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Rame

Ecco perché il rame è una questione di sicurezza nazionale

Che cosa succede al rame? Fatti e analisi

 

Secondo Robert Friedland – uno dei più importanti imprenditori del settore minerario al mondo, co-presidente della società canadese Ivanhoe Mines –, l’accaparramento del rame è diventata una questione di sicurezza nazionale.

Per le sue qualità di conduttore di elettricità e di calore, il rame è un metallo cruciale nel processo di elettrificazione dell’economia mondiale. La società di commercio di materie prime Trafigura prevede appunto che l’aumento della domanda globale ne farà salire i prezzi sopra i 15.000 dollari a tonnellata.

Per Friedland le aziende minerarie dovranno allora essere i “veri eroi” della situazione e garantire il soddisfacimento dei fabbisogni. I governi, invece, dovranno accogliere quest’industria se vorranno garantirsi il successo delle transizioni verso l’energia e la mobilità pulite.

“È TUTTO RAME”

Nel suo intervento alla CRU World Copper Conference, la settimana scorsa, Friedland ha detto che il mondo deve ancora cogliere la portata della sostituzione dei combustibili fossili, e che la maggior parte delle persone nelle aree urbane ignora la provenienza dei materiali necessari nella vita di tutti i giorni. “È tutto rame, rame, rame, rame, rame, rame”.

Quelle di Friedland sono prospettive di lungo termine, ma non sono condivise da tutti i suoi colleghi nel settore minerario. Nonostante il valore del rame sia già cresciuto molto, Iván Arriagada – amministratore delegato della società mineraria anglo-cilena Antofagasta – ha per esempio invitato alla cautela e ricordato l’alta volatilità dei prezzi.

Per Trafigura, invece, siamo entrati in un “superciclo”. E anche per gli analisti della banca Goldman Sachs pensano che i prezzi del rame schizzeranno verso l’alto mentre il mercato andrà contraendosi.

IL RAME E LA SICUREZZA NAZIONALE

Friedland riconosce che il settore minerario risente di una situazione pluriennale di scarsi investimenti. L’America, in particolare, non è stata abbastanza esplorata perché per venti-trent’anni “scavare non era bello”. Per Friedland la provenienza delle prossime forniture di rame sarà allora “oggetto di un fervente dibattito”, che riguarderà anche la loro tassazione e regolamentazione.

Il rame è un componente cruciale nelle infrastrutture per l’energia “pulita”, dalle turbine eoliche alle reti elettriche. La rete elettrica degli Stati Uniti – che il presidente Joe Biden vuole decarbonizzare entro il 2035 – “è una barzelletta” rispetto a quella cinese, ha detto Friedland, e richiederà investimenti per 10.000 miliardi di dollari e “quantità astronomiche” di metalli.

“Nel breve termine, abbiamo avuto un forte aumento del prezzo del rame. Ma per il medio termine il rame è davvero diventato una questione di sicurezza nazionale. È centrale per quello che vogliamo fare con la nostra economia”.

IL PIANO DI BIDEN

In effetti, il grande piano di Biden sulle infrastrutture da oltre duemila miliardi di dollari in otto anni poggia sull’accesso al rame.

Stando alla società di consulenza CRU Group, gli Stati Uniti avranno bisogno di 110.000 tonnellate all’anno di rame per ogni mille miliardi di spesa in infrastrutture.

La Cina è avanti sulle scorte. L’anno scorso, nel momento più critico della pandemia di coronavirus, Pechino ha approfittato dei prezzi bassi per acquistare rame in grandi quantità (6,7 milioni di tonnellate). La Cina, comunque, importa dall’estero circa l’85 per cento del rame che consuma.

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