skip to Main Content

Niger

Cosa prevede l’accordo Ue sul price cap del petrolio russo

L'Unione europea ha trovato un accordo sul price cap del petrolio russo di 60 dollari al barile. Ma la Polonia e i paesi baltici lo considerano inefficace: ecco perché.

Tra pochi giorni, il 5 dicembre, entrerà in vigore il divieto dell’Unione europea all’acquisto di petrolio greggio russo trasportato via nave, la modalità di importazione largamente più utilizzata (nel 90 per cento circa dei casi) nel Vecchio continente.

A COSA SERVE IL PRICE CAP AL PETROLIO RUSSO

L’Unione europea, inoltre, ha intenzione di imporre un tetto al prezzo (price cap) del petrolio russo.

L’idea era stata elaborata in origine dal G7 per impedire a Mosca di ottenere grossi ricavi dalle esportazioni senza però restringere troppo la disponibilità di greggio sui mercati, che ne farebbe salire i prezzi internazionali.

L’ACCORDO (PROVVISORIO) DELL’UNIONE EUROPEA

Giovedì i paesi membri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo provvisorio per imporre una soglia massima di 60 dollari al barile al petrolio russo trasportato via nave. Verrà anche introdotto un meccanismo di aggiustamento volto a mantenere il valore del cap il 5 per cento più basso rispetto al prezzo di mercato del greggio. L’intero price cap verrà sottoposto a verifica ogni due mesi,

Non si tratta tuttavia di un accordo definitivo, che richiederebbe l’approvazione di tutti i governi europei. La Polonia, in particolare – su posizioni molto ostili alla Russia, e che vorrebbe una soglia di prezzo ancora più bassa -, non ha ancora specificato il suo sostegno.

LE ASSICURAZIONI SUL TRASPORTO MARITTIMO

Un accordo europeo sul price cap permetterebbe agli altri paesi di continuare a importare petrolio russo utilizzando i servizi occidentali (i più diffusi) di trasporto marittimo e di assicurazione, a patto che i barili non siano stati acquistati a un prezzo più alto del tetto massimo concordato.

Il 1° dicembre è scattato il nuovo regolamento della Turchia sul traffico navale per gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli: per poterli attraversare, le compagnie di spedizione marittima dovranno adesso esibire la documentazione che certifica la copertura assicurativa delle loro imbarcazioni e del carico che trasportano.

Poiché le assicurazioni coprono sia le fuoriuscite di greggio dalle petroliere, sia le collisioni tra le navi o con altri oggetti, la Turchia vuole garantirsi tre cose: la tutela delle proprie acque dalle perdite; la sicurezza della navigazione; lo svolgimento agevole del commercio marittimo (se un’imbarcazione non assicurata dovesse provocare un incidente con un’altra, il via-vai negli stretti turchi potrebbe bloccarsi per giorni, con importanti ripercussioni economiche).

LA PROPOSTA DEL G7

La proposta di price cap del G7 era di 65-70 dollari al barile, senza meccanismo di aggiustamento.

PERCHÉ POLONIA, LITUANIA ED ESTONIA SI OPPONGONO

La soglia del G7 è stata tuttavia contestata da Polonia, Lituania ed Estonia, dato che il greggio russo di qualità Urals già si scambia a un prezzo più basso di 65-70 dollari al barile: come scrive Bloomberg, questa settimana il greggio Urals al porto di Primorsk, sul mar Baltico, si scambiava a 45,3 dollari al barile.

I tre paesi sostengono dunque che un price cap così alto non raggiunga l’obiettivo di privare il Cremlino delle entrate necessarie a finanziare la guerra all’Ucraina.

Back To Top