Contrariamente ai piani dell’Unione europea, che vuole rendersi indipendente dai combustibili fossili russi entro il 2027, l’Ungheria ha fatto sapere di voler finanziare la costruzione di un nuovo oleodotto che trasporti in Serbia il greggio proveniente dalla Russia.
L’ANNUNCIO DEL MINISTRO SZIJIARTO
Lunedì il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha dichiarato a proposito che “stiamo procedendo con i partner serbi e russi” alla realizzazione dell’infrastruttura. Questo avvicinamento energetico alla Russia potrebbe però complicare il processo di adesione della Serbia all’Unione europea, iniziato formalmente nel 2014.
COSA SAPPIAMO DEL NUOVO OLEODOTTO TRA RUSSIA, UNGHERIA E SERBIA
La tubatura in questione sarà lunga più di cento chilometri e collegherà l’oleodotto Druzhba alla città serba di Novi Sad. Anche noto come “Oleodotto dell’Amicizia”, il Druzhba è una lunga (oltre quattromila chilometri) e ramificata condotta che collega Russia, Ucraina, Bielorussia, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca, Austria e Germania.
Il futuro nuovo oleodotto tra Russia, Ungheria e Serbia avrà una capacità di quattro o cinque milioni di tonnellate di greggio all’anno e dovrebbe entrare in funzione nel 2027, cioè proprio quando dovrebbe completarsi il distacco europeo dagli idrocarburi russi.
I LEGAMI DELLA SERBIA CON LA RUSSIA
Dal punto di vista dell’Ungheria, come ricorda Eunews, il nuovo oleodotto servirà sia a ridurre i prezzi nazionali dell’energia attraverso l’aumento delle forniture, sia a rafforzare le relazioni con la Serbia. Per via della sua posizione geografica (è priva di sbocchi sul mare) e dei suoi legami storici con l’Urss (che l’ha vincolata alle infrastrutture sovietiche), finora l’Ungheria ha avuto più difficoltà di altri paesi europei a emanciparsi dall’energia russa: non solo dal petrolio e dal gas naturale, poi, ma anche dal combustibile nucleare.
Per la Serbia, invece, l’oleodotto testimonia la ricerca, da parte del paese, di un bilanciamento tra l’avvicinamento all’Unione europea e il mantenimento degli storici legami con la Russia. Peraltro, la più importante compagnia petrolifera serba, la Naftna Industrija Srbije (Nis) è controllata dalla società energetica statale russa Gazprom.
COSA PENSA LA COMMISSIONE EUROPEA
Marta Kos, la commissaria europea per l’Allargamento, ha detto che l’adesione della Serbia all’Unione è diventata “complicata”.
NON SOLO PETROLIO: LA SERBIA VUOLE ANCHE IL GAS RUSSO
Oltre all’oleodotto, la Serbia sta anche lavorando alla definizione di un nuovo contratto di fornitura di gas con Gazprom: lo ha rivelato il mese scorso Dusan Bajatovic, direttore generale della società gasifera statale serba Srbijagas.
Secondo Bajatovic, il nuovo contratto con Gazprom – partirà a settembre, per una durata di tre o dieci anni – garantirà alla Serbia prezzi molto vantaggiosi, “i migliori in Europa”, che però non sono stati rivelati.
L’anno scorso la Serbia ha importato circa tre miliardi di metri cubi di gas dalla Russia.