Turchia hub energetico. Turchia hub del gas. I piani di Recep Tayyip Erdoğan sono ambiziosi.
Per arrivare all’obiettivo, la Turchia si muove su più fronti: propone progetti alternativi a gasdotti già progettati, trivella in blocchi già assegnati (ad Eni e Total da Cipro), fa accordi con la Russia per essere la nuova via del gas verso l’Europa, con il Turkstream appena inaugurato. Ecco tutti i dettagli.
IL TURKSTREAM
Partiamo dalla novità. Turchia e Russia hanno inaugurato, alla presenza di Erdogan e Putin, il Turkstream, il gasdotto a due linee che dovrebbe fornire, rispettivamente, 15,75 miliardi di metri cubi di gas naturale russo a Turchia e ed Europa del Sud (a Serbia, Ungheria e Bulgaria in particolare). Il gasdotto non solo rappresenta per la Russia una nuova via di ingresso in Europa (e quindi un modo per affrancarsi dall’Ucraina), ma anche una grande opportunità per Ankara che diventando via di passaggio assume un ruolo da protagonista nella geopolitica del gas.
SI GUARDA ANCHE ALLA LIBIA
E proprio in occasione dell’inaugurazione del nuovo gasdotto, la Turchia e la Russia hanno parlato anche di Libia dove sono protagonisti (qui un’intervista ad Alberto Clò). Territorio interessante per Erdogan visto tutti gli interessi energetici della regione (in cui un ruolo da protagonista ha Eni).
“La scommessa su una soluzione militare al conflitto in corso in Libia porta solo a ulteriori sofferenze e acuisce le differenze tra i libici”, si legge nella dichiarazione congiunta di Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan. I due capi di Stato si impegnano a “garantire un cessate il fuoco immediato è una priorità urgente per l’avvio di un processo politico intra-libico inclusivo sotto gli auspici delle Nazioni Unite”.
LA RIDEFINIZIONE DELLE ZONE ECONOMICHE
E sono sempre gli interessi energetici che hanno spinto, il 27 novembre scorso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier del governo libico riconosciuto dall’Onu, Fayez al-Sarraj, alla firma di un memorandum d’intesa in cui hanno ridefinito i confini marittimi tra Turchia e Libia.
Ankara rivendica parte della Zee (Zona economica esclusiva) della Grecia e Tripoli parte di quella greca e di quella egiziana. In realtà, il presidente turco vorrebbe rivendicare parte della Zee di Cipro, di Egitto e di Siria.
Erdogan ha annunciato ipotetiche possibili “esplorazioni congiunte” con la Libia alla ricerca di idrocarburi offshore nelle aree delimitate dal memorandum d’intesa.
UN GASDOTTO ALTERNATIVO
La guerra energetica non si gioca solo con i confini, ma anche con i gasdotti. Ankara, in risposta all’accordo firmato da Grecia, Israele e Cipro ad inizio 2019 sul gasdotto Eastmed, che punta a fornire circa il 10% del gas naturale europeo aggirando la Turchia, ha annunciato un progetto alternativo per un gasdotto tra Turchia e Repubblica turca di Cipro settentrionale. Le due parti avrebbero già avviato i dovuti approfondimenti per realizzazione finale di una infrastruttura lunga 80 chilometri (che verrebbe costruita in parallelo ad una tubazione che trasporta acqua potabile dalla Turchia a Cipro).
IN FUNZIONE NEL 2025?
Il gasdotto, secondo le intenzioni, dovrebbe essere battezzato entro il 2025, anno in cui dovrebbe entrare in produzione il giacimento di gas cipriota Afrodite, sviluppato da Noble e Shell, che andrebbe a rifornire l’EastMed.
TURCHIA TRIVELLA A CIPRO
Ma le mire energetiche di Erdogan dovrebbero essere chiare all’Italia oramai da tanto tempo. Sì, perché già a febbraio 2019 una nave turca aveva bloccato le attività di esplorazione di Eni in acque cipriote. Paolo Gentiloni, all’epoca primo ministro, mandò una nave della marina italiana, ma Eni si ritirò. Ad ottobre 2019 le mosse turche sono state decisamente più incisive Erdogan ha mandato una nave che sta effettuando attività di esplorazione nei giacimenti assegnati ad Eni e Total.