L’economia circolare può essere un driver per la crescita? A chiederselo, e a offrire risposte, ci ha pensato la conferenza sono “Quando la sostenibilità incontra l’economia circolare, tra riciclo e riuso”, evento che si inserisce nell’ambito del ciclo di incontri “La sostenibilità incontra”, organizzati dall’associazione Civita.
Alla conversazione hanno partecipato Carlo Corazza, Rappresentante in Italia del Parlamento Europeo, Enrico Giovannini, Co-Fondatore e Direttore Scientifico di asvis, Elena Maggioni, Head of Business Development and Transformation di A2A Ambiente, Massimo Medugno, Direttore Generale di Assocarta, Michele Samoggia, Senior Manager Communication, Sustainability & Public Policy e, in collegamento, Marco Ravazzolo, Direttore Ambiente Energia e Mobilità di Confindustria e Laura D’Aprile, Capo del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica. A moderare l’evento Simonetta Giordani, Segretario Generale Associazione Civita, che ha spiegato come la sostenibilità sia “un terreno comune importante di sinergie tra aziende, istituzioni, Terzo Settore” e incontri come quello promosso da Civita siano “un momento prezioso” per “permettere a diversi attori di confrontarsi sulle questioni aperte al fine di consentire all’Italia di mantenere la leadership nel campo dell’economia circolare”.
CORAZZA: “L’ITALIA HA UN DEFICIT ANNUALE SULLE MATERIE PRIME DI 35 MILIARDI DI EURO”
I relatori hanno discusso dei tanti aspetti che si intrecciano dando forma a uno dei temi più importanti per lo sviluppo economico del presente e del futuro: la sostenibilità del sistema produttivo. “l’economia circolare è politica industriale – ha detto con chiarezza Carlo Corazza, Rappresentante in Italia del Parlamento Europeo -. Il nostro paese ha un deficit di 35 miliardi l’anno sulle materie prime che importiamo ogni anno e in quest’ambito la sostenibilità deve essere ambientale ma anche economica e sociale”. A fronte di queste esigenze quello che manca, secondo Carlo Corazza, è “una strategia di politica industriale europea” perché “manca un Tesoro europeo. L’Ue, una volta finito Next Generation Ue, si ritroverà solo con l’1% di risorse spendibili”.
RAVAZZOLO: “IL GREEN DEAL DEVE GUARDARE ANCHE A COMPETITIVITÀ E SICUREZZA”
Negli ultimi anni molti passi in avanti sono stati fatti. La, talvolta, contestata politica del Green Deal ha posto al centro dell’agenda europea il tema della sostenibilità ambientale del sistema industriale. “Il nostro paese ha saputo coniugare l’economia circolare con gli obiettivi di decarbonizzazione – ha detto Marco Ravazzolo, Direttore Ambiente Energia e Mobilità di Confindustria -. La sostenibilità può essere un driver per la crescita ma deve pensare anche alla competitività e alla sicurezza. Ecco questi due elementi non sono stati sempre presenti all’interno del Green Deal. Noi non dobbiamo fermare questo processo, l’approccio del Green Deal va cambiato ma la strada non deve cambiare”. Il punto, ancora una volta è che l’Ue non utilizza le sue risorse indirizzandole verso la competitività come fanno gli altri giganti economici mondiali. “Noi ci crediamo che la sostenibilità, insieme alla digitalizzazione, possano essere un grande driver di crescita, trasformazione e creazione di posti di lavoro – continua Marco Ravazzolo -. E lo vediamo in Usa e Cina. Gli Stati Uniti investono 390 miliardi di dollari, con un’intensità dell’aiuto otto volte superiore a quello consentito in Europa”.
