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Aziende Petrolio

Gli Stati Uniti non vogliono che le aziende del petrolio facciano la fine di Blockbuster

“Non potete aspettare ed essere la Kodak o il Blockbuster del mondo dell’energia”, ha detto la segretaria Granholm alle aziende americane del petrolio.

La segretaria all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm, ha invitato l’industria petrolifera a diversificare le proprie attività, dicendo che le compagnie più lente ad adeguarsi alla transizione verso le energie pulite rischiano di rimanere indietro.

Granholm ha spiegato che la diversificazione aiuterà il settore petrolifero a rimanere competitivo sul lungo termine, nel mentre gli Stati Uniti – e anche altre importanti economie nel mondo – portano avanti il loro piano di distacco dagli idrocarburi per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.

Il presidente Joe Biden ha recentemente annunciato che l’America dimezzerà almeno le proprie emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005; entro il 2035 il paese avrà una rete elettrica alimentata esclusivamente da fonti “pulite”; entro il 2050, infine, raggiungerà la neutralità carbonica.

“LA KODAK O IL BLOCKBUSTER DELL’ENERGIA”

“Il punto è che dovete muovervi”, ha detto Granholm lunedì durante un evento organizzato dal giornale POLITICO. “Non potete aspettare ed essere la Kodak o il Blockbuster del mondo dell’energia. Dovete diversificare”. Kodak e Blockbuster hanno visto i loro rispettivi core business – le pellicole fotografiche e il noleggio di home video – venire stravolti dalla rivoluzione digitali e hanno richiesto la protezione dalla bancarotta nel 2012 e nel 2010.

Granholm ha detto che gli Stati Uniti passeranno all’energia pulita nel mentre ridurranno le proprie emissioni di carbonio, ma vede ad esempio un ruolo per i biocarburanti in quei settori difficili da elettrificare e de-carbonizzare come il trasporto aereo. Il fatto che una grossa compagnia petrolifera come ExxonMobil abbia proposto un progetto per la cattura del carbonio nell’area di Houston, in Texas, rappresenta secondo Granholm una presa di consapevolezza sulla direzione che il mondo ha imboccato.

“Alcune compagnie petrolifere hanno deciso che diversificheranno e diventeranno delle compagnie energetiche diversificate”, ha detto la segretaria, invitando però ad aspettare la prova dei fatti per “non presumere che qualcuno stia facendo greenwashing”.

IL PREZZO DEL CARBONIO

Grandi aziende petrolifere come Chevron, BP e la stessa ExxonMobil hanno chiesto al governo americano di fissare un prezzo alle emissioni di carbonio. Biden ha intenzione di aumentare il credito d’imposta già esistente per il sequestro del carbonio all’interno del suo piano sulle infrastrutture da oltre duemila miliardi di dollari, l’American Jobs Plan. Non ha però ancora elaborato una proposta per un prezzo del carbonio a livello nazionale.

Granholm ha detto che “molti economisti pensano che [il prezzo del carbonio, ndr] sia la cosa più efficace, ma questa amministrazione” non ha ancora definito una misura di questo tipo. Piuttosto, l’amministrazione Biden “vuole usare l’American Jobs Plan usando le carote che ci sono per incentivare le industrie inquinanti e distaccarle dal carbonio”.

A questo proposito la settimana scorsa l’inviato speciale per il clima, John Kerry, aveva detto che, nonostante la mancanza di un prezzo sul carbonio, il presidente Biden è “particolarmente interessato” a valutare l’istituzione di un meccanismo di aggiustamento alla frontiera legato alle emissioni di carbonio delle importazioni, simile a quello sviluppato nell’Unione europea.

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