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Fintech

Fintech: le aziende su cui investire, in un mondo cashless

Rivoluzione Fintech: le nuove aziende su cui scommettere ed investire  dopo il boom dell’ e-commerce e dei pagamenti elettronici.   L’Unione tra finanza e tecnologia sta sfidando il mercato tradizionale, il vecchio contante sembra essere arrivato al declino. La grande rivoluzione del Fintech trova in una delle sue ramificazioni , l’e-commerce, un cavallo su cui…

Rivoluzione Fintech: le nuove aziende su cui scommettere ed investire  dopo il boom dell’ e-commerce e dei pagamenti elettronici.

 

L’Unione tra finanza e tecnologia sta sfidando il mercato tradizionale, il vecchio contante sembra essere arrivato al declino. La grande rivoluzione del Fintech trova in una delle sue ramificazioni , l’e-commerce, un cavallo su cui puntare per attuare radicalmente quel processo di trasformazione della Finanza del XXI secolo.

FintechSecondo Goldman Sachs, intorno al Fintech, si aggira un bacino di ricavi stimato intorno ai 4,7 miliardi di dollari.
Secondo uno studio di Alliance Bernstein, quest’anno le transazioni telematiche toccheranno i 2,4 trilioni di dollari, ma fra soli tre anni arriveranno a 4 trilioni (con una crescita annua del 20%) accaparrandosi circa il 14,6% della spesa retail globale. Un modo per sconfiggere anche tutta l’economia sommersa, per combattere l’evasione fiscale e per ottenere più trasparenza sui pagamenti.

Ci stiamo avviando in un mondo senza contanti, il cosiddetto cashless. I grandi circuiti di pagamento del mondo occidentale sono Visa, Mastercard, American Express Paypal e Square. In Cina invece troviamo Alipay. Nel Paese del Dragone il mercato e-commerce è uno dei più vasti del mondo con circa il 20% delle vendite che avvengono tramite internet. Il boom dei pagamenti telematici premierà chi saprà cavalcare l’onda della rivoluzione cashless.
Secondo un recente studio di Kames Capital ecco i tre titoli chiave che gravitano intorno al cashless su cui puntare:

Tencent, l’azienda che arriva dalla Cina

Gestisce la più grande piattaforma di intrattenimento e social network del Sol Levante. Ma non contenta ha anche messo in piedi la seconda rete di pagamento online: la TenPay. Tutte le operazione si effettuano attraverso la scansione di un codice QR sul cellulare, sia per effettuare pagamenti direttamente sul proprio conto sia per le transazioni. Infatti Tenpay fornisce un servizio completo di pagamento, che riduce il rischio di transazioni online, impedisce effettivamente le frodi e massimizza il tasso di successo del pagamento.

Vantiv, l’americana delle carte di credito

pagamenti elettroniciVantiv società a stelle e strisce, un colosso in grado di gestire oltre 20 miliardi di transazioni l’anno. Offre servizi di elaborazione con carta di credito più intelligenti, più veloci e più facili. Segue il tutto il processo di transazione dal pagamento con la carta in un negozio fino alla comunicazione in banca. Anche se ancora non è molto conosciuto, oltreoceano ha gestito un volume di denaro che si aggira intorno ai 726 miliardi di dollari .

Google Wallet, l’ariete di Alphabet per le transazioni digitali

E’ un sistema che consente di usare gli smartphone come una carta di credito.

L’applicazione trasforma il telefono cellulare in un portafoglio senza costi aggiuntivi. Il sistema conserva una versione completamente elettronica, e immateriale, delle tue carte di credito e dei coupon per ottenere sconti o fare acquisti con particolari promozioni commerciali. Permette inoltre agli utenti di inviare e ricevere denaro dai propri dispositivi portatili o fissi senza alcun costo a carico di mittente o destinatario.

Come ha detto Paul Grady, partner di Sequoia Capital uno dei principali fondi di venture capital USA “Se volete sognare un po’, l’intero sistema finanziario potrebbe essere ridisegnato con nuove società che vediamo nascere oggi.”
Numerose startup infatti stanno nascendo, mosse dalla volontà di cambiare la storia dell’economia finanziaria proponendosi come modello alternativo a quello tradizionale.

Fintech: pagamenti peer-to-peer con Whatsapp

Presto potremo pagare grazie WhatsApp. A dire il vero lo potranno fare (almeno inizialmente) gli utenti indiani. É in India che l’Over the top della messaggistica (così di definiscono le imprese che forniscono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti e applicazioni, senza avere una propria infrastruttura, agendo al di sopra delle reti ) potrebbe presto lanciare la nuova funzione.

In base alle indiscrezioni del sito specialistico The Ken, infatti, ci sarebbero dei contatti tra la società americana ed il governo per ottenere il permesso all’utilizzo dell’Upi, un sistema di pagamento creato dall’NpciI, la National Payments Corporation of India.

Il sistema permetterà agli utenti che utilizzano l’applicazione di messaggistica di trasferirsi denaro fra loro, grazie ad accordi con diverse banche aderenti e ai network di carte di credito e debito.

“L’India è un paese importante per WhatsApp e stiamo cercando di capire come possiamo contribuire in misura maggiore alla visione di un’India digitale. Stiamo valutando il modo in cui possiamo collaborare con aziende che condividono la nostra visione e nel frattempo continuiamo ad ascoltare con attenzione il feedback dei nostri utenti”, ha detto un portavoce della compagnia a Mashable.

Scegliere uappna partenza asiatica non è certo un caso: in India il bacino potenziale di utenti è pari a 200 milioni. E nnon solo: il Paese spinge verso i pagamenti digitali. Grazie a questo servizio, forse, WhatsApp potrebbe avere la meglio sulle altre piattaforme già presenti nel territorio indiano come Truecaller che, con i suoi 150 milioni di utenti e la possibilità di effettuare dei pagamenti in tutta facilità, rappresenta un ostacolo negli obiettivi di ‘dominio’ di Zuckerberg.

WhatsApp avrebbe dalla sua parte l’enorme diffusione, la famigliarità di fasce di popolazione anche meno abituate a questo genere di transazioni e, ovviamente, le garanzie offerte da un gigante come Facebook.

A conferma dei progetti è è anche il fatto che WhatsApp starebbe cercando proprio in India un “digital transactions lead” che abbia competenze sulle leggi locali e con gli standard tecnologici richiesti.

Federica Maria Casavola

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