GIOVANNINI: “CON QUESTI AUMENTI DELLE TEMPERATURE TRA UN SECOLO PERDEREMO IL 100% DEL PIL”
I problemi, nell’impostazione del Green Deal, sono riconosciuti anche da Enrico Giovannini Co-Fondatore e Direttore Scientifico di asvis. “Il Green Deal ha dei problemi – ha detto Enrico Giovannini -. Non è nato come una strategia ambientalista ma era una strategia di sviluppo e crescita della produttività. Questo è un tentativo disperato dopo 30 anni di tentativi non soddisfacenti”. Il nostro pianeta si trova a fare i conti con una situazione drammatica. “La velocità con la quale ci stiamo andando a schiantare non ha rallentato – continua l’ex ministro Giovannini -. Se i trend dell’aumento delle temperature sono quelli attuali noi tra 30 anni perdiamo il 50% del Pil e tra un secolo siamo a 0. Questi sono numeri economici, non ambientali. Rinviare solo di cinque anni la transizione energetica è un danno micidiale perché le imprese non possono stare ferme e se investono in una direzione sbagliata tra qualche anno dovranno disinvestire e non avranno le risorse economiche necessarie per contrastare la stagnazione. Accelerare conviene, c’è un costo, ma bisogna orientare gli investimenti per aiutare il sistema produttivo per operare questa trasformazione.
D’APRILE: “IL TEMA DELL’ACQUA AL CENTRO DELLA PRESIDENZA ITALIANA DEL G7”
Sostenibilità significa prima di tutto non sprecare. “Un tema centrale della presidenza italiana del G7 è quello dell’acqua, un tema strategico a livello nazionale – ha detto Laura D’Aprile Capo del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica, in collegamento con la conferenza -. Qui abbiamo lanciato un’iniziativa ambiziosa: una coalizione G7 sull’acqua. Fondamentale è la cooperazione tra stakeholder privati e pubblici. Abbiamo in programma un focus sulle tecnologie avanzate per il contrasto ai cambiamenti climatici. Serve una pianificazione strutturata di dati tecnici e scientifici. Altre iniziative riguardano la tutela della biodiversità e il contrasto al degrado del suolo”.
RIUSO SÌ MA SOLO SE CONVIENE
Le imprese hanno un ruolo centrale nella transizione economica, e quindi energetica. Il nostro paese, soprattutto in alcuni settori, vanta numeri di eccellenza. “L’85% degli imballaggi di carta, in Italia, viene riciclato”, ha detto Massimo Medugno, Direttore Generale di Assocarta. Numeri che a volte si sono scontrati con le imposizioni arrivate da Bruxelles. “Siamo stati tra quelli che non erano soddisfatti della proposta della Commissione che ci imponeva il riuso – continua Massimo Medugno -. Noi abbiamo prodotto molti studi che dimostravano che per operare il riuso si andava a consumare più acqua, più energia e a penalizzare un sistema che riguarda l’armonizzazione del mercato interno”. Sulla stessa lunghezza d’onda Elena Maggioni Head of Business Development and Transformation di A2A Ambiente. “Se per recuperar un rifiuto consumo più energia di quella che uso per estrarre la materia prima devo capire ne vale la pena – ha detto Elena Maggioni -. Certo il recupero della materia deve essere sempre privilegiato e in Italia siamo bravissimi a farlo”.
REC: IL PROGETTO DI PHILIP MORRIS ITALIA PER IL RICICLO E L’ECONOMIA CIRCOLARE
Philip Morris Italia era presente alla tavola rotonda con Michele Samoggia, Senior Manager Communication, Sustainability & Public Policy, che ha raccontato la trasformazione dell’azienda verso un futuro senza fumo attraverso i prodotti senza combustione destinati ai fumatori che non smettono. Samoggia ha anche illustrato l’impegno dell’azienda nei confronti della sostenibilità ambientale, non solo attraverso l’implementazione di strategie di decarbonizzazione delle attività produttive e di efficientamento idrico, ma anche di progetti che valorizzano l’economia circolare. Tra questi “REC – Riciclo per economia circolare”, un progetto di riciclo totalmente dedicato ai dispositivi IQOS, il prodotto a tabacco riscaldato con oltre due milioni di utilizzatori, e al riscaldatore di tabacco Lil. Il progetto punta a riciclare entro il 2024 fino a 500mila riscaldatori di tabacco (ad oggi sono stati raccolti e avviati al riciclo circa 170.000 dispositivi) con un recupero in media di oltre l’80% delle materie prime presenti nei device, tra cui plastica, metalli, magneti, batterie agli ioni di litio e circuiti. Materie prime “critiche”, di cruciale rilevanza economica e strategica per l’Europa, fondamentali per numerose attività industriali.