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PA Pubblica Amministrazione digitale

Pubblica amministrazione, tutti i benefici dello smart working

Per una fase 2 più sostenibile la PA può favorire il lavoro a distanza e affidarsi alla tecnologia per gestire meglio attività e servizi

Un Presidente di Regione, un Sindaco, il Direttore di un’Asl. Ma anche un Ministro, un dirigente periferico della Pubblica amministrazione, un capo ripartizione. Tutti con le loro decisioni sull’organizzazione del lavoro possono dare una mano alla salute pubblica, all’ambiente, ai risparmi di energia. Come? Favorendo il lavoro a distanza, evitando ai pubblici dipendenti di spostarsi per andare in ufficio. Ormai siamo in fase 2 post Covid e bisogna essere anche buoni strateghi se vogliamo migliorare il contesto generale.

L’epidemia ci ha fatto scoprire cose interessanti lasciando a casa a lavorare milioni di dipendenti privati e pubblici. Fatto sta che sono proprio questi ultimi che se ben organizzati dai datori di lavoro, in accordo con i sindacati, danno un grande aiuto alla salute delle città, all’inquinamento, ai livelli di ossido di carbonio. Tutti ecologisti, allora? Non ancora. Qualcosa si era mosso già prima del coronavirus, dice l’Enea che ha curato l’indagine nazionale “Il tempo dello Smart Working. La PA tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente”.

Allo studio hanno aderito 29 strutture della PA, prima dell’emergenza Coronavirus, consentendo di esaminare i dati di 5.500 persone. Un lavoro durato più di un anno condensato ora in un documento di 100 pagine, dove vengono fuori tutti i vantaggi di un’organizzazione del lavoro, che non ingolfi le città, concilii meglio le esigenze lavoro-famiglia.

Se la Pubblica amministrazione – la stessa che adotta poi provvedimenti per mitigare gli effetti dello smog e delle varie fonti inquinanti – si preoccupasse di gestire meglio le proprie attività e i servizi alle persone, avrebbe fatto passi incredibili sulla via di una moderna mobilità. Usando bene le tecnologie ridurrebbe di molto anche molti orpelli alle pratiche e fastidi ai burocrati. La ricerca Enea porta a queste sagge conclusioni.

I presupposti per modifiche di comportamenti su larga scala ci sono. Se a trascurare l’impatto psicologico positivo sulle persone. Esempi? Lo smart working pubblico ha ridotto la mobilità quotidiana degli intervistati in media di circa un’ora e mezza. Sono stati evitati 46 milioni di km di percorso, con un risparmio di 4 milioni di euro per il mancato acquisto di carburante.

“Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, e li pone in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica Amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere”, hanno detto Marina Penna e Bruna Felici, del team Enea che ha curato la ricerca.

Altro esempio? Roma: 400mila dipendenti tra ministeri ed altre amministrazioni pubbliche, secondi al mondo per numero di ore passate nel traffico. Un universo di stressati, per lo più poco inclini ad affezionarsi alla scrivania. La fase 2 è una vera opportunità per rivedere vecchie modalità operative, del secolo scorso, senza danneggiare i cittadini e sforzandosi di mettere in campo le tecnologie più appropriate. Il conto delle riforme della PA si perde nella notte dei tempi della prima e seconda Repubblica. Le soluzioni, dopo la mazzata del coronavirus vanno certamente adattate a contesti definiti e ben studiati.

Ma lo studio ci dice che agendo con intelligenza si sposta in avanti l’equilibrio tra quantità, qualità del lavoro e sostenibilità urbana. Una speranza.

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