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Rio Tinto

Cina e inflazione fanno crollare i risultati di Rio Tinto

Nella prima metà del 2022 l'utile del colosso minerario Rio Tinto è diminuito del 29 per cento. I prezzi del minerale di ferro stanno scendendo per via della situazione in Cina, mentre salgono i costi operativi. Tutti i dettagli.

Il gruppo minerario anglo-australiano Rio Tinto ha comunicato oggi un calo del 29 per cento degli utili nel primo semestre del 2022. È un segnale dell’indebolimento del mercato dei metalli: i prezzi del minerale di ferro stanno infatti scendendo, principalmente per via della minore domanda della Cina, che ne consuma quantità enormi. La compagnia, inoltre, sta avendo a che fare con un aumento dei costi e con una carenza di lavoratori.

IL MERCATO DEI METALLI STA CAMBIANDO

Nonostante le difficoltà, la società ha comunque emesso il secondo pagamento intermedio più alto di sempre, dopo quello registrato l’anno scorso grazie ai prezzi elevati della materia prima. Ma il contesto sta cambiando. Il valore del minerale di ferro sta risentendo dei timori degli analisti per la domanda cinese: Pechino è il primo produttore di acciaio al mondo, ma la sua rigida politica di contenimento dei contagi (nota come “zero-COVID”) sta ostacolando l’attività industriale.

INFLAZIONE E CARENZA DI LAVORATORI

Al di là della situazione in Cina, le società minerarie devono fare i conti con una carenza di lavoratori qualificati e con l’aumento del tasso di inflazione (entrambe conseguenze della pandemia).

L’amministratore delegato del gruppo, Jakob Stausholm, ha ammesso che il contesto è “sfidante”, ma dichiarato che “la prospettiva della domanda rimane positiva”.

I prezzi del minerale di ferro, di cui Rio Tinto è uno dei maggiori produttori, sono in calo e si prevede che resteranno bassi. Una tonnellata di minerale con un contenuto di ferro del 62 per cento è scesa sotto i 100 dollari a luglio, risalendo poi a 111. In questo stesso periodo del 2021, una tonnellata si scambiava a più di 200 dollari.

I NUMERI DI RIO TINTO

Nel primo semestre del 2022, conclusosi il 30 giugno scorso, Rio Tinto ha riportato un risultato operativo di 8,6 miliardi di dollari, decisamente inferiore ai 12,1 miliardi (un record) dell’anno precedente. La compagnia ha inoltre più che dimezzato il proprio acconto sul dividendo a 2,67 dollari per azione contro i 5,61 di un anno fa: rimane comunque il secondo pagamento intermedio più alto di sempre (4,3 miliardi in tutto).

Rio Tinto ha tagliato le previsioni di investimento per il 2022 di 500 milioni di dollari, per 7,5 miliardi.

COME VA IL TITOLO IN BORSA

Il calo degli utili e dei dividendi ha causato una diminuzione di circa il 3 per cento delle azioni della compagnia alla borsa di Londra, a 46,8 sterline. Secondo la società di servizi finanziari Jefferies, il declino dei conti di Rio Tinto proseguirà anche nel secondo trimestre dell’anno.

L’OPINIONE DI JPMORGAN

Dominc O’Kane, analista di JPMorgan, ha detto che la decisione di Rio Tinto di pagare un dividendo pari al 50 per cento del risultato operativo – invece del 65 per cento, come fatto negli ultimi tre anni e come atteso dai mercati – deluderà gli investitori. Ed “è probabile”, spiega, “che susciti domande sul fatto che Rio stia cercando di mantenere una flessibilità di bilancio per fusioni e acquisizioni, un’osservazione che abbiamo sentito fare da altri operatori minerari globali”.

OTTIMISMO SULLA CINA

Stausholm si è detto ottimista sulla situazione in Cina nel medio termine. Ha dichiarato – come riporta Reuters – che “la Cina ha più mezzi per sistemare la propria economia e questo include la risoluzione delle sfide che ha affrontato di recente nel mercato immobiliare. Nel medio termine sono molto ottimista sul fatto che la Cina troverà soluzioni per i diversi settori dell’economia”.

IL LITIO

Rio Tinto è in procinto di acquistare la miniera di litio (un metallo necessario alla transizione energetica: serve per costruire le batterie) di Rincon in Argentina.

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