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Le prossime mosse degli Usa su metalli e chip per vincere la corsa all’Ia

La settimana prossima alla Casa Bianca gli Stati Uniti punteranno a stringere degli accordi sui minerali e i chip per l'intelligenza artificiale con Australia, Giappone, Israele e altri cinque paesi. L'artefice del piano è il sottosegretario Jacob Helberg (ex Palantir), che parla di "corsa a due" con la Cina.

Gli Stati Uniti puntano a stipulare degli accordi con otto paesi alleati per rafforzare le filiere dei minerali critici e dei microchip per l’intelligenza artificiale: l’occasione sarà l’incontro del 12 dicembre alla Casa Bianca con le delegazioni di Australia, Giappone, Corea del sud, Singapore, Regno Unito, Paesi Bassi, Israele ed Emirati Arabi Uniti.

CHI È JACOB HELBERG

La notizia è stata anticipata a Bloomberg da Jacob Helberg, sottosegretario di Stato per gli affari economici, l’energia e l’ambiente. Ma non solo: Helberg – che ha trentasei anni e che nella foto è ritratto assieme all’amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang – fa anche parte della Commissione Usa-Cina ed è stato uno dei consulenti principali di Palantir, azienda di analisi dati molto attiva nel settore della difesa.

LE ANTICIPAZIONI SUL VERTICE DEL 12 DICEMBRE ALLA CASA BIANCA

Nel colloquio con Bloomberg, Helberg ha spiegato che l’incontro alla Casa Bianca della settimana prossima verterà sul raggiungimento di accordi nei comparti dell’energia, dei minerali critici, dei semiconduttori avanzati, delle infrastrutture per l’intelligenza artificiale e della logistica. Gli otto paesi che parteciperanno alla riunione sono stati scelti per le loro riserve minerarie (è il caso dell’Australia, ad esempio) oppure perché vi hanno sede importanti aziende legate alla filiera dei microchip (come il Giappone).

“UNA CORSA A DUE” PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“È chiaro che, al momento, nell’intelligenza artificiale è una corsa a due: Stati Uniti e Cina”, ha detto Helberg. “Vogliamo avere una relazione positiva e stabile con la Cina, ma siamo anche pronti a competere. E vogliamo garantire che le nostre aziende possano continuare a sviluppare tecnologie innovative senza essere soggette a dipendenze coercitive”. Sulle terre rare, per esempio – un gruppo di elementi fondamentali per i settori della difesa, dell’elettronica, dell’energia e non solo -, la Cina concentra nelle sue mani l’80-90 per cento della capacità globale di raffinazione e di trasformazione in magneti.

In una comunicazione inviata martedì ai dipendenti del dipartimento di Stato, e che Bloomberg ha potuto visionare, Helberg afferma che “dopo decenni di una globalizzazione fallimentare che non ha sostenuto l’industria nazionale né preservato le catene di approvvigionamento critiche, gli Stati Uniti devono sfruttare la loro immensa ricchezza e il loro vantaggio tecnologico per garantire la propria leadership” e portare benefici al popolo americano.

L’APPROCCIO DI TRUMP

L’incontro del 12 dicembre si riallaccia a un’iniziativa avviata dal dipartimento di Stato durante la prima presidenza di Donald Trump (2017-2021), chiamata Us Energy Resource Governance Initiative e focalizzata sulla sicurezza degli forniture di minerali critici come il litio e il cobalto per le batterie. La successiva amministrazione di Joe Biden elaborò invece la Minerals Security Partnership, una sorta di “Nato dei metalli”, con una dozzina di membri.

Helberg ha detto che la sua iniziativa, a differenza della Partnership dell’era Biden, è focalizzata su un gruppo più ristretto di paesi che occupano anelli chiave delle catene del valore critiche; a differenza dell’iniziativa lanciata durante il primo mandato di Trump, invece, tiene conto della diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale.

UNA STRATEGIA “AMERICA-CENTRICA”

Il sottosegretario è stato attento a presentare i colloqui con gli otto paesi come parte di una strategia “America-centrica” e non come una manovra antagonistica, o di reazione, verso la Cina. “I paesi che partecipano”, ha spiegato, “comprendono l’impatto trasformativo dell’intelligenza artificiale, sia per le dimensioni dell’economia di un paese e sia per la forza delle sue capacità militari”.

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