La transizione verso le energie “pulite” ha creato un grande bisogno di litio: è un metallo che serve a fabbricare le batterie per lo stoccaggio dell’elettricità rinnovabile e per i veicoli elettrici; le case automobilistiche, peraltro, hanno difficoltà a procurarselo.
IL “TRIANGOLO DEL LITIO”
I giacimenti di litio noti nel mondo ammontano a 89 milioni di tonnellate. Quasi 50 milioni si trovano in tre soli paesi del Sudamerica – la Bolivia, l’Argentina e il Cile -, che insieme formano il cosiddetto “Triangolo del litio”.

Sulla carta, la Bolivia è il vertice più ricco di questo triangolo immaginario, con giacimenti di 21 milioni di tonnellate. Seguono l’Argentina, con 19 milioni, e il Cile, con 9,8. Nel concreto, tuttavia, la Bolivia ha tanti problemi che potrebbero impedirle di realizzare il suo potenziale: ha carenze infrastrutturali; non possiede sbocchi sul mare; è limitata sul versante tecnologico; deve modificare la sua legislazione mineraria; il partito al governo, infine, non vede di buon occhio gli investimenti stranieri. Di contro, l’Argentina è un produttore di litio in rapida crescita, mentre il Cile ne è il secondo maggiore esportatore al mondo (dopo l’Australia).
I PROBLEMI DELLA BOLIVIA
La Bolivia insegue il sogno del litio dagli anni Novanta, quando ancora non si parlava di transizione energetica, ma senza successo. Non è riuscita a sfruttare efficacemente i propri giacimenti, essendosi concentrata su processi di evaporazione in bacini ad alte concentrazioni di magnesio, e perciò dalla bassa resa. Oggi dichiara di voler puntare su una tecnologia nuova e teoricamente più sostenibile, l’estrazione diretta, ma le manca la competenza tecnica e la capacità impiantistica. Il governo vuole inoltre avviare una produzione di batterie entro il 2025: è una previsione forse troppo ottimistica, considerato che il Cile – che a differenza della Bolivia di litio ne esporta parecchio e da tempo – non c’è mai riuscito.
LE AZIENDE INTERESSATE
Nonostante il contesto non favorevolissimo, il vasto giacimento di litio nel Salar de Uyuni, dove il governo boliviano vuole aprire un progetto minerario, ha comunque attirato l’attenzione di diverse aziende straniere. A proporsi per l’ottenimento della concessione estrattiva nella saliera sono state le statunitensi EnergyX e Lilac (sostenuta da BMW e da Bill Gates), le cinesi CATL (è la prima produttrice di batterie del pianeta) e Fusion Enertech, la russa Uranium One e l’argentina Tecpetrol, tra le altre. Il presidente della Bolivia Luis Arce, del partito Movimento al Socialismo, è in buoni rapporti con la Cina e con la Russia.
La legge boliviana al momento non permette agli stranieri di estrarre litio. Il governo vorrebbe tuttavia creare delle joint venture pubblico-privato (ripartite al 51-49 per cento); le autorità locali sperano di incassare ricche royalty dallo sfruttamento minerario.
NON SOLO MINIERE, MA FABBRICHE DI BATTERIE
L’estrazione di litio, in realtà, non è un’attività dall’alto valore aggiunto: significa che rende relativamente poco, e generalmente restituisce ancora meno alle comunità intorno ai siti estrattivi. Ecco perché l’intero “Triangolo del litio” sudamericano vuole rafforzare la collaborazione per cercare di posizionarsi in uno dei segmenti più redditizi della filiera: la fabbricazione di batterie.
Finora non ce l’ha fatta, ma il processo di distacco dall’Asia e di “accorciamento” delle catene del valore potrebbe venire in suo aiuto.