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Fintech, tutti i pensieri e le azioni di Consob e Tesoro

Il report della Consob, il comitato avviato dal ministero dell’Economia e molto altro. Il punto di Sebastiano Torrini per Start Magazine L’Italia è ancora in ritardo sul Fintech. “Colpa” della mancanza di “adeguate risorse umane e finanziarie” ma anche della “capacità di comprendere appieno che la risposta al fenomeno del Fintech e della digitalizzazione non…

L’Italia è ancora in ritardo sul Fintech. “Colpa” della mancanza di “adeguate risorse umane e finanziarie” ma anche della “capacità di comprendere appieno che la risposta al fenomeno del Fintech e della digitalizzazione non può rivelarsi efficace se si basa esclusivamente su una diversificazione dei canali distributivi”. È quanto emerge dal primo volume di uno studio pubblicato da Consob all’interno di una Collana editoriale dedicata al tema dell’impatto dei processi di digitalizzazione sul settore dei servizi finanziari in cui si evidenzia come siano soprattutto le banche più grandi a investire per attrezzarsi alle sfide del digitale e delle nuove tecnologie. Al contrario degli istituti italiani che sono, invece, come accennato, ancora in ritardo.

DOVE NASCE IL RITARDO ITALIANO

L’analisi Consob cita il focus sull’Italia dello studio PwC 2017 (20 operatori intervistati, di cui il 75% banche e il 15% Fintech) il quale conferma che il nostro Paese è indietro ma al contempo testimonia “l’avvio un percorso di collaborazione tra banche e Fintech”. L’analisi del contesto fa emergere “anche in Italia, in linea con quanto riscontrato all’estero, uno sviluppo maggiore del fenomeno Fintech tra gli intermediari finanziari di più grandi dimensioni”, gli unici ad aver avviato “processi consistenti di ridefinizione del business model”. In particolare, la ricerca evidenzia due aree di attenzione che emergono dal confronto tra i risultati delle interviste degli operatori italiani e del resto del campione: “La prima è che si prevedono ritorni inferiori (10% contro il 20%) dai progetti correlati alle Fintech; la seconda è che le realtà italiane sono meno propense ad abbracciare la natura disruptive delle Fintech (36% contro il 56%) e a investire in risorse interne per l’innovazione. Emerge, al contempo, che le banche italiane stanno investendo, in misura superiore rispetto al contesto globale, in tecnologie abilitanti che possono aiutare a ridurre il gap, come ad esempio le tecnologie utili ai fini della valorizzazione del patrimonio informativo (data analytics), sulla cybersecurity e sulla blockchain”.

LE RIFLESSIONE DA FARE

“Queste evidenze – ammette l’organo di vigilanza della borsa – forniscono un contributo alla riflessione in corso a livello internazionale in merito all’opportunità e modalità di definizione di una cornice entro cui sviluppare una architettura della regolamentazione più flessibile ed idonea alla evoluzione di contesto, oltre che ispirata in maggior misura ad un approccio ‘activity based’, in luogo di quello di tipo ‘entity based’, attualmente applicato a larga parte delle attività finanziarie svolte dagli intermediari e sui mercati finanziari assoggettati a regole di vigilanza”. Il fatto che la normativa, ad oggi, “non si riveli pienamente neutrale rispetto al tipo di operatore finanziario o al tipo di tecnologia e canale di intermediazione finanziaria utilizzati, costituisce un tema rilevante, non solo perché influenza le condizioni competitive all’interno del settore finanziario, da cui possono discendere una serie di effetti sui singoli operatori finanziari e a livello sistemico, ma anche in considerazione delle possibili conseguenze in termini di efficace ed efficiente allocazione delle risorse finanziarie all’interno del sistema economico, nonché di tutela della clientela e di prevenzione e controllo di atti illeciti”.

VIA LIBERA DEL MEF AL COMITATO DI COORDINAMENTO SUL FINTECH

Allo scopo di favorire l’introduzione di servizi e modelli operativi innovativi nel settore finanziario e assicurativo basati sulle tecnologie digitali è stato istituito nel frattempo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze il Comitato di coordinamento per il Fintech. Il Comitato è nato con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Ministero dell’Economia e delle Finanze, Banca D’Italia, Consob, Ivass, Agcm, Garante per la Protezione dei dati personali, Agenzia per l’Italia Digitale e Agenzia delle Entrate. “L’iniziativa consolida il processo di collaborazione già in atto tra le autorità e le amministrazioni pubbliche nell’ambito del tavolo di lavoro dedicato al Fintech, avviato a luglio dello scorso anno, orientato al confronto diretto con gli operatori del comparto delle tecnologie e del settore finanziario e assicurativo – spiega il Mef in una nota –. Il Comitato ha lo scopo di sviluppare una visione complessiva del settore al fine di favorirne la crescita e di garantire adeguati livelli di tutela dei consumatori, della stabilità e della concorrenza, fermi restando i compiti di carattere amministrativo o autorizzativo delle singole Amministrazioni aderenti al protocollo. Con l’istituzione del Comitato si dà attuazione anche in Italia al Piano d’azione Fintech della Commissione europea, che prevede iniziative dei singoli Stati membri per facilitare l’innovazione attraverso pratiche di coordinamento tra i supervisori, di disseminazione dell’informazione sulle tecnologie innovative e di definizione di regole che facilitino l’affermazione del comparto”.

 

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