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Libia Irini

Petrolio, tutte le tensioni in Libia che preoccupano Usa, Italia, Francia e Regno Unito

Le quotazioni del petrolio, la situazione ingarbugliata in Libia e la nota di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti. Tutte le novità geopolitiche sul greggio libico Prezzi del petrolio in calo in Asia, per effetto di prese di beneficio dopo i massimi da tre anni. Alle 8 ora italiana il barile di Wti con consegna ad…

Prezzi del petrolio in calo in Asia, per effetto di prese di beneficio dopo i massimi da tre anni. Alle 8 ora italiana il barile di Wti con consegna ad agosto perdeva 32 centesimi a 72,44 dollari, mentre quello di Brent ne cedeva 20 a 77,42 dollari.

CHE COSA DICE LA NOTA DI FRANCIA, ITALIA, UK E USA

Ma sono le tensioni in Libia a tenere alta l’attenzione della politica occidentale. “I governi di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti sono profondamente preoccupati per l’annuncio dell’esercito nazionale libico sull’attribuzione dei campi petroliferi di Ras Lanouf e Sidra ad una entità illegittima e non riconosciuta che pretende di essere la compagnia petrolifera nazionale”. E’ quanto si legge in una dichiarazione congiunta di Parigi, Roma, Londra e Washington, diffusa dal ministero degli Esteri della Francia.

GLI AUSPICI DEI PAESI OCCIDENTALI

“Ogni tentativo di aggirare il regime di sanzioni Libia del consiglio delle Nazioni Unite – prosegue la nota – danneggerà notevolmente l’economia libica, peggiorerà la crisi umanitaria e comprometterà la stabilità generale della Libia”. “Chiediamo agli elementi armati di cessare le ostilità e di ritirarsi immediatamente dai siti petroliferi senza condizioni prima che vengano causati altri danni”. “La produzione di petrolio, i siti, i proventi petroliferi libici appartengono al popolo libico. Queste risorse vitali devono rimanere sotto il controllo della compagnia petrolifera nazionale (National Oil Corporation)”, si sottolinea nella nota.

L’ANALISI DI PELOSI DEL SOLE

La stabilizzazione del Paese, premessa indispensabile per un’efficace politica di cooperazione nell’assistenza ai migranti che raggiungono la Libia dall’Africa subsahariana, è sempre più a rischio dopo che il generale Kalifa Haftar, che controlla la Cirenaica, ha preso di fatto il controllo dei terminal petroliferi dell’Est, ha scritto ieri Gerardo Pelosi del Sole 24 Ore: “L’obiettivo è di mettere le mani, attraverso la Noc di Bengasi, su circa 400 mila barili di produzione giornaliera, vendere il petrolio direttamente e finanziare in questo modo le sue milizie”.

LA DISFIDA TRA HAFTAR E SERRAJ

Gli occhi degli osservatori internazionali sono ora puntati su cosa accadrà in Libia dopo la decisione del generale Haftar di controllare i terminal petroliferi dell’Est del Paese, azione che Tripoli e il premier Serraj giudica illegale. Se l’operazione andrà avanti, dicono gli addetti ai lavori, si potrebbe diffondere incertezza e paura tra gli acquirenti di greggio libico che normalmente fanno riferimento alla Noc di Tripoli per tutti i terminal petroliferi del Paese.

I RISCHI SECONDO IL SOLE

Il rischio – aggiunge il Sole – è che sottraendo il controvalore di 400 mila barili al giorno si ridurrebbero di circa il 40% le entrate del bilancio statale condannando quindi il governo Tripoli alla sicura bancarotta e all’inevitabile divisione del Paese tra Tripolitania e Cirenaica.

CHE COSA SI DICE IN ITALIA E NEL GOVERNO

Una situazione preoccupante, secondo fonti del Governo italiano consultate dal Sole 24 Ore, che pur non coinvolgendo le attività Eni nel Fezzan con contratti che arrivano al 2046 rischia di creare nuova instabilità e dividere gli interlocutori occidentali di Tripoli e Bengasi.

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