A Mountain Pass, nel sud-est della California, si trova l’unica grande miniera di terre rare dell’intero emisfero occidentale. Le rocce estratte dal suolo vengono frantumate e liquefatte in quella che Gizmodo ha descritto efficacemente come una “zuppa di metalli” (il gruppo delle terre rare è composto da diciassette metalli). La “zuppa”, però, viene spedita in Cina per la separazione degli elementi, la loro raffinazione e la trasformazione in potenti magneti destinati all’elettronica di consumo, alle turbine eoliche, ai veicoli elettrici, ai droni e ai missili. Questo ciclo è un problema per gli Stati Uniti, che avranno sempre più bisogno di terre rare raffinate per alimentare le transizioni energetica e digitale (oltre che l’industria della difesa) ma non vogliono diventare dipendenti dalla Cina, nazione avversaria che potrebbe decidere di utilizzare gli approvvigionamenti come un’arma geopolitica, restringendo o interrompendo le forniture per danneggiare Washington.
I PIANI DI MP MATERIALS
MP Materials, l’azienda che dal 2017 gestisce la miniera di Mountain Pass – il precedente proprietario, Molycorp, non riusciva a trarne profitto -, ha intenzione di spezzare la dipendenza dalla Cina e prossimamente dovrebbe dare inizio alle operazioni di separazione delle terre rare direttamente nel sito della miniera: è dal 2015 che gli Stati Uniti non dispongono più di capacità di lavorazione di questi elementi. MP Materials promette peraltro che le sue attività di lavorazione delle terre rare avranno un impatto ambientale più basso rispetto all’Asia.
Nel 2022 la sola miniera di Mountain Pass ha rappresentato il 14 per cento dell’estrazione globale di terre rare: 42.999 tonnellate. Nel 2018 l’output si fermava a 14.000 tonnellate; nel 2019 era già raddoppiato, 28.000 tonnellate.
Secondo Julie Klinger, geografa dell’Università del Delaware esperta di terre rare, le future capacità di raffinazione di MP Materials hanno il potenziale per essere “il miglior scenario in termini di diversificazione della catena di approvvigionamento globale” di questi metalli.
LE PREVISIONI SULLA DOMANDA DI TERRE RARE
La transizione energetica causerà un aumento importante della domanda di magneti in terre rare, necessari alla manifattura di turbine eoliche e di veicoli elettrici. Stando a uno studio del dipartimento dell’Energia, entro il 2030 la richiesta di magneti in terre rare del settore statunitense della mobilità elettrica potrebbe essere di quasi sei volte superiore ai livelli del 2020. Nello stesso periodo, la domanda di questi componenti per l’industria (emergente) dell’eolico offshore potrebbe passare da zero a 10.000 tonnellate.
Nel resto del mondo accadrà grossomodo la stessa cosa. Secondo uno studio di Adamas Intelligence, il valore del mercato globale delle terre rare per i magneti – come il neodimio e il praseodimio – aumenterà di cinque volte entro il 2040, trainato dai veicoli elettrici e dalla componentistica per l’eolico. Al 2040, però, si rischia un deficit di 90.000 tonnellate di ossido di neodimio-praseodimio (NdPr), un volume equivalente all’intera produzione globale del 2022.
LA CINA DOMINA IL MERCATO
Ad oggi, un solo paese domina il mercato delle terre rare: la Cina. Nel 2020, ricorda Gizmodo, Pechino ha rappresentato il 58 per cento dell’estrazione di questi metalli, l’89 per cento della loro separazione, il 90 per cento della raffinazione e il 92 per cento della produzione di magneti. Sia l’attività estrattiva che quelle di lavorazione hanno un elevato impatto ambientale, anche perché le terre rare tendono a essere presenti all’interno di minerali contenenti elementi radioattivi come il torio e l’uranio.
– Leggi anche: La Cina ha un problema con le terre rare?
UN INVESTIMENTO DA 700 MILIONI DI DOLLARI
MP Materials vuole investire 700 milioni di dollari per dotarsi di capacità di separazione e lavorazione dei metalli di terre rare (disprosio e terbio, in particolare), riattivando e aggiornando l’impianto di Mountain Pass. L’azienda ha ottenuto un contratto da 35 milioni dal dipartimento della Difesa.
Le terre rare lavorate a Mountain Pass non verranno più spedite in Cina ma in Texas, a Forth Worth, dove sta venendo costruito uno stabilimento di raffinazione: il materiale sarà utilizzato per la produzione di leghe e magneti destinati ai veicoli elettrici di General Motors. Non sono chiare – il Pentagono non ha rilasciato commenti in merito – le quantità di terre rare raffinate dagli impianti americani che verranno utilizzate per la difesa.
MP Materials dovrà gestire non solo il problema ambientale (la gestione delle acque reflue, in particolare) connesso alla produzione di terre rare, ma anche il problema delle spese. Come ha spiegato a Gizmodo Eric Schelter, professore di chimica all’Università della Pennsylvania, ad oggi non esiste un mercato per il cerio, un elemento delle terre rare, che dovrà dunque essere trattato come uno scarto, alzando i costi operativi. Trarre profitto dalla produzione di terre rare è difficile proprio per la grande quantità di materiale di scarso valore che deve essere scartata e gestita.