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Giappone Nucleare

Sogin, ecco perché la Commissione Ue bacchetta l’Italia

L'Ue boccia la gestione italiana dei rifiuti nucleari. Il ruolo di Sogin

 

La Commissione Ue boccia l’Italia sulla gestione dei rifiuti nucleari. Una bacchettata che – indirettamente – tocca Sogin, società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare.

Da Bruxelles, infatti, è arrivata all’Italia una lettera di costituzione in mora per non aver adottato un programma conforme ai requisiti Ue nella gestione dei rifiuti radioattivi. Tutti i dettagli.

LA LETTERA DI COSTITUZIONE IN MORA

La Commissione europea ha inviato delle lettere di costituzione in mora ad Austria, Croazia e Italia per “non aver adottato un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi conforme ai requisiti della direttiva sul combustibile esaurito e sui rifiuti radioattivi (direttiva 2011/70 Euratom del Consiglio)”, ha spiegato la stessa Commissione venerdì scorso.

SOGIN BOCCIATA

In pratica, dall’Ue arriva una bocciatura indiretta anche all’operato di Sogin, “responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi”.

Rifiuti radioattivi generati dalla produzione di elettricità nelle centrali nucleari, ma anche dall’uso non legato all’energia di materiali radioattivi per scopi medici, di ricerca, industriali e agricoli.

DIRETTIVA UE DA RECEPIRE ENTRO

L’Unione europea ha definito un quadro comunitario in cui si obbligano gli Stati membri alla gestione responsabile e sicura del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, al fine di garantire un elevato livello di sicurezza ed evitare di imporre oneri indebiti alle generazioni future.

“Gli Stati membri erano tenuti a recepire la direttiva entro il 23 agosto 2013 e a notificare i loro programmi nazionali per la prima volta alla Commissione entro il 23 agosto 2015”, spiega la Commissione in una nota.

L’Italia, insieme ad Austria e Croazia, evidentemente non lo ha fatto.

DIBATTITO IN ITALIA

In Italia prosegue il dibattito sulla costruzione di un deposito nazionale da realizzare sulla base delle norme internazionali. Un deposito che nessuno vuole. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), aggiornato al dicembre 2017, il totale dei rifiuti radioattivi presenti nelle installazioni nucleari, compresi quelli generati da attività di origine medica e industriale, è di circa 30 mila metri cubi. I rifiuti generati dallo smantellamento sono prevalentemente di attività (radioattiva) bassa o molto bassa ma continueranno ad essere prodotti i rifiuti che derivano dalle applicazioni mediche e industriali, per i quali l’ISIN stima un produzione su base annuale di circa 300 metri cubi.

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