Alla Cina non piace che i gruppi stranieri attivi nei pagamenti elettronici mettano becco nel proprio mercato del valore di 124 trilioni di dollari nel solo 2017.
Nei giorni scorsi la Banca centrale cinese ha rifiutato di riconoscere le richieste presentate da due colossi del settore come Visa e Mastercard, di elaborare pagamenti anche in valuta locale, malgrado Pechino abbia formalmente rimosso gli ostacoli internazionali alla partecipazione al suo mercato dei pagamenti elettronici.
VISA E MASTERCARD SPINGONO PER ENTRARE NEL MERCATO CINESE DA ALMENO UN DECENNIO
Gli sforzi di Visa e Mastercard per entrare in Cina risalgono ad almeno un decennio fa. Nel 2012 l’Organizzazione Mondiale del Commercio sanzionò la discriminazione della Cina nei confronti dei fornitori di pagamento stranieri, quasi due anni dopo la presentazione di reclami da parte del governo degli Stati Uniti. Le nuove regole redatte dai cinesi e pubblicate nel 2017 miravano a risolvere il problema. Tanto che a novembre, American Express è diventato il primo operatore di carte di credito estero ad ottenere l’approvazione iniziale per creare una società di compensazione delle carte bancarie in Renminbi, la valuta locale. Tuttavia, l’approvazione concessa ad Amex riguardava una nuova joint venture paritaria con un partner cinese, malgrado le regole consentissero di creare imprese interamente di proprietà straniera.
BARRIERE DI CARATTERE INFORMATIVO IMPEDISCONO L’INGRESSO DI OPERATORI STRANIERI
I ritardi nell’adeguamento da parte delle autorità cinesi agli standard internazionali per consentire l’ingresso di società estere nel mercato interno, sono dovuti principalmente a barriere di carattere informativo, come hanno evidenziato le stesse aziende che hanno provato ad accedere. Sebbene Visa e Mastercard abbiano presentato domanda alla People’s Bank of China più di un anno fa, la PBoC – il maggior azionista di UnionPay che ha di fatto il monopolio dei pagamenti con carta di credito nel paese – non ha formalmente riconosciuto queste domande, secondo alcune fonti raccolte dal Financial Times. Ciò in un periodo storico che vede contrapposte Washington e Pechino sul piano commerciale – con una guerra a colpi di dazi doganali – attualmente in un periodo di tregua che però scadrà il prossimo 2 marzo.
LA POSIZIONE DOMINANTE DI UNIONPAY IN CINA GLI HA PERMESSO DI GUADAGNARE UNA QUOTA DI MERCATO GLOBALE DEL 36 PER CENTO
In realtà non si sa con chiarezza cosa abbia spinto le autorità cinesi a rigettare le domande di Visa e Mastercard. Le fonti interpellate da Ft ipotizzano che possa trattarsi di un discorso legato alla guerra commerciale in atto tra i due paesi oppure, visto che Amex è stata comunque ammessa, dal fatto che quest’ultima azienda sia più piccola delle altre e abbia quindi un impatto più limitato sul mercato. In ogni caso, la posizione dominante di Unionpay in Cina gli ha permesso di guadagnare una quota di mercato globale del 36 per cento nei pagamenti con carta di credito, rispetto al 32 per cento di Visa e al 20 per cento di Mastercard, ha sottolineato un’indagine del gruppo di ricerca Rbr specializzato proprio nel settore dei pagamenti.