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Funzionerà il Piano d’azione europeo per l’industria chimica?

La Commissione ha presentato il Piano d'azione per l'industria chimica con l'obiettivo di sostenere un settore cruciale ma in forte crisi. Numeri e dettagli.

Martedì 8 luglio la Commissione ha presentato il Piano d’azione per l’industria chimica, che si prefigge di “rafforzare la competitività e la modernizzazione” di un comparto in crisi, che risente tra le altre cose dei prezzi elevati del gas naturale.

LA CRISI DELL’INDUSTRIA CHIMICA EUROPEA

Secondo le stime dell’European Chemical Industry Council, un’associazione di categoria, negli ultimi due anni è stata programmata la chiusura di oltre 11 milioni di tonnellate di capacità chimica in Europa, con un impatto su ventuno grandi stabilimenti. Questa perdita rappresenterebbe un serio problema economico-industriale per l’Europa, visto che il settore chimico vale all’incirca il 5-7 per cento del fatturato manifatturiero e dà lavoro a oltre 1,2 milioni di persone.

I prodotti chimici, inoltre, sono fondamentali per pressoché tutti i settori manifatturieri, da quello tessile fino a comparti più “critici” come quelli tecnologico e della difesa. La capacità produttiva dell’Unione europea non si è ancora ripresa dal crollo vissuto negli anni della pandemia di coronavirus e fatica a sostenere la concorrenza con gli Stati Uniti e la Cina, dove i prezzi dell’energia – e di conseguenza i costi operativi – sono molto più bassi.

Qualche giorno fa il gruppo chimico statunitense Dow ha annunciato la chiusura di due stabilimenti in Germania e di uno nel Regno Unito entro i prossimi due anni.

COSA C’È NEL PIANO D’AZIONE DELLA COMMISSIONE

Nel Piano d’azione la Commissione spiega che lavorerà assieme agli stati membri e alle aziende del comparto per sostenere la produzione di prodotti chimici ritenuti cruciali per le filiere industriali dell’Unione. Inoltre, nei prossimi mesi verrà lanciata la Critical Chemical Alliance, ovvero un’associazione formata dalla Commissione, gli stati membri e i partecipanti al settore.

COS’È LA CRITICAL CHEMICAL ALLIANCE

L’Alleanza si occuperà di “affrontare i rischi di chiusura di capacità nel settore”; inoltre, “individuerà i siti produttivi critici che necessitano di un sostegno politico e affronterà questioni commerciali come le dipendenze e le distorsioni della catena di approvvigionamento”.

La Commissione ha fatto sapere che applicherà delle misure di difesa commerciale per garantire la parità di condizioni tra le aziende e che monitorerà le importazioni di prodotti chimici. Il riferimento potrebbe essere alla Cina, la maggiore produttrice di plastiche al mondo. Dal 2024 la Commissione ha già aperto diciotto indagini commerciali su varie molecole.

LE PAROLE DEL COMMISSARIO SEJOURNÉ

“Prima di tutto c’è la questione della sovranità: preservare i nostri steam cracker”, ha detto ai giornalisti il commissario per l’Industria Stéphane Séjourné. Nell’Unione europea ci sono una quarantina di steam cracker, ossia degli impianti per la produzione dell’etilene e del propilene: questi due gas vengono poi impiegati nella manifattura di un vastissimo numero di prodotti diversi, dagli imballaggi in plastica per gli alimenti alle gomme.

Sejourné ha spiegato poi che l’Unione europea è “dipendente all’80 per cento dalle importazioni dall’estero di metanolo, per esempio. E se consideriamo i siti di produzione critici, dobbiamo salvaguardare e mantenere la sovranità europea. Si lavorerà per identificare queste molecole e il piano propone di procedere con una sorta di Critical Molecules Act”, simile per impostazione alla legge sulle materie prime critiche, il Critical Raw Materials Act.

AIUTI E SEMPLIFICAZIONI

Sejourné ha detto che la Commissione, per sostenere l’industria comunitaria, includerà dei criteri di contenuto europeo nelle aste pubbliche sui prodotti chimici e che adotterà delle misure di sostegno – aiuti statali e garanzie dai fondi, ad esempio – per compensare i prezzi elevati dell’energia.

Infine, Bruxelles presenterà un pacchetto di semplificazioni – cosiddetto Omnibus – rivolto all’industria chimica entro la fine dell’anno che dovrebbe permettere alle aziende risparmi per 363 milioni di euro all’anno. La proposta, però, è stata criticata dal gruppo dei socialisti all’Europarlamento: “secondo i socialisti”, si legge sul Mattinale europeo, “la proposta facilita l’uso di sostanze cancerogene nei cosmetici di uso quotidiano, indebolisce i requisiti di etichettatura dei pericoli per i prodotti venduti al pubblico e riduce i controlli di sicurezza sulle sostanze utilizzate nei fertilizzanti”.

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