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Ecco come la tassa sulla CO2 farà aumentare la spesa per il gas e l’auto

L’Unione europea è partita all’attacco dell'auto privata e della proprietà immobiliare. Tutti gli effetti della riforma del sistema delle emissioni. L'approfondimento di Sergio Giraldo

 

Riscaldare la casa e muoversi in auto costerà di più. In estrema sintesi, questo è il primo effetto della riforma del sistema delle emissioni di CO2 (ETS) deliberata di recente dal Parlamento europeo.

UNA SOVRATTASSA SUL GAS E SULL’AUTO

Nelle intenzioni, le nuove norme hanno lo scopo di scoraggiare l’uso di combustibili fossili per gli usi domestici (riscaldamento, cucina, usi sanitari) e per la mobilità (auto diesel e a benzina). L’idea è infatti che aggiungendo all’usuale bolletta questo nuovo costo, vi sia un forte incentivo a cambiare sistema di riscaldamento, installando le pompe di calore, che utilizzano energia elettrica, o altri sistemi, purché elettrici. Una vera e propria tassa sugli impianti a gas, dunque, con l’intenzione di spingere le famiglie ad affrontare l’ingente spesa di un cambio di apparecchiature.

Nel caso delle automobili, si introduce una accisa aggiuntiva mirata espressamente ad appesantire il costo del pieno per gli automobilisti, che dovrebbero così essere maggiormente incentivati a passare all’auto elettrica.

IL DAZIO SULL’ACCIAIO E SUI FERTILIZZANTI

L’altro provvedimento adottato, il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), prevede una sorta di dazio all’ingresso di merci quali acciaio e fertilizzanti, a carico dell’importatore, che dovrà acquistare le quote di CO2 corrispondenti.

ELETTRIFICARE TUTTO

Le nuove regole ETS, che si attueranno dal 2027, fanno parte della manovra avviata da Bruxelles con il Green Deal, che mira ad elettrificare tutti i consumi energetici, compresi quelli per la mobilità (vedi alla voce auto elettrica). Lo scopo è arrivare ad avere nel 2050 tutti i consumi energetici soddisfatti, appunto, dall’elettricità.

“Chi può pagare le pompe di calore e i pannelli solari avrà un maggiore incentivo a farlo. Per coloro che non possono farlo da soli, sarà disponibile l’aiuto del Fondo sociale” ha dichiarato ieri il Commissario per il clima e il Green Deal, l’olandese Frans Timmermans. Sembra sempre tutto molto semplice, da Bruxelles. Il fondo dovrebbe essere dotato, a regime, di una cifra tra i 65 e gli 85 miliardi euro, frutto degli incassi dalle vendite di quote CO2 da parte dell’Unione. Di fronte alla mole di investimenti necessari per cambiare impianti di riscaldamento in tutta Europa, con il numero di poveri in costante aumento, tale cifra appare largamente insufficiente, per non dire ridicola. Senza considerare il più che prevedibile aumento del costo di queste apparecchiature, per le quali l’offerta scarseggia e che è concentrata (stranamente) in Germania.

LA SPESA AGGIUNTIVA PER IL RISCALDAMENTO E L’AUTO

Considerando il fattore emissivo corrispondente, abbiamo fatto dei calcoli per capire quale sarà il costo aggiuntivo che le famiglie (inquilini o proprietari) dovranno sostenere per il riscaldamento a gas. Abbiamo utilizzato i dati ARERA sulla famiglia tipo italiana, il cui consumo medio annuo di gas è di 1.400 metri cubi. Considerando il prezzo delle quote CO2 sul mercato, pari a 95 € a tonnellata, la famiglia tipo, oltre al normale costo del gas e a tutti gli altri oneri già presenti in bolletta, spenderà 260 € in più all’anno, pari a 19 centesimi di euro in più per ogni metro cubo di gas consumato.

Anche per l’automobile abbiamo calcolato quale sarebbe la spesa aggiuntiva su un pieno di benzina per un serbatoio da 50 litri, sempre con il prezzo della CO2 a 95 €/T. Il costo di un pieno di benzina aumenta di 11,30 euro, pari a 23 centesimi di euro al litro. Per il diesel l’esborso è leggermente superiore, cioè 12,40 euro pari a 25 centesimi di euro al litro.

In realtà, all’inizio la nuova accisa dovrebbe essere compresa tra i 10 e i 15 centesimi di euro al litro, secondo quanto trapela da Bruxelles.

L’ATTACCO ALLA PROPRIETÀ PERSONALE

Se consideriamo anche l’altra direttiva che incombe, quella sulla casa green, appare chiaro che l’Unione europea è all’attacco della proprietà immobiliare diffusa. Un paese come l’Italia, in cui il 73% delle famiglie è proprietaria della casa in cui abita, è radicalmente diverso, ad esempio, dalla Germania, dove chi abita una casa ne è proprietario solo nel 51% dei casi (dati Eurostat).

In molti sorridevano, commentando negli anni scorsi le bizzarrie di una Unione europea che voleva normare anche la dimensione delle vongole o il diametro delle zucchine. Ma sin da allora avrebbe dovuto essere chiaro che una tale smania regolatoria non avrebbe potuto accontentarsi di semplici specifiche di prodotti e che presto avrebbe debordato.

Tralasciando le questioni monetarie e fiscali (un lungo capitolo costellato di disastri che ormai sono storia), oggi la vis normativa di Commissione, Parlamento e Consiglio colpisce la casa in cui le persone vivono, forse l’ultimo ambito in cui ancora non aveva messo le mani. Oltre che l’automobile, che non è un feticcio da boomer, come qualche giovanilista di sinistra ha provato ad argomentare, ma è sinonimo di libertà di movimento. Soprattutto in un paese come l’Italia, dove i mezzi di trasporto collettivi sono gravemente carenti e oggetto negli ultimi decenni di pesanti disinvestimenti, in ossequio alle politiche di austerità imposte proprio da Bruxelles.

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