE ITALIANO DEI LANCIATORI
C’è in giro la consapevolezza che i passaggi non saranno facili. Il settore italiano dei lanciatori vive una traiettoria piuttosto sofferente per le polemiche scatenate ultimamente ma anche perché la sua immagine è soffocata dai ciclopi europei e da un’offerta considerevolmente più bassa che viene dalle altre sponde degli oceani che bagnano gli Stati Uniti d’America. Un vantaggio che stringe però in un angolo oscuro l’indipendenza di accesso allo spazio.
A questo punto saranno necessarie scelte importanti sia in Europa che all’esterno.
E forse questo sarà il punto cruciale a cui gli attori principali saranno chiamati per procedere tutti in un’unica direzione.
LE SFIDE DEL NUOVO PRESIDENTE DELL’ASI
Lo spazio, va ripetuto, non è un evento agonistico, come pareva essere nella seconda metà del secolo scorso. Oggi abbiamo la consapevolezza che si tratta di un quarto ambiente in cui operare, dove la contesa oltre che essere commerciale, come recitano i tomi della space economy, è soprattutto meta di istituzioni terrestri mosse da strategie che impegnano interessi esclusivi e delicati. La Cina, spostando l’asse di competizione che una volta Washington bilanciava solo con l’Unione Sovietica, ma le due potenze non sono gli unici competitori per il dominio del quarto ambiente: India, Giappone, Iran, Israele, Francia, Emirati Uniti e naturalmente anche l’Italia, sono pronti a voler occupare la loro parte in quella regione del sistema solare che può essere raggiunta solo dalle nazioni più ricche ed industrializzate. Per raggiungere questi scopi sono necessarie alleanze, accordi e soprattutto intese che non compromettano le difficili relazioni internazionali di un mondo che in questo momento appare come un pericoloso braciere ardente.
E dunque, quello che dovrà essere cura del nuovo presidente dell’ASI, Teodoro Valente, è prima di tutto la creazione di una squadra di diplomatici che sostenga la sua politica estera, in un modo inequivocabile e determinato, perché l’ASI rappresenta una delle immagini che il Paese deve rivendicare.