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Russia, perché gli Usa sanzionano Rosneft e Lukoil (che scorrazzavano in Italia…)

Dopo il Regno Unito, anche gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni su Rosneft e Lukoil, le due maggiori compagnie petrolifere della Russia. Prima della degenerazione dei rapporti con Mosca, erano entrambe molto attive in Italia... Tutti i dettagli.

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni sulle due principali società petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, con l’obiettivo di ridurre le entrate economiche del Cremlino – che si fondano proprio sulla vendita di idrocarburi all’estero – e ostacolare il finanziamento della guerra all’Ucraina.

“Esortiamo i nostri alleati a unirsi a noi e ad aderire a queste sanzioni”, ha dichiarato il segretario del Tesoro Scott Bessent. “Per la prima volta” dall’inizio del secondo mandato di Donald Trump, “Washington ha deciso di imporre sanzioni di blocco totale contro le compagnie energetiche russe”, ha sottolineato l’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Olha Stefanishyna.

Ci sono sanzioni anche sulle sussidiarie russe di Lukoil e Rosneft, che come le società madri non potranno più effettuare transazioni economiche in dollari.

IL PREZZO DEL PETROLIO

La notizia ha causato un aumento dei prezzi del petrolio di oltre il 4 per cento: ieri il Brent, cioè il contratto internazionale basato sul mare del Nord, è arrivato a 64,3 dollari al barile; mentre il West Texas Intermediate, ossia il riferimento americano, a 59,9 dollari.

LA TATTICA DELLA RUSSIA FUNZIONERÀ ANCORA?

La crescita dei prezzi, che comunque rimangono su livelli contenuti, è il riflesso delle aspettative del mercato, secondo cui le sanzioni renderanno ancora più difficile per la Russia esportare il suo greggio e contribuire così al soddisfacimento della domanda globale. Tuttavia, dal 2022 – cioè dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina – le compagnie petrolifere russe sono riuscite a mitigare l’impatto delle restrizioni occidentali tramite il riorientamento delle vendite di idrocarburi dall’Europa all’Asia e l’utilizzo di una flotta di “navi-ombra” per eludere il monitoraggio.

Questa tattica è oggi meno efficace, però, sia per via dei bassi prezzi del greggio e sia perché gli Stati Uniti si sono mossi per colpire l’India, che in questi anni ha acquistato tantissimo petrolio russo per ragioni di convenienza economica. Le nuove sanzioni su Rosneft e Lukoil potrebbero dunque indurre il paese – e forse anche la Cina – quantomeno a diminuire le importazioni petrolifere da Mosca.

LE SANZIONI SU GAZPROMNEFT E SURGUTNEFTEGAS

Con l’inclusione di Rosneft e Lukoil, gli Stati Uniti hanno messo sanzioni su tutte le quattro maggiori compagnie petrolifere russe. A gennaio, infatti, la precedente amministrazione di Joe Biden aveva già sanzionato Gazpromneft e Surgutneftegas, decidendo però di non procedere contro Rosneft e Lukoil per paura di provocare una crescita troppo ripida dei prezzi dell’energia.

Rosneft, da sola, vale il 40 per cento della produzione petrolifera della Russia.

I PRECEDENTI ITALIANI DI LUKOIL E ROSNEFT

Prima che i rapporti con la Russia degenerassero, sia Lukoil che Rosneft avevano una presenza significativa in Italia.

Lukoil possedeva la raffineria Isab di Priolo Gargallo, la più grande d’Italia: vale da sola un quinto della capacità di raffinazione nazionale e soddisfa il 20 per cento della domanda elettrica della Sicilia. Nel 2023 Lukoil la vendette alla società di private equity cipriota Goi Energy: fu un’operazione praticamente obbligata, dato che le sanzioni su Mosca non permettevano a Isab né di importare il petrolio russo, né di ottenere dalle banche il credito necessario ad acquistare greggi di altra provenienza.

Rosneft, invece, entrò nel 2014 nell’azionariato di Pirelli, acquisendone una quota del 13 per cento da Intesa Sanpaolo e UniCredit. Le due banche ritenevano che la vendita a Rosneft fosse un buon affare e che ci fossero delle “sinergie” – si legge in un rapporto della Hanns Seidel Foundation – tra la compagnia russa e l’azienda italiana di pneumatici, che peraltro già collaboravano in Russia sulla ricerca di materiali.

In un’intervista del 2016 al Sole 24 Ore, l’amministratore delegato di Rosneft Igor Sechin dichiarò che Pirelli rappresentava “un esempio unico del nuovo business-pensiero euro-asiatico” e che l’azienda, grazie ai capitali russi, aveva “ristrutturato con successo il proprio indebitamento”.

INTANTO, L’EUROPA…

Mercoledì l’Unione europea ha approvato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni alla Russia, che contiene un divieto di acquisto del gas liquefatto russo dal 2027 e l’aggiunta di altre 117 imbarcazioni all’elenco della “flotta-ombra” di Mosca (il totale sale così a 558).

Il 16 ottobre il Regno Unito ha sanzionato Rosneft, Lukoil e quarantaquattro navi-ombra.

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