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Spid

Addio Spid? I piani del governo, i pareri degli esperti

Spid: gli obiettivi dichiarati del governo e il giudizio (contrario) di analisti e prof.

 

Addio Spid. È la notizia che arriva dall’iniziativa di Fratelli d’Italia, che lo scorso fine settimana ha festeggiato i suoi primi 10 anni di vita in Piazza del Popolo, ai 30 milioni di cittadini hanno ottenuto la propria identità digitale.

BUTTI: “SPEGNERE LO SPID IN FAVORE DELLA CARTA DI IDENTITÀ DIGITALE”

La proposta arriva da Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica. “Cerchiamo di spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica amministrazione”, ha detto dal palco di Fratelli d’Italia. L’idea di Butti è che la CIE, cioè la carta di identità elettronica, debba andare gradualmente a sostituire lo Spid, perché, a suo dire, sarebbe tra poco utilizzato tra gli anziani per le difficoltà legate all’ottenimento e all’accesso. Con la carta d’identità elettronica, che diverrà “unica identità digitale”, dovrebbe essere, invece, tutto più semplice.

OLTRE 30 MILIONI DI CITTADINI HANNO LO SPID

L’avversione di Butti nei confronti dello Spid non è una novità. Già prima del lockdown aveva lamentato che il sistema Spid fosse complesso e, in buona sostanza gestito in concessione dai privati, e dunque a pagamento. La carta d’identità, oltre ad essere gratuita, è in mano al ministero dell’Interno e ai Comuni. Nel mentre, però, la pandemia ha favorito la diffusione dello Spid, strumento indispensabile per dialogare con la Pubblica Amministrazione, accedere ai servizi e richiedere le prestazioni di sostegno al reddito pensate per supportare i cittadini in un periodo così difficile. Circa 30 milioni di cittadini hanno creato la propria identità digitale, oltre 120 mila amministrazioni l’hanno già adottato e numerose realtà private per la verifica dell’identità.

QUINTARELLI (IDEATORE DELLO SPID): “LA COSA PIÙ SIGNIFICATIVA FATTA PER LA DIGITALIZZAZIONE DEL PAESE NEGLI ULTIMI 25 ANNI”

Dal suo profilo su Mastodon (non ha più Twitter dall’arrivo di Elon Musk) Stefano Quintarelli, “ideatore e padre normativo” di Spid, difende la sua creatura. “Molte persone mi hanno chiesto in privato cosa penso del preannunciato spegnimento di SPID da parte del governo – si legge sul suo profilo -. Le ragioni per cui ritengo Spid la cosa più significativa fatta per la digitalizzazione del paese negli ultimi 25 anni le ho spiegate qui”. L’informatico, presidente fino allo scorso 7 novembre 2021 del Comitato di indirizzo di Agenzia per l’Italia digitale, rimanda chi gli chiede la sua opinione alla lista di FAQ che ha preparato in materia. “Spid serve a farsi riconoscere con valore legale da un servizio online della Pubblica Amministrazione e/o di privati e ad accedere ai servizi pubblici online degli altri Stati UE – si legge alla prima risposta -. Di per sé non è un documento d’identità ma quando la Legge impone alla Pubblica Amministrazione di controllare il documento d’identità di chi accede a un servizio, identificarsi con SPID equivale anche a presentarlo”.

MATTEO FLORA: “SPID PARTE DI UN FRAMEWORK EUROPEO”

In difesa di Spid anche Matteo Flora, analista e docente di questioni cyber, che dal suo account Twitter ironizza sulla proposta del sottosegretario Butti, ricordando che in questo periodo i cip presenti all’interno della Carta di Identità elettronica non sono di facile reperibilità: “Dopo le facciate prese a livello europeo sul POS, quanto ci metteranno i meloncini a capire che: 1. Non ci sono chip per la CI elettronica, 2. Ce ne sono in giro meno che Lamborghini, 3. SPID è parte di un framework europeo? Si accettano scommesse. Si preannunciano schiaffi”.

FUGGETTA: “RIFORMARE SPID NON ELIMINARLO”

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il prof. Alfonso Fuggetta, ordinario di informatica presso il Politecnico di Milano. “Leggo che vogliono eliminare lo SPID. Come al solito in questo paese non si ragiona. Prima pareva fosse la soluzione di tutti i problemi (falso). Adesso lo si vuole eliminare (insensato). È un tassello (uno) utile. Possiamo migliorarlo? Certo. Ma che c’entra eliminarlo?”, scrive su Twitter. E poi aggiunge: “Siamo un paese che da decenni discute di carte digitali, identità, tessere varie e quasi mai di interoperabilità, servizi e processi delle PA”. Inoltre, secondo il prof. Fuggetta, la riforma dello SPID e/o il rilancio della CIE non è una priorità. “C’e anche una app. Cieid. Ma le questioni sono due: 1. La CIE non è ancora disponibile per tutti. 2. La razionalizzazione delle card (CIE, CNS) e delle identità andrà fatta. Ma adesso non è certo una top priority. Quel che lascia perplessi è che si parli solo di questi temi”.

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