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Total

Ecco come Total sfrutta rivalità e nepotismi in Africa

Per attuare la sua penetrazione in Africa, Total contava sull'appoggio del defunto presidente tanzaniano John Magufuli. Il punto di Giuseppe Gagliano

 

La TotalEnergies non ha fatto mistero di trovare difficoltà a concludere il progetto petrolifero di Tilenga in Uganda.

Il direttore nazionale dell’operatore TotalEnergies, Philippe Groueix, rimane preoccupato sia per ragioni politiche che per ragioni legate alla contrattazione da stipulare con i lavoratori. Infatti la Tanzania ha superato con estrema facilità l’empasse legato alle problematiche normative, e dunque il paese avrà la possibilità di accedere alle risorse petrolifere grazie all’oleodotto di 1.600 chilometri che porterà petrolio greggio dall’Uganda Lago Albert al porto tanzaniano di Tanga entro il 2025.

TotalEnergies infatti per attuare la sua strategia di penetrazione in Africa contava sull’appoggio molto rilevante del presidente tanzaniano John Magufuli – morto nell’aprile 2021 – per esercitare pressioni sul suo omologo ugandese Yoweri Museveni. In passato Magufuli aveva posto in essere epurazioni e sostituzioni, come quella del capo dell’Agenzia delle Entrate dell’Uganda Doris Akol accusato di una prima mancata vendita delle azioni di Tullow Oil a TotalEnergies nominando suo nipote John Musinguzi, consulente per le telecomunicazioni .

Ma anche il Ministero dell’Energia è stato epurato. Basti pensare al segretario permanente Robert Kasande, sostituito dal Pauline Irene Batebe o al ministro dell’Energia Mary Goretti Kitutu sostituito con Ruth Nankabirwa.

Questo esempio illustra in modo egregio come qualunque multinazionale petrolifera – o meno – che voglia penetrare il mercato africano deve porre in essere strategie non proprio ortodosse sotto il profilo politico e debba tenere conto sia delle rivalità interne profonde e ataviche, ma anche del ruolo del nepotismo nell’entourage politico africano.

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