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Google Antitrust

Android, ecco come Google cederà sulla privacy

Oggi Google ha annunciato di voler adottare un nuovo sistema per proteggere la privacy dei suoi utenti, in modo di limitare il tracciamento attraverso le app sugli smartphone con il sistema operativo Android, come già fatto da Apple

 

Sulla bilancia tra le app gratuite e i guadagni degli inserzionisti pubblicitari c’è l’ago della privacy degli utenti e Google sta cercando di rimanere nel mezzo.

Oggi il colosso di Mountain View ha annunciato che porterà anche su Android il progetto Privacy Sandbox.

“Il nostro obiettivo è lo sviluppo delle soluzioni pubblicitarie efficaci e che migliorino la protezione della privacy”, ha spiegato Google in un post sul suo blog.

“Queste soluzioni — spiega l’azienda nella nota — limiteranno la condivisione dei dati degli utenti con terze parti e funzioneranno senza identificatori tra app e app”.

La sperimentazione del nuovo sistema inizierà quest’anno. E la società sostiene che darà ad altre aziende tutto il tempo per adattarsi alle modifiche al suo software Android in un dialogo costante con sviluppatori e autorità di regolamentazione. Una frecciatina velata all’altro colosso tecnologico Apple.

Le modifiche apportate da Apple al suo software iOS su iPhone per consentire agli utenti di fornire o meno il ​​permesso agli inserzionisti di tracciarli hanno colpito le grandi società Internet.

Tutti i dettagli.

LA PRIVACY SANDBOX DI GOOGLE

Privacy Sandbox è l’iniziativa lanciata nel 2020 da Google che vede coinvolti esperti del web insieme ad aziende, associazioni di categoria, publisher e autorità di regolamentazione, con l’obiettivo di definire nuovi standard comuni per il web.

Lo scorso mese il colosso ha annunciato Topics, una nuova proposta di Privacy Sandbox per la pubblicità basata sugli interessi che prenderà il posto di Floc (raggruppamenti formati in base agli interessi comuni delle persone). Con Topics, il browser individua alcuni argomenti che rappresentano gli interessi principali emersi durante la navigazione dell’ultima settimana, basandosi sulla cronologia.

ESTESA AI DISPOSITIVI ANDROID

Con l’attività di Privacy Sandbox, sarà possibile fornire maggiore sicurezza ai dati condivisi durante l’utilizzo di uno smartphone o un tablet Android.

Come spiega Nicola Roviaro, Head of EMEA Data Privacy Specialists di Google, chiunque investirà in campagne pubblicitarie su piattaforme del colosso americano, comprese quelle che mirano ad Android, potrà ricevere ancora informazioni importanti sul pubblico da raggiungere. Senza che questo debba sacrificare parte della propria privacy.

Un esempio è la soluzione Federated Learning of Cohorts (FLoC) che si basa su algoritmi di machine learning che operano all’interno dei singoli dispositivi e che riescono ad elaborare modelli utili ai fini pubblicitari, facendo a meno di un profilo individuale completo.

SUPERARE I COOKIE

Secondo Google, questo è solo uno dei modi per superare la logica dei “cookie”, ovvero l’impronta di navigazione che un utente lascia in rete. Google calcola che quando i cookie di terze parti sono disabilitati, i publisher ricevono in media il 52% in meno delle entrate pubblicitarie previste.

L’obiettivo di Google è trovare un’opzione per garantire una maggior privacy per gli utenti, consentendo anche agli sviluppatori di continuare a realizzare entrate pubblicitarie.

LA STOCCATA AD APPLE

Nell’annuncio odierno, il colosso di Mountain View non ha risparmiato critiche velate al rivale Apple.

“Siamo consapevoli che altre piattaforme hanno adottato un approccio diverso per la gestione della privacy in ambito pubblicitario, limitando gli strumenti utilizzati da sviluppatori e inserzionisti. Ma senza prima fornire delle valide alternative, tali approcci rischiano di essere inefficaci e portare a risultati peggiori, sia per la privacy degli utenti che per il lavoro degli sviluppatori” si legge nel post sul blog di Big G.

COSA HA FATTO IL COLOSSO DI CUPERTINO

Il riferimento di Google è alle modifiche apportate da Apple al suo software iOS su iPhone. I controlli sui permessi di Apple – e, in definitiva, la decisione degli utenti di bloccare il tracciamento – hanno avuto un profondo impatto sulle società Internet che hanno costruito le attività sulla cosiddetta pubblicità mirata.

NE HA GIÀ RISENTITO META (FACEBOOK)

I cambiamenti di Apple, operativi dallo scorso anno, hanno già pesantemente influito sull’industria della pubblicità digitale, come dimostrato da Meta (Facebook). La società di mark Zuckerberg ha annunciato nella comunicazione dei risultati del quarto trimestre 2021 che subirà una perdita dei ricavi, quest’anno, di 10 miliardi di dollari. La notizia ha contribuito alla riduzione di oltre 300 miliardi di dollari della capitalizzazione di Meta.

Alla soluzione drastica di Apple, Google ha affermato che offrirà versioni in anteprima delle sue nuove proposte agli inserzionisti, prima di rilasciare una versione di prova più completa quest’anno.

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