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Tutti gli effetti (energetici e geopolitici) della puntata di Aramco in India su Reliance

L'approfondimento di Giuseppe Gagliano

La compagnia petrolifera saudita Saudi Aramco ha deciso di acquistare il 20% dell’attività di raffinazione e di quella dei prodotti petrolchimici (divisione Oil to Chemicals) dell’azienda petrolifera indiana Reliance Industries Limited per un valore complessivo di 75 miliardi come annunciato dal Ceo Mukesh Ambani, acquisto che si dovrebbe concretizzare nel marzo del 2020.

La compagnia petrolifera saudita sta infatti cercando una presenza più rilevante in India per trarre vantaggio dalla crescente domanda di petrolio del paese.

La Ril è certamente una delle maggiori aziende petrolifere del settore privato in India con un fatturato ,secondo i dati del 31 marzo 2019,di 90 miliardi di dollari.

Ora, nonostante un calo del 12 % da parte della compagnia petrolifera saudita, questa rimane l’impresa privata più redditizia a livello mondiale.Questa rilevante operazione finanziaria deve essere letta come conseguenza degli accordi stipulati con l’India nel febbraio del 2019.

Ebbene l’importanza economica di questa cooperazione tra India e Arabia Saudita è tale che nel febbraio del 2019 è stata istituita la Strategic Partnership Council che prevede una consultazione biennale che ponga in essere un piano di investimenti pianificato e non occasionale .

Ma soprattutto, questa fondamentale operazione finanziaria, è una implicazione determinata dalla strategia di natura sia economica che politica enunciata nel 2016 e nota come Vision 2030,un progetto che prevede 543 riforme, per una spesa complessiva di 70 miliardi di dollari.

Che il petrolio costituisca il pilastro economico del Medioriente è un dato di fatto. Tuttavia il petrolio, da un punto di vista strettamente finanziario ,ha una natura duplice: da un lato è un fattore determinante per l’economia mediorientale ma dall’altra può anche determinare recessioni economiche per i paesi mediorientali. Nel caso dell’Arabia Saudita il peso del petrolio è talmente determinante che il 46% del suo Pil dipende proprio dal petrolio. Ebbene , proprio allo scopo di rendere l’economia Saudita più autonoma e quindi meno dipendente dal petrolio ,il principe ereditario Muḥammad bin Salmān ebbe modo di illustrare nel 2016 un ampio progetto di riforma elaborato a partire dal report commissionato dalla famiglia saudita alla società di consulenza americana McKinsey .

Quali sono i principali obiettivi che questo progetto intende perseguire?

Il primo obiettivo sarà di consentire alla Arabia Saudita entro il 2030 di emanciparsi dalla dipendenza petrolifera per trasformarla in un hub finanziario di portata globale. Per realizzare questo obiettivo il progetto prevede di attribuire maggiore importanza nel contesto dell’economia Saudita alle imprese private .

Il secondo obiettivo è relativo alla compagnia statale Aramco la cui parziale quotazione in borsa dovrebbe – se venisse attuta – favorire in modo rilevante l’economia Saudita ed in particolare il Fondo sovrano del Regno saudita.

In altri termini, la quotazione di Saudi Aramco costituisce certamente il fondamento sul quale si regge Vision 2030.
Il terzo obiettivo perseguito dal progetto saudita è quello di investire nell’industria mineraria, siderurgica, manufatturiera e soprattutto nei servizi finanziari e turistici consentendo all’Arabia Saudita di diventare alternativa rispetto, per esempio, ad altri hub finanziari come Dubai.

Il quarto obiettivo sarà quello di incrementare l’ industria militare cercando di conseguire una elevata autonomia nella produzione dei sistemi di armamento.

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