Raggiungimento della diversificazione delle attività attraverso l’intera catena di valore. Rafforzamento della presenza, con una superficie più ampia, in una regione con grandi prospettive, leader globale e in espansione nel settore della raffinazione. Ma anche riduzione al minimo del time to market grazie alle sinergie e ai ridotti costi di esplorazione e produzione.
Sono queste le leve strategiche su cui Eni fa affidamento in Medio Oriente per diventare a pieno titolo una delle compagnie strategiche della regione, puntando sulla massimizzazione del valore e dell’efficienza delle operazioni e su tecnologie proprietarie in grado di garantire un vantaggio competitivo in tutte le attività.
Ad illustrare le operazioni del Cane a sei zampe a stampa e analisti è stato oggi il numero uno dell’azienda Claudio Descalzi nel quartier generale del colosso Adnoc ad Abu Dhabi.
OBIETTIVO DIVERSIFICARE GEOGRAFICAMENTE GLI INVESTIMENTI E CRESCERE
Eni sta investendo massicciamente nella regione per diversificare le attività dell’azienda lontano dalle zone più a rischio, come alcune parti dell’Africa. La compagnia prevede di spendere 2,5 miliardi di dollari per l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas negli Emirati Arabi Uniti, in Oman e in Bahrein tra il 2019 e il 2022, riporta il Financial Times. Questi investimenti sono destinati a fornire ulteriori 400.000 barili al giorno di produzione per l’azienda. Se si allarga lo spettro a Libano, Iraq, Bahrain, Oman ed Emirati, gli investimenti crescono a 4,7 miliardi con oltre 600 uomini al lavoro sul terreno, sottolineano alcuni tweet riportati dal giornalista del Tg5 esperto di esteri ed energia, Luigi De Biase, presente ad Abu Dhabi (in fondo la serie di tweet).
L’ACCORDO TOP CON ADNOC PER ADNOC REFINING
Ciò senza dimenticare che il Cane a sei zampe sta portando avanti più vasti piani di investimento nella raffinazione e prodotti chimici nella regione, soprattutto attraverso una partnership con la compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi. Eni e Adnoc, insieme con l’austriaca Omv, infatti, hanno completato le operazioni necessarie per costituire la partnership strategica annunciata lo scorso gennaio, attraverso la quale il Cane a sei zampe ha acquisito la quota del 20% in Adnoc Refining, che raffina oltre 922 mila barili al giorno di greggio presso gli impianti situati a Ruwais e Abu Dhabi.
LA STRATEGIA NEGLI EMIRATI ARABI UNITI
In particolare negli Emirati Arabi Uniti, evidenzia una delle slide presentate dall’azienda, Eni “è entrata in una delle più grandi riserve di idrocarburi del mondo” con una strategia basata su “sull’integrazione di esplorazione e sviluppo” e su un “time to market record”, siglando “16 accordi in 16 mesi” che hanno garantito alla compagnia di passare da 0 a 117 mila kmq di estensione. “Eni metterà a disposizione la propria esperienza nell’esplorazione e la propria tecnologia all’avanguardia per scoprire nuove risorse nell’offshore di Abu Dabhi” che consentono all’azienda “per la prima volta” di acquisire “i diritti di concessione nel settore petrolifero e del gas” del paese e di compiere un passo in avanti verso “una crescita organica negli Emirati Arabi Uniti” a conferma della “volontà di radicare la propria presenza attraverso la creazione di nuove partnership strategiche di lungo termine” oltre che di “diversificazione geografica delle attività”.
LA TECNOLOGIA LA CHIAVE DI TUTTO
“Se hai la tecnologia ma non puoi metterla in pratica, la tecnologia è inutile. Negli ultimi anni abbiamo registrato 7.300 brevetti e li abbiamo usati in 350 progetti. È così che stiamo cambiando la cultura di questa industria”, ha detto Descalzi durante la presentazione. “A Eni abbiamo chiesto di non essere soltanto un partner. Abbiamo partner ovunque. Abbiamo chiesto loro di essere un vero partner. Quel che fa la differenza nella nostra industria è la tecnologia. Eni ha accesso alla tecnologia. E l’ha condivisa con noi”; ha detto Sultan Ahmed Al Jaber, numero uno di Adnoc durante la conferenza.
DESCALZI: NON È SOLO UNA QUESTIONE DI SICUREZZA ENERGETICA, È UNA QUESTIONE DI VITE UMANE
Intanto, sempre durante la presentazione, Descalzi ha commentato i recenti attacchi agli impianti di raffinazione sauditi rivendicati da un gruppo terroristico yemenita chiedendo ai leader mondiali di allentare le crescenti tensioni nel Golfo: “Non possiamo rischiare una guerra. Non possiamo rischiare un grande conflitto che può coinvolgere più paesi. Non è solo una questione di sicurezza energetica, è una questione di vite umane”, ha sottolineato l’ad di Eni secondo quanto riportato dal Financial times -. Più tensione richiederà più attenzione, più sicurezza, più controlli”, ha aggiunto Descalzi, precisando che si tratta comunque di siti ben protetti dal punto di vista della cybersicurezza e della capacità di intercettare eventi che possono accadere: “Questa area è sicura specialmente dopo quello che è successo e dirlo adesso non è una contraddizione”.
@eni ha dimezzato il time to market nel settore petrolifero. "Dobbiamo procedere con uno sviluppo rapido. Perché a volte non è possibile? Perché servono garanzie su dati e test prima di investire milioni di dollari. Le incertezze si possono ridurre attraverso la tecnologia" 2/n
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) September 19, 2019
Il medio oriente sta diventando la nuova gamba di @eni. "Ad Abu Dhabi abbiamo la maggior parte delle nostre attività. Anche in termini di uomini e di tecnologie. Abbiamo discusso con Adnoc ogni progetto per il futuro. È stata la chiave del nostro successo qui" 4/n
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) September 19, 2019
L'ingresso di @eni negli Emirati è coinciso con l'ascesa di Sultan el Jaber, studi fra California e Gran Bretagna, alla guida da tre anni di Adnoc. Dice el Jaber: "Stiamo crescendo in modo aggressivo. Supereremo il Bahrain nell'upstream e investiremo all'estero nel downstream 6/n pic.twitter.com/yYeHNF0usM
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) September 19, 2019
In nove mesi @eni è passata da zero a 117.000 km quadrati di terriorio da esplorare in medio oriente. Negli Emirati ha firmato a gennaio un accordo per acquisire il 20 per cento della raffineria Adnoc a Ruwais. È il colpo grosso, ma tutto il processo va seguito 8/n pic.twitter.com/U2WQSbg6An
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) September 19, 2019
Ora Descalzi risponde a un analista finanziario sugli attacchi in Arabia saudita: "Quel che è successo è un punto di domanda per il sistema. Non credo il sistema sia fragile. Le infrastrutture sono protette rispetto a quel che succedere dall'esterno, come i cyberattacchi 10/n
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) September 19, 2019
"Nel nostro lavoro ci sono molte incognite, per esempio sul piano geologico e industriale. Non considero questa regione più pericolosa adesso dal punto di vista della sicurezza. A maggior ragione dopo quello che è accaduto in Arabia saudita" 12/s
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) September 19, 2019
"Ora ci saranno più controlli e più attenzione. Ma i nostri governi devono essere saggi. Quel che è accuduto deve essere un'occasione per agire sul piano diplomatico e impedire che una guerra coinvolga molti paesi. Non è una questione petrolifera. È una questione umana" 13/n
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) September 19, 2019