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Limiti Elettromagnetici

5G, ecco come il governo limiterà i limiti elettromagnetici

Riguardo l'implementazione del 5G, l’Italia ha i limiti di emissione elettromagnetica più bassi d’Europa. Telco ma anche istituzioni sembrano concordare sulla necessità di un adeguamento ai parametri Ue. E il governo sta approntando un pacchetto di provvedimenti da 1,5 miliardi di euro compreso l'innalzamento dei limiti da 6 a 30 v/m. Tutti i dettagli

Il governo pronto a mettere mano ai limiti elettromagnetici, individuati tra gli ostacoli che stanno rallentando la roadmap italiana del 5G.

“L’Italia, nonostante un alto livello di copertura 5G, vede uno sviluppo di progetti molto lento” evidenzia Agenda digitale. Ancora: “A quasi quattro anni dell’accensione della rete 5G in Italia – non sembrano nemmeno lontanamente alla portata della vita quotidiana. Tant’è che il 5G non ha rappresentato alcuna reale spinta per gli smartphone (che per la prima volta sembrano in crisi di vendite) e nessuno sembra fare la fila per attivare un abbonamento 5G al posto di quelli 4G” si interrogava il Corriere in un approfondimento a inizio marzo.

E tra le cause di questa “mancata rivoluzione” della rete mobile 5G c’è anche la soglia dei limiti di emissione elettromagnetica italiana, la più bassa in Europa.

Al momento in Italia i limiti sono a 6 volt per metro quadrato, soglia fissata ben 20 anni fa e 10 volte inferiore a quella applicata nei paesi dell’Unione europea, tra cui Germania, Francia e Spagna, con i quali il nostro paese è in competizione sul mercato globale delle esportazioni. Tuttavia, per associazioni di cittadini e organizzazioni, come Legambiente, i limiti elettromagnetici non vanno modificati.

Parlando dell’implementazione del 5G in una recente intervista a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Digit’Ed, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti aveva sostenuto che “un punto di equilibrio tra esigenze di salute pubblica e sviluppo può essere rappresentato dall’allineamento dei limiti italiani a quelli europei”.

E ora il governo sta studiando modifiche al Codice delle comunicazioni e un Dl da 1,5 miliardi che prevede, tra le altre cose, limiti all’elettrosmog più alti, riporta il Sole 24 Ore.

Tutti i dettagli.

IN ITALIA I LIMITI ELETTROMAGNETICI PIÙ RIGIDI IN EUROPA

Come già detto, il nostro paese ha i limiti di emissione elettromagnetica più bassi d’Europa, un tassello considerato da molti addetti ai lavori imprescindibile per lo sviluppo di una vera rete 5 G in Italia.

“I limiti in Europa variano tra i 39 V/m e i 61 V/m a seconda delle frequenze (da 800 Mhz a oltre 2 Ghz). In Italia il Dpcm 8 luglio 2003 fissa il limite di esposizione (20 V/m) nonché il cosiddetto «valore di attenzione e obiettivo di qualità», che è pari a 6 V/m e 0,1 Watt/mq. Gli standard negli altri Paesi Ue sono 61 V/m e 10 Watt/mq. Questa restrizione ha causato nel corso degli ultimi decenni un aumento del numero di stazioni di trasmissione e antenne sul territorio italiano: per coprire l’intero Paese, gli operatori hanno dovuto installare molte più antenne e tralicci” spiega il Corriere.

Da tempo gli operatori telefonici hanno esortato l’esecutivo a intervenire sulla revisione dei limiti di campo elettromagnetico, nel rispetto della salute pubblica e dell’ambiente, uniformandoli ai vicini europei, per non restare indietro nella corsa al 5G.

I SOLLECITI DELLE TELCO

«Portiamo tutto almeno al limite dei 20 V/m che già esiste in Italia. Avrebbe senso e si farebbero investimenti più efficienti e coperture migliori» ha dichiarato al Corriere Andrea Missori, Ceo di Ericsson Italia.

“Questo rimane uno dei maggiori ostacoli per la transizione digitale al 5G. Limiti elettromagnetici così stringenti sono un ostacolo alla competitività del nostro Paese e allo sviluppo delle infrastrutture digitali” ha evidenziato su CorCom Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni esterne, Comunicazione e Sostenibilità di Inwit, la società delle torri che si occupa di infrastrutture per la connettività mobile e le tlc. “Secondo uno studio del Politecnico di Milano e Cnr del 2019 (quindi i dati sono ora senz’altro peggiorati), la percentuale di impianti in cui i limiti Cem italiani non consentivano una espansione 5G era pari al 62%” ha ricordato ancora il manager di Inwit su CorCom.

