Il Copasir ha approvato la relazione al Parlamento su Immuni, l’app scelta dal governo per la gestione del contact tracing nella fase 2 dell’emergenza coronavirus. La relazione è stata votata da tutti i presenti con la sola astensione del M5S.
Nel frattempo la ministra dell’Innovazione Paola Pisano(M5S) ha tentato nuovamente di sbrogliare i nodi ancora irrisolti.
Primo tra tutti, l’app non sarà pronta prima di fine maggio.
“Posso rassicurare il Parlamento e tutti i cittadini che non sussistono, neppure in astratto, rischi che i dati raccolti dall’app possono entrare nella disponibilità di soggetti stranieri o privati”, ha sottolineato la ministra Pisano, rispondendo al question time al Senato, specificando che l’infrastruttura sarà gestita dal pubblico, dalla società statale Sogei.
Confermando così quanto detto ieri anche dal commissario per l’emergenza Coornavirus, Domenico Arcuri, sulla App di contact tracing: “Il team del ministro Pisano insieme a quello del ministro Speranza e alla Sogei stanno lavorando alacremente, confido che i tempi che hanno dato possano essere rispettati. Io li sto supportando e sostenendo per quanto possa”.
BENDING SPOONS NON TRATTERÀ I DATI
Bending Spoons Spa, società sviluppatrice dell’app selezionata dalla task force del ministero dell’Innovazione, non tratterà dunque in alcun modo i dati raccolti dall’app. La società milanese ha dato la licenza dei codici in modo perpetuo allo Stato, ha ribadito la ministra Pisano.
La partecipazione cinese in Bending Spoons aveva destato infatti l’attenzione del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica presieduto da Raffaele Volpi, temendo il rischio dei nostri dati in mano a Pechino.
COME SARÀ L’APP
Il contact tracing in Italia è “reso possibile dalla legge”, ha poi aggiunto Pisano, precisando che il governo “ha agito in sintonia con forze parlamentari” e che la soluzione individuata dal suo dicastero è stata valutata positivamente anche dal garante privacy Antonello Soro.
L’app di tracciabilità “sarà scaricabile su base volontaria e gratuita. Raccoglierà codici anonimi o pseudonimizzati generati dall’app stessa scaricata sui cellulari, con assoluta esclusione dei dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti”.
IL VIA LIBERA DEL COPASIR
Tornando al via libera del Copasir alla relazione sulla app Immuni, a quanto si apprende, si sarebbe trattato di una promozione ‘con riserva’.
Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica — rileva l’Adnkronos —avrebbe infatti sollevato alcune criticità in relazione al possibile utilizzo dell’applicazione. A partire dalla definizione del ‘soggetto’ che avrà il compito di gestire l’app dal punto di vista operativo.
Un altro tema importante sollevato riguarda i dati dei cittadini: il Copasir suggerisce che tutta la tecnologia legata alla app (infrastrutture sia fisiche che immateriali) sia mantenuta in Italia senza ‘passaggi’ all’estero. Dunque, per il Comitato, il trattamento, la gestione dei dati e i server devono rimanere nella Penisola.
L’ASTENSIONE DELLA DEPUTATA (M5S)
L’unica ad astenersi al momento del voto è stata la deputata M5S Federica Dieni, la quale, secondo quanto apprende l’Adnkornos, avrebbe manifestato le sue perplessità circa le conclusioni della relazione approvata dal Comitato, ravvisando la presenza di considerazioni politiche di merito che, a detta della parlamentare grillina, andrebbero oltre le competenze del Copasir.
FDI ANNUNCIA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
“Come mai la maggioranza grillina si è astenuta nella relazione al parlamento del Copasir su Immuni? Forse la relazione sconfessa la versione del ministro Pisano?”. Ha sottolineato il responsabile Innovazione di FDI, deputato Federico Mollicone.
“Siamo certamente soddisfatti dei rilievi della relazione sulla sicurezza del dato informatico, il deposito in server nazionali delle informazioni raccolte e sul pericolo del crimine cyber. Non conosciamo, però, ancora le modalità di aggiudicazione e le risposte del ministro e della task force sono state ai limiti del grottesco”.
“Presenterò un’interrogazione al ministro Pisano e alla presidenza del Consiglio per chiedere chiarezza sugli aspetti ancora opachi relativi alla gara su Immuni, atto che invierò anche all’Autorità Nazionale Anticorruzione. Chi ha scelto Immuni?’
I DUBBI SULLA SELEZIONE
Proprio sulla scelta di Immuni, va ricordato che finora non state smentite le indiscrezioni secondo cui la ministra Pisano ha riferito al Copasir che la scelta di un’unica app (Immuni) anziché la sperimentazione delle due valutate dalla task force (Immuni e CovidApp), è stata del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che coordina i Servizi segreti.
APP IMMUNI PRONTA A FINE MAGGIO
In attesa di ulteriori delucidazioni sul processo di selezione, a chi chiede come mai in piena Fase 2, l’app di contact tracing non sia ancora disponibile, la ministra Pisano ha chiarito di aspettare il framework di Apple e Google.
Lo scorso 29 aprile Pisano ha annunciato in audizione al Senato un cambio di rotta: l’app Immuni avrebbe seguito l’approccio decentralizzato (più rispettoso della privacy) sviluppato da Apple e Google rispetto a quello centralizzato del consorzio Pepp-Pt.
“Apple e Google rilasceranno la versione del sistema operativo con il framework di Exposure Notification intorno al 15 maggio”.
Pertanto “l’obiettivo è rilasciare l’app intorno alla fine di maggio e al momento stiamo rispettando “la tabella di marcia” che ci siamo dati per essere pronti non appena la versione del sistema operativo sarà rilasciata dalle due società. Il codice sorgente sarà rilasciato su github come tutti i nostri progetti, sarà scaricabile dopo i test come in ogni progetto di questo tipo”.
MA SARÀ UTILE?
Dunque a fine maggio tutti gli italiani che lo vorranno potranno scaricare l’app Immuni che li avviserà se entrati in prossimità con una persona contagiata. Ma sarà una soluzione davvero efficace? Prima si diceva che almeno il 60% della popolazione avrebbe dovuto scaricarla per essere considerata utile, adesso la soglia è stata abbassata al 20/30%. Ma i dubbi sulla reale efficacia dell’app restano.
Come quelli manifestati da uno dei membri del gruppo 6 della task force del ministero dell’Innovazione (che ha selezionato l’app), professor Carlo Alberto Carnevale Maffè a un’intervista a Tpi.
“La soluzione tecnologica scelta non coincide con quella che abbiamo raccomandato come task force perché è lenta, farraginosa, in parte inefficace, imprecisa, insufficiente: ha tutti i possibili limiti, senza nessun effettivo miglioramento”.
Il membro della task force ha rivelato infatti di aver chiesto al governo: “Che il processo di contact tracing digitale, per forza nazionale ed europeo, si saldasse con quello locale che è già in corso ma è fatto manualmente. Ad oggi il Governo mantiene i due sistemi disconnessi. Non ha senso usare una app se le persone che fanno la caccia ai contagio sul territorio sono scollegate da quella app e sono troppo poche”.