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Aeolus

Aeolus, il cacciatore di venti dell’Esa pronto al rientro sulla Terra

Dopo quasi cinque anni nello spazio Aeolus, satellite dell'Agenzia spaziale europea (Esa), ha raccolto dati sul vento fino ad aprile 2023 utilizzando lo strumento Aladin realizzato da Leonardo con supporto dell'Asi. L'Esa ha programmato per il 28 luglio l'ammaraggio nell'Oceano Atlantico.

Dopo quasi cinque anni nello Spazio, Aeolus è pronto a rientrare sulla Terra.

Aeolus è il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) che, lanciato nel 2018 non più operativo dall’aprile 2023, si prepara a tornare dopo aver studiato la distribuzione dei venti di tutto il pianeta, da 30 km di altezza fino al suolo, con un’accuratezza mai raggiunta prima d’ora.

L’Esa è infatti nelle fasi finali dell’esecuzione di un “rientro assistito” del veicolo spaziale previsto il prossimo 28 luglio.

I risultati scientifici di Aeolus  sono andati ben oltre le più rosee aspettative; i dati raccolti sono stati distribuiti ai principali servizi di previsioni meteorologiche di tutto il mondo e il suo utilizzo ha comportato benefici economici del valore di oltre 3 miliardi e mezzo di euro, aprendo la strada a una nuova missione, Aeolus-2 che sarà lanciata entro il decennio.

Successi garantiti anche dalla tecnologia italiana presente a bordo, come lo strumento laser chiave Lidar (Light detection and ranging), ribattezzato Aladin (Atmospheric LAser Doppler INstrument), realizzato da Leonardo con il supporto dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).

Tutti i dettagli.

LE MANOVRE PER IL RIENTRO

La missione dei venti Aeolus dell’Esa rientrerà nell’atmosfera terrestre venerdì 28 luglio, “presumibilmente nel pomeriggio, (ora italiana), in un corridoio nell’Oceano Atlantico”, ha delineato il responsabile Esa della missione, Tommaso Parrinello

Le prime manovre inizieranno la settimana prossima, lunedì 24 luglio, come ha spiegato l’Esa nel media briefing del 19 luglio. Un’altra serie di comandi, che abbasseranno ulteriormente la quota del satellite, sarà inviata tre giorni dopo. Le ultime manovre sono previste dunque il 28 luglio e nelle 5 ore successive è atteso l’ammaraggio nell’oceano Atlantico.

LA MISSIONE

In orbita per quasi cinque anni, la missione ha avuto una serie di impatti positivi su numerosi aspetti: ha contribuito a rendere più accurate le previsioni meteo e migliorato la conoscenza dei fenomeni climatici e delle conseguenze legate al riscaldamento globale e all’inquinamento atmosferico. Secondo i dati riportati dalla missione, gli scienziati hanno ipotizzato che, in futuro, potrebbe aiutare a migliorare la previsione degli uragani, come pure a seguire e prevedere i movimenti delle polveri emesse, ad esempio delle eruzioni vulcaniche.

IL CONTRIBUTO DI LEONARDO

Un risultato raggiunto grazie allo strumento Aladin, di responsabilità del prime contractor Airbus Defefence and Space, che ha a bordo il più potente trasmettitore laser operante nell’ultravioletto (UV) mai costruito per un’applicazione spaziale. A realizzare il super trasmettitore laser ci ha pensato Leonardo in Italia, nei suoi stabilimenti di Pomezia alle porte di Roma e a Campi Bisenzio vicino Firenze, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

VERSO AEOLUS 2

Grazie a questo successo, l’Esa guarda ora ad Aeolus 2. Alla riunione ministeriale dell’Agenzia del novembre 2022, gli Stati membri hanno approvato i piani per una missione successiva a due satelliti, Aeolus 2, che dovrebbe essere lanciata alla fine del decennio in collaborazione con Eumetsat già finanziata con circa 7 miliardi di euro.

L’IMPEGNO DELL’ESA PER LA RIDUZIONE DEI DETRITI SPAZIALI

Infine, dopo i risultati raggiunti, per Aeolus si parla di “rientro da record sulla Terra: l’Esa tenterà di utilizzare il poco combustibile rimasto per effettuare una caduta controllata prima nel suo genere, dal momento che Aeolus era stato invece progettato per cadere sul nostro pianeta in maniera incontrollata” spiega l’Ansa.

“Non è mai stato fatto prima d’ora un tentativo di questo tipo, con un satellite progettato e costruito prima che venissero messe in atto le attuali normative internazionali sui limiti di rischio per il rientro” ha spiegato Simonetta Cheli, a capo dei programmi di Osservazione della Terra dell’Esa.

“La decisione presa dall’Esa un mese fa è la dimostrazione più tangibile del nostro impegno per rendere il più possibili sicure le missioni spaziali – aggiunge Parrinello – anche in maniera retroattiva: l’obiettivo è abbassare ulteriormente il rischio, già comunque molto piccolo”.

Per i funzionari dell’Esa questo rientro assistito rientra in un più ampio impegno per la sicurezza spaziale da parte dell’agenzia.

In occasione di un evento durante il Paris Air Show del mese scorso, i rappresentanti dell’Esa e dei produttori europei di satelliti hanno annunciato l’iniziativa Zero Debris Charter, un accordo per affrontare la crescita dei detriti spaziali. Il direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher e i dirigenti dei principali produttori europei di satelliti Airbus Defence and Space, OHB e Thales Alenia Space hanno dichiarato che svilupperanno congiuntamente una “Zero Debris Charter”, una carta con l’obiettivo generale di prevenire la creazione di nuovi detriti, in particolare in orbita terrestre bassa.

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