LA PROPOSTA DI INWIT

Ancora, secondo Michelangelo Suigo “Limiti così stringenti portano all’impossibilità di condividere infrastrutture tra più operatori, determinando la necessità di molte nuove infrastrutture e anche ad un maggiore sfruttamento dell’ambiente. Mi sento comunque di rimanere ottimista, sono certo che presto si comprenderà l’importanza di un adeguamento dei limiti, se non vogliamo rimanere indietro rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea”.

Dopodiché, sempre a Corcom, il manager di Inwit avanza una proposta: “la soluzione equilibrata potrebbe essere una rimodulazione dei limiti attuali, non necessariamente ai massimi livelli europei, ma scegliendo la soluzione più adatta al territorio italiano, e superare così  gli ostacoli all’implementazione delle reti 5G”.

L’AUSPICIO DI ASSTEL

Anche Asstel, l’associazione aderente a Confindustria che riunisce al suo interno i gestori della filiera telecomunicazioni, ha chiarito più volte la necessità di armonizzare i limiti elettromagnetici. Come ribadito nel suo ultimo rapporto annuale: “Le linee guida internazionali sono particolarmente cautelative perché applicano un fattore di riduzione di ben 50 volte alla potenza elettromagnetica che potrebbe produrre degli effetti nocivi. La normativa italiana applica un ulteriore margine cautelativo di 100 volte, portando complessivamente a 5.000 il fattore di riduzione applicato nel nostro Paese”.

 

 

LA POSIZIONE DEL GOVERNO

Infine, come ricorda Key4biz, “per innalzare i limiti è necessario raggiungere un accordo fra tre ministeri (Mimit, Salute e Ambiente, quest’ultimo titolare dei rapporti con le Arpa regionali) nonché aspetti di antitrust. Insomma, non è affatto semplice intervenire e senza l’accordo di diversi enti non si va da nessuna parte”.

Ma il governo Meloni sembra deciso a intervenire sul tema.

PREVISTO INNALZAMENTO DEI LIMITI ELETTROMAGNETICI DA 6 A 30 VOLT PER METRO NEL DL

“Il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) sta preparando un decreto legge, con misure prevalentemente di spesa (e per questo ancora da definire con il ministero dell’Economia) e un decreto legislativo con un riassetto del Codice delle comunicazioni elettroniche” rivela oggi il Sole 24 Ore.

Nell’ambito del pacchetto, la bozza, pubblicata da CorCom, prevede il limite elettromagnetico potrebbe essere innalzato a 30 volt per metro nelle aree più trafficate, rispetto all’attuale limite di 6 volt.

“Un innalzamento degli attuali limiti fissati a 6V/m, rimanendo sempre ben al di sotto del limite europeo di 60V/m, ad esempio 30V/m, garantirebbe il miglioramento della qualità del servizio (in termini di copertura) fin da subito, con effetti positivi sui cittadini in termini di voce e dati, riducendo l’impatto economico sugli operatori e la proliferazione di antenne sul territorio” recita il documento.

Ancora, “Il 62% dei siti esistenti nelle aree urbane — prosegue la bozza — è risultato non aggiornabile al 5G a causa dei limiti di emissione. Gli extra costi per sviluppare la copertura 5G a causa dei limiti stringenti che obbligano alla reingegnerizzazione dei siti esistenti o al reperimento di nuovi siti sono di circa 1,3 miliardi per Operatore”.

Pertanto, “Aumentare gli attuali limiti rimanendo sotto i valori europei di emissione avrebbe il duplice vantaggio di rassicurare i cittadini più timorosi e venire incontro alle loro giuste preoccupazioni nella considerazione tecnica che più aumentano le potenze dei tralicci e meno emettono i dispositivi mobili che ogni cittadino porta con sé”.

ISTITUZIONE DI UN RETE DI MONITORAGGIO NAZIONALE IN CAPO ALLA FONDAZIONE UGO BORDONI

Infine, la bozza di Dl prevede che “all’aumento dei valori di riferimento” si proceda a seguito di un‘attività di monitoraggio sui valori reali di di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico ambientali, e gli attuali livelli di emissioni delle reti mobili svolta entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge dalla Fondazione Ugo Bordoni in collaborazione con le Agenzie Regionali per protezione Ambientale”.

A tal fine si istituirà alla Fondazione Ugo Bordoni, “di intesa con le articolazioni territoriali del Ministero delle imprese e del Made in Italy e la collaborazione delle Agenzie Regionali per protezione Ambientale, una rete di monitoraggio nazionale”. Quest’ultima avrà “lo scopo di informare in modo corretto ed efficace la cittadinanza sui livelli di campo elettromagnetico effettivamente presenti sul territorio, fornire alle Regioni ed agli enti locali dati e informazioni utili per migliorare il processo di localizzazione e controllo degli impianti sorgenti di campi elettromagnetici al fine di mitigare l’impatto elettromagnetico”.

Per finanziare questa attività il governo ha previsto 500mila euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2025.

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