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Idrogeno Italia

Edison, Snam e le “valli dell’idrogeno”, tutti i dettagli

Il Pnrr prevede la realizzazione in Italia di dieci "valli" dell'idrogeno in aree industriali dismesse. Il ruolo di Edison e Snam. Ecco numeri e dettagli dei progetti

 

Mercoledì il presidente del Consiglio Mario Draghi ha partecipato alla cerimonia di firma dei primi protocolli d’intesa per l’avvio dei progetti bandiera del PNRR (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) con sei regioni: Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Umbria, Puglia e Basilicata.

 

LE HYDROGEN VALLEYS

Il PNRR italiano si articola in sei aree tematiche principali, definite “missioni”: una di queste è la transizione ecologica, coerentemente con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di gas serra fino al loro azzeramento netto. Sul sito di Italia Domani, il portale dedicato al PNRR, si parla della creazione di hydrogen valleys, ovvero di poli per la produzione di idrogeno, un combustibile che non rilascia gas serra e che dunque può permettere la decarbonizzazione di quelle industrie e di quei trasporti impossibili da elettrificare. Queste “valli” verranno realizzate in aree industriali dismesse, in modo da ridurre il consumo di suolo e le spese, dato che queste zone sono già collegate alla rete elettrica.

L’investimento totale ammonta a 450.000.000 euro.

COSA VUOLE FARE L’ITALIA CON L’IDROGENO

L’idrogeno può essere “blu” (ricavato cioè dal gas naturale, ma catturando le emissioni attraverso apposite tecnologie) o “verde” (ottenuto dall’elettricità generata da fonti di energia rinnovabile). Delle due varietà, l’Italia punterà sulla seconda, quella maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale ma anche attualmente più costosa.

Su Italia Domani viene infatti specificato che il paese prevede di raggiungere all’incirca 1 gigawatt di capacità di elettrolisi entro il 2026 (l’elettrolisi è, appunto, il nome del processo per l’ottenimento dell’idrogeno utilizzando l’energia elettrica rinnovabile). E conta di soddisfare l’obiettivo attraverso la realizzazione di “un grande impianto industriale per la produzione di elettrolizzatori”, i dispositivi elettrochimici necessari al processo di elettrolisi: consentono di rompere le molecole dell’acqua (H2O), separando l’idrogeno (H2) dall’ossigeno (O).

Entro giugno dovranno essere individuate le aziende che si occuperanno della costruzione dell’impianto per gli elettrolizzatori. La struttura entrerà in funzione entro la metà del 2026.

I PROGETTI DELLE REGIONI

Gli elettrolizzatori verranno installati nelle dieci hydrogen valleys previste dal PNRR; il combustibile, poi, verrà utilizzato nell’industria e nei trasporti. Gli appalti pubblici per la produzione di idrogeno nelle aree industriali dismesse verranno aggiudicati entro marzo 2023.

Quasi tutte le regioni presenti alla cerimonia di mercoledì – l’Umbria, la Basilicata, il Piemonte, la Puglia e il Friuli-Venezia Giulia – hanno in programma la realizzazione di hydrogen valleys. Le cifre note dell’investimento sono quelle della Basilicata (300 milioni di euro), del Piemonte (130-150 milioni) e della Puglia (1,4-2,3 miliardi).

Anche la Puglia ha intenzione di puntare sull’idrogeno attraverso la realizzazione di un centro di produzione, stoccaggio e utilizzo del combustibile, con un investimento più corposo (dagli 1,4 ai 2,3 miliardi).

In Piemonte i siti industriali dismessi candidatisi alla trasformazione in “valli” sono ventotto. La regione – come sintetizza Repubblica – pare volersi concentrare sull’utilizzo dell’idrogeno nei trasporti, ad esempio per l’alimentazione dei camion pesanti.

La Basilicata pensa di riconvertire le aree industriali di Tito o di Galdo.

La hydrogen valley in Friuli-Venezia Giulia è un progetto particolarmente ampio, che coinvolge altri due paesi dell’Alto Adriatico, la Slovenia e la Croazia.

In Puglia, invece, Edison e Snam hanno intenzione di realizzare una Green Hydrogen Valley, un centro di produzione, stoccaggio e utilizzo del combustibile. Verranno realizzati tre impianti per la produzione di idrogeno verde da 220 megawatt (MW) a Brindisi, Taranto e Cerignola; e il combustibile ottenuto sarà destinato a usi industriali ed eventualmente alla mobilità. L’elettricità rinnovabile sarà fornita da degli impianti di solare fotovoltaico da 380 MW; gli impianti, una volta a regime, produrranno 300 milioni di metri cubi di idrogeno all’anno.

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