Renovation Wave, ovvero un’ondata di rinnovamento. La Commissione europea chiede di riqualificare 35 milioni di edifici in 10 anni.
I capi di governo sono sollecitati a darsi da fare perché a giugno entrerà in vigore la nuova direttiva sulle rinnovabili. Si sta lavorando per nuovi standard di consumo caldo/freddo con energie a basso impatto. La direttiva sulla Renovation Wave, appena uscita, vuole migliorare il patrimonio edilizio. Prima di tutto, perché palazzi pubblici e privati sono responsabili del 40% dei consumi di energia e del 36% delle emissioni di gas serra, in secondo luogo per dare più velocità a quella transizione energetica che, invece, cammina in modo non omogeneo.
Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo dell’European Green Deal lo sa e per questo spera che “Renovation Wave migliorerà i luoghi in cui lavoriamo, viviamo e studiamo, riducendo il nostro impatto sull’ambiente e assicurando nuovi posti di lavoro a migliaia di europei”. Avranno i governi la capacità di mettersi a lavorare? Trovare soluzioni condivise non è facile, come sappiamo ormai da tempo. Gli obiettivi finali, tuttavia, sono buoni e sono tre: decarbonizzazione dei riscaldamenti, lotta alla povertà energetica, ristrutturazione di scuole, ospedali, caserme, sedi amministrative.
Bruxelles dice ai governi di puntare sugli appalti pubblici verdi. L’Italia è tra i Paesi messi peggio. I ministri dell’Ambiente, delle Regioni, delle Infrastrutture, i presidenti di Regione, i sindaci, i responsabili di acquisti pubblici dovranno cambiare in fretta modi e tempi. La spesa iniziale prevista di circa 300 miliardi di euro sarà garantita dall’Ue. Però se non si è efficienti -Conte in primis ne prenda nota- i soldi s’involano.
Ma la Commissione ha messo il turbo? Verso i privati non aveva mai osato così tanto. Perché se al pubblico promette soldi, ai proprietari di casa non sembra averci pensato. E poveretti i milioni di europei che vivono in alloggi di proprietà. Se dovesse andare male l’Ue si rende antipatica.
L’Unione dei proprietari italiani a questo proposito è esplicita. Con il Renovation viene richiesto alle famiglie ed ai proprietari europei di rinnovare la loro casa e le loro proprietà per soddisfare determinati standard. A giugno 2021 saranno obbligatori. Sì, certo, ci saranno tempeste e maratone politiche.
Ora va bene pensare all’ambiente ed alle emissioni inquinanti, ma l’Europa è tutta uguale? Magari lo fosse, perché il programma è ambizioso ma non può essere attuato in modo omogeneo in tutti i segmenti edilizi, da Helsinki a La Valletta. E poi chi, quanto e dove guadagnano gli europei? È noto, dicono i proprietari di case italiani, che in “un certo numero di Stati membri il reddito netto medio annuo delle famiglie è inferiore a 10.000 euro”. Le famiglie italiane proprietarie di casa sono il 75%. Qualcuno dovrà ragionare con loro, perché da sole difficilmente chiameranno le imprese per il green deal.