“In questi mesi abbiamo avuto conferma di quanto il tema energia sia essenziale. Di quanto l’energia sia funzionale a garantire lo sviluppo economico e sociale dei nostri Stati. Ecco perché, rispetto si temi energetici, la nostra associazione costituisce un osservatorio molto privilegiato”. Queste le parole di Marta Bucci, Direttore Generale di Proxigas, durante l’audizione alla Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni su come applicare il diritto dell’Ue per un’Europa dei risultati.
L’ENERGIA NON È MAI STATA COSÌ CENTRALE
Il settore energetico – in particolare negli ultimi due anni – si è ritrovato a dover affrontare dinamiche imprevedibili. Il post pandemia nel 2021 e la guerra in Ucraina a febbraio 2022 hanno reso ancora più evidenti le fragilità del sistema energetico nazionale ed europeo: hanno determinato da un lato un’escalation e una volatilità dei prezzi per aziende e famiglie e dall’altro lato anche un rallentamento del percorso di transizione ecologica globale. Le emissioni climalteranti per unità di PIL sono aumentate in tutto il mondo, Europa compresa.
Proxigas, l’Associazione di riferimento del settore gas, durante l’audizione odierna alla Camera dei Deputati, ha affrontato la questione attraverso una riflessione più ampia, partendo dalle criticità del settore per arrivare alla necessità di avviare una profonda revisione delle politiche energetiche europee e del rapporto tra la legislazione europea e i singoli quadri normativi nazionali.
L’EUROPA NON DEVE ESCLUDERE NESSUNA TECNOLOGIA
“Abbiamo dato per scontato di poter disporre di risorse energetiche tradizionali a buon mercato, nonostante ci fosse una domanda crescente a livello globale e nonostante non avessimo fatto nessun tipo di investimento. Al contempo, è stata sottovalutata la complessità dell’attuazione del percorso di transizione energetica, molto sfidante e molto articolato, che necessariamente deve poter gestire delle variabilità e delle incertezze che, finora, non abbiamo ponderato e non eravamo pronti a gestire. Oggi è importante reimpostare le politiche europee, ma anche nazionali. Reimpostarle considerando quella che è proprio la nostra priorità: definire un percorso in transizione energetica che sia concretamente attuabile”, dichiara Marta Bucci, Direttore Generale di Proxigas, durante l’audizione alla Camera dei Deputati.
“Il Green Deal prima, il Pacchetto Fit for 55% a seguire, fino al RePowerEu hanno l’obiettivo di condurre l’Europa verso la neutralità climatica al 2050 e, quindi, con questo scopo vanno a definire i target di riduzione delle emissioni climalteranti e delle politiche di promozione delle fonti alternative. Ma, purtroppo, introducono anche dei divieti ideologici. Escludono delle tecnologie, dei vettori, delle fonti e non tengono conto di quella che è la situazione specifica dei singoli Stati membri. Specificità che riguardano il mix energetico, il potenziale di sviluppo di alcune fonti, il potenziale di decarbonizzazione delle fonti che vengono impiegate, il sistema infrastrutturale e il tessuto sociale, che sono tutti elementi essenziali. Da essi dipende il successo del percorso di transizione ecologica e anche la reale realizzabilità di questo percorso. Ecco perché, a nostro avviso, serve un nuovo approccio della legislazione europea che superi proprio questa logica dell’esclusività e che favorisca, invece, la complementarietà e la sinergia dei diversi comparti energetici“, ha aggiunto Bucci.
PROXIGAS E I “GAS VERDI”
“Dobbiamo costruire un percorso che valorizzi le soluzioni che sono già oggi a disposizione e che nel contempo, sostenga l’innovazione tecnologica e lo sviluppo industriale. La legislazione europea dovrebbe creare un contesto che abiliti ogni paese a conseguire i target ambientali, secondo la traiettoria e il percorso che più si adatta alle proprie peculiarità. Questo perseguendo tre obiettivi fondamentali. Prima di tutto la diversificazione, non solo delle rotte e dei flussi, ma anche delle fonti e dei vettori energetici, valorizzando tutte le risorse e le tecnologie disponibili, per garantire un sistema capace di assicurare forniture energetiche, a prescindere dal contesto in cui ci troviamo, al fine di sostenere lo sviluppo economico e sociale del nostro paese. Il secondo punto è quello di promuovere la liquidità e, dunque, l’efficienza dei mercati energetici. Questo, per sostenere la competitività del nostro sistema produttivo e anche offrire ai consumatori dei prezzi sostenibili. Infine, dobbiamo salvaguardare il percorso di transizione energetica e, quindi, garantirne la concreta attuazione. Questo si può fare e promuovendo, in sinergia con il vettore elettrico, lo sviluppo dei green gas. Offrendo, quindi, ai consumatori un insieme di soluzioni per la decarbonizzazione che siano accessibili secondo i principi di neutralità tecnologica”, ha continuato l’Associazione.
IL CONTESTO NAZIONALE
In materia di politica energetica, il Direttore Generale di Proxigas ha evidenziato, inoltre come, “gli interventi ex post – quelli che stiamo affrontando oggi per garantire la sicurezza delle forniture – sono molto più costosi di quelli che avremmo potuto mettere in atto ex ante. Abbiamo anche visto come la sicurezza e la stabilità dei prezzi si ottengono grazie ad abbondanza di infrastrutture e la diversificazione delle fonti e dei mix energetici. È importante, quindi, che i dossier europei in materia di energia si pongano ad un livello normativo tale da consentire agli Stati membri di declinare efficacemente la relativa legislazione nel proprio contesto nazionale”.
LA DIRETTIVA CASE GREEN
L’Associazione si sofferma sulla proposta di direttiva europea in materia di prestazione energetica degli edifici, nota come Direttiva Case Green. In Italia, la proposta di Direttiva EPBD si cala in un contesto che vede un parco edilizio per il 60% realizzato prima del 1977 e per il 75,4% in classi inquinanti (E, F, G). Solo il 5,5% è stato realizzato in epoca recente, tra il 2016-2021. Per realizzare gli obiettivi previsti dalla Direttiva EPBD al 2033 ogni anno dovrebbero essere ultimati oltre 200.000 interventi su singoli edifici, con un costo che può aggirarsi tra i 40 e i 60 miliardi di euro anno. Si tratta di una mole di investimenti superiore a quella realizzata grazie all’applicazione del cd Superbonus, che ha movimentato 62 miliardi di lavori su circa 360mila edifici. Il mix energetico del nostro Paese vede oggi un ruolo centrale del gas naturale per i consumi residenziali: grazie a una infrastruttura capillare e diffusa di oltre 300mila km di rete, il gas raggiunge l’82% delle famiglie e collega il 90% dei Comuni italiani. La decarbonizzazione dei consumi residenziali non si otterrà applicando divieti ma coinvolgendo tutti i consumatori e offrendo loro delle soluzioni sostenibili in relazione ai diversi contesti, architettonici, economici e sociali. È essenziale un approccio basato sulla concretezza e sulla realizzabilità degli interventi. In quest’ottica, specialmente per il nostro Paese, il contributo dei settori molecolari diventa essenziale e imprescindibile e non può essere escluso a priori senza considerare il rilevante potenziale di decarbonizzazione che possono esprimere garantendo al tempo stesso un’ottimizzazione dei costi.
“In Italia il gas è fondamentale ed essenziale per i propri consumi residenziali e, grazie ad una rete molto sviluppata di oltre 300.000 km, raggiunge l’ottanta percento delle famiglie e collega il 90% dei nostri comuni. Ecco perché – sostiene Proxigas – quando ragioniamo su come poter decarbonizzare questo settore, dobbiamo analizzare il contesto. Gli obiettivi della direttiva prevederebbero circa 200.000 interventi di riqualificazione profonda all’anno, con un costo che si aggira tra i 40 e i 60 miliardi di euro. Al di là di questa imponente necessità economica, quello che a nostro avviso deve essere considerato è anche il contesto e, quindi, i limiti rispetto all’attualità di questo percorso. Ci sono diversi piani da dove da considerare. Il piano tecnico, in primis, poiché non è sempre possibile indirizzare l’evoluzione dei sistemi di riscaldamento su un’unica soluzione e un’unica tecnologia, quella dell’elettrificazione. Perché? Perché l’esperienza ci dice che in questi anni le pompe di calore elettriche si sono diffuse rispetto alle nuove edificazioni, molto meno sugli edifici esistenti. Inoltre, ne derivano criticità anche sul piano economico e sociale, dal momento che viene richiesto al consumatore finale un investimento iniziale rilevante, specialmente per la maggior parte delle famiglie e, nel momento in cui rappresenta l’unica soluzione proposta per la transizione energetica, rischia di escludere una larga parte dei clienti finali, che opteranno per non procedere alla sostituzione dei propri impianti domestici”.
SERVE PIÙ PRAGMATISMO
“La decarbonizzazione del settore del riscaldamento, per potersi dispiegare in concreto e non solo essere declinata tra gli obiettivi attesi, deve invece avvenire sulla base di un approccio pragmatico che preveda una transizione efficiente, efficace e giusta, che coinvolga tutte le fonti energetiche in grado di contribuire e tutti i consumatori finali, compatibilmente con le capacità di spesa di ciascuno. Occorre acquisire la consapevolezza che si tratta di un settore hard to abate a tutti gli effetti, per l’elevata presenza di sistemi datati e inefficienti e che occorre quindi adottare politiche che tengano adeguatamente conto della realtà”, sottolinea Proxigas.
(Articolo pubblicato su Energia Oltre)