Non si arrestano tensioni e negoziazioni tra i soci di Sia, con fibrillazioni sempre meno latenti in particolare fra Cassa depositi e prestiti (in sintonia con Poste Italiane) e le banche azioniste di Sia.
Secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine, a sorpresa Cdp e F2i avrebbero chiesto dati al cda di Sia per approfondire le varie opzioni strategiche: Ipo o operazioni straordinarie.
Una mossa ben poco gradita ai consiglieri espressione degli istituti di credito. Ma andiamo con ordine.
CHE COSA FA SIA
Sia opera a livello europeo nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati a istituti di credito, banche centrali, imprese e pubbliche amministrazioni.
LE TENSIONI TRA I SOCI
Nel governo, in Cdp e in Poste Italiane si punta a un campione nazionale fra Nexi e Sia. E per questo ci sono tensioni tra gli azionisti di Sia e tra alcuni soci con i vertici della società.
CHI SONO I SOCI DI SIA
Il maggior azionista di Sia è il veicolo Fsia Investimenti (che vede Fsi Investimenti di Cdp al 70% e Poste Italiane al 30%) con il 49,48%, seguito da F2i con il 17,05%, dal fondo Hat Orizzonte (8,64%) e dal gruppo di banche storicamente presenti nella compagine: Banco Bpm (4,82%), Intesa Sanpaolo (4,05%), Unicredit (3,97%), Mediolanum (2,85%), Deutsche Bank (2,58%).
LE MIRE DI CDP
La Cdp (controllata dal Tesoro) e Poste Italiane puntano a creare un campione nazionale a partire da Sia. Obiettivo della Cassa? Rendere sempre più competitiva la società e con un maggior respiro europeo. Una prospettiva che prevede il coinvolgimento della società Nexi, che ha avviato formalmente la procedura di quotazione in Borsa.
LE TENSIONI IN SIA
Ma non tutti sono d’accordo con l’auspicio di Cdp in casa di Sia. Le banche (Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediolanum, Deutsche Bank) sono pro Ipo e per un’azienda indipendente da singoli azionisti-clienti, cioè da Poste Italiane e istituti di credito.
LE IPO PREFERITE DALLE BANCHE
Per questo le banche, azioniste sia di Nexi che di Sia, gradiscono far cassa subito con le due Ipo, bisbiglia chi nel governo e nelle società controllate dal Tesoro lavora a un grande polo nazionale Sia-Nexi.
CHE COSA HA DETTO CORDONE
“Non c’è un file aperto su Nexi”, ha detto nei giorni scorsi Nicola Cordone, amministratore delegato di Sia, presentando il piano triennale. Cordone ha spiegato che, puntando sia alla crescita all’estero, l’operazione Nexi “non va nella direzione che dobbiamo perseguire: se però fosse decisa dai soci per irrobustirci, può diventare interessante. Ma sarebbe un passo intermedio per arrivare là”, cioè per crescere in Europa. Una posizione più allineata a quella delle banche, tanto che – come ha scritto oggi “Affari & Finanza” di Repubblica – Cordone al momento è gradito per lo più agli istituti di credito soci di Sia.
I RUMORS SULLA FRANCESE CGI
Cordone ha sottolineato – presentando il piano triennale lo scorso 20 febbraio – che Sia può investire in queste operazioni autonomamente fino a circa 500 milioni di euro, aumentando la leva finanziaria che a fine 2017 vedeva un rapporto di 2,3 volte tra posizione finanziaria e ebitda. Sia al momento è in short list per una acquisizione in Portogallo e una in Austria: le offerte finali per le due operazioni sono previste entro l’estate. Rumors di mercato raccolti da Start aggiungono che la vera preda nelle intenzioni di Sia sarebbe la francese Cgi.
LE FIBRILLAZIONI UNICREDIT-CDP
Ma le tensioni negli ultimi giorni si sono acuite per il caso Unicredit che sta movimentando i vertici di Cdp. In questi giorni il veicolo FSia Investimenti (controllato da Cdp Equity e partecipato da Poste), dando esecuzione a quanto previsto dagli accordi di co-investimento iniziali, ha esercitato l’opzione call sulle quote in mano a Intesa Sanpaolo (3,97%) e Unicredit (3,97%), mettendo sul piatto una cifra complessiva vicina agli 80 milioni.
IL NO GRAZIE DI MUSTIER ALLA CASSA
Mossa e importo che – come svelato Andrea Montanari di Mf/Milano Finanza – “avrebbe fatto storcere il naso alle banche, in particolare a quella guidata dall’ad, Jean Pierre Mustier, visto che il valore attuale delle partecipazioni, grazie alla crescita poderosa di Sia, è decisamente superiore e si attesterebbe in 70-80 milioni per singola quota (3,97%)”. Una risposta che avrebbe innervosito non poco i vertici di Cdp. Per questo in ambienti finanziari si paventano potenziali ripercussioni nei rapporti anche di business tra il gruppo controllato dal Tesoro e la banca.
TUTTI I DETTAGLI SULLE TENSIONI
Ovviamente, le parti in causa stanno cercando di trovare la soluzione meno indolore anche perché, almeno per quel che riguarda Unicredit, c’è una partita indirettamente aperta con Sia che dovrebbe chiudersi a breve: La banca milanese controlla, infatti, il 50,1% di Card Complete, il competitor austriaco del gruppo guidato da Cordone che è finito sul mercato. E proprio Sia è particolarmente interessato al dossier da 400 milioni (in parallelo prosegue l’asta per la portoghese Sibs). Una partita incrociata di non facile risoluzione”, ha aggiunto Mf.