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Adyen

Adyen, tutti i segreti della società chiamata da eBay al posto di PayPal

La start up scelta da eBay per la gestione dei pagamenti è un “unicorno” olandese da 2,3 miliardi di dollari. Ma per gli analisti PayPal può restare competitiva. L’approfondimento di Patrizia Licata Basta visitare il sito Internet di Adyen per capire come si presenta al mercato l’azienda olandese che eBay ha scelto al posto di…

Basta visitare il sito Internet di Adyen per capire come si presenta al mercato l’azienda olandese che eBay ha scelto al posto di PayPal per gestire dal 2020 i suoi pagamenti back-end (l’elaborazione “dietro le quinte” dei processi di pagamento ai venditori): in homepage scorre un video accattivante, simbolo di un business veloce e innovativo che vuole rendere i pagamenti sempre più facili e adattabili a un’economia digitale in evoluzione. Il tweet con cui la città di Amsterdam ha salutato l’accordo di Adyen col colosso americano delle aste online completa il quadro: messaggio di congratulazioni, link alla notizia della partnership con eBay e foto del Ceo di Adyen, Pieter van der Does, con la citazione “Amsterdam terreno fertile per start up di successo”.

IL BUSINESS E I CLIENTI DI ADYEN

Il Ceo der Does Adyen ha fondato Adyen ad Amsterdam nel 2006 insieme al Chief technology officer Arnout Schuijff; entrambi avevano lavorato per Bibit, gigante dei servizi di pagamento internazionali acquisito dalla Royal Bank of Scotland nel 2004. Adyen ha firmato il suo primo contratto con un cliente globale, Groupon, nel 2009. Oggi l’azienda olandese si definisce “l’unico fornitore di un moderna infrastruttura end-to-end che collega direttamente ai metodi di pagamento preferiti dai consumatori in tutto il mondo” (200 metodi di pagamento e 150 valute). Nel 2013, Adyen registrava sulla sua piattaforma per i pagamenti transazioni per un valore di 14 miliardi di dollari, per poi crescere a 25 miliardi nel 2014, 50 miliardi nel 2015 e 90 miliardi di dollari nel 2016. Nel 2016 il fatturato è di 727 milioni di dollari, contro i 365 milioni del 2015. I dipendenti sono 500, i clienti più di 4.500, “incluse 8 delle 10 maggiori Internet companies degli Stati Uniti”: nella lista figurano Facebook, Uber, Netflix, Spotify, L’Oreal, Burberry, WeWork, Sephora, Symantec e Microsoft. Adyen integra nella sua offerta l’analisi dei dati delle transazioni e uno strumento di analisi del rischio, RevenueProtect, che aiuta i merchant a contrastare le frodi.

UNICORNO VERSO L’IPO

Index Ventures è stato il primo grande investitore di Adyen (15 milioni di dollari nel 2011), ma la start up olandese ha ricevuto il sostegno finanziario anche di General Atlantic (250 milioni di dollari nel 2014) e Iconiq Capital: le tre società sono i suoi “lead investor”. Dopo l’ultimo round di investimenti guidato da Iconiq Capital (la cifra non è stata svelata), la società viene valutata 2,3 miliardi di dollari ed è a pieno titolo un “unicorno” (start up tecnologica che vale più di 1 miliardo di dollari). Iconiq è un fondo che gestisce investimenti per conto di ricchi imprenditori della Silicon Valley come Mark Zuckerberg di Facebook, il Ceo di LinkedIn Reid Hoffman e Jack Dorsey di Twitter. Indiscrezioni di mercato dicono che Adyen si prepari alla quotazione già entro la fine del 2018, anche se il Ceo der Does non ha fornito conferme ufficiali.

PAYPAL SI ATTREZZA

PayPal è ovviamente ancora un fornitore di servizi di pagamento affidabile, funzionale e con un business globale (in oltre 200 paesi, copre circa 25 valute). Ha un fatturato di 13 miliardi di dollari nel 2017 (+21%), almeno 15 miliardi previsti per il 2018, e un volume totale delle transazioni di 131,4 miliardi (+32%) solo nel quarto trimestre 2017. In più PayPal offre un servizio a trecentosessanta gradi: con PayPal si può scambiare denaro tra parenti e amici, saldare le fatture per una prestazione di lavoro o pagare beni e servizi acquistati con l’ecommerce, in modo sicuro. Negli anni sono emersi però tanti concorrenti, tra cui Square, Stripe, iZettle. Alcune società, come Adyen, sono start up altamente innovative con tecnologie e interfacce nate nell’era dell’omnichannel, in cui il consumatore vuole pagare con la stessa facilità dal computer, dallo smartphone, dal tablet o nel negozio. Ma PayPal si è data da fare per rinnovarsi: possiede per esempio Venmo, una app per i pagamenti peer-to-peer negli Stati Uniti che ha elaborato transazioni per 35 miliardi di dollari nel 2017, con una crescita del 97%, trainata dall’uso tra i più giovani. Buona parte del business di PayPal dipende ancora da eBay (da cui si è separata nel 2015, dopo essere stata acquisita nel 2003), ma ci sono altre alleanze importanti, con Google, Apple, Mastercard, Visa e JPMorgan Chase. “La piattaforma PayPal per i pagamenti ha un valore enorme, funziona in due direzioni, è difficile da replicare e garantisce a PayPal un effetto rete fortissimo”, secondo Glenn Greene, analista di Oppenheimer. “PayPal continua ad essere competitiva”. Senza contare che il commercio si sposta sempre più dai negozi fisici al mondo online: c’è posto per tutti.